03 febbraio 2013

DIARIO MINIMO DA MIAMI - 18 - Sedazione cosciente

Per i me i musical sono ancora quelli di Fred Astaire e Ginger Rogers, e lì si son fermati. Ma a scorrere la lista dei titoli disponibili, ho pensato che vedermi "Chicago" sarebbe stata la scelta migliore. Vedere si fa per dire. La visuale non era proprio libera e anche l'audio, se è per quello, non sempre arrivava all'orecchio: colpa del trapano, credo. Se poi hai il sonno facile, una poltrona comoda è quello che ti serve per non arrivare nemmeno alla fine del primo tempo. Eppure, ha avuto ragione lei: le donne belle c'erano e la musica era fuori discussione. E non ho nemmeno dormito. Completamente sdraiato sulla poltrona reclinabile e con lo sguardo fisso al soffitto, ho diviso le mie attenzioni tra Renée Zellweger e il lavoro della mia nuova dentista.

L'ultima volta che ho trovato un televisore dal dentista era il 1982, il giorno di Italia-Brasile ai Mondiali di Spagna. Ero riuscito a vedermi parte del primo tempo e poi a fare una corsa a casa per non perdermi il secondo, memorabile. Ma quel televisore era nella sala d'aspetto, ed era uno di quegli enormi scatoloni che avevano sostituito da poco scatoloni ancora più grandi e pieni di valvole. Qui a Miami Shores, invece, il televisore è un immenso e sofisticato schermo piatto attaccato al soffitto, come fosse una gigantesca piastrella. È un servizio che la Dottoressa Reed offre ai suoi pazienti, per rendere meno ansiogene le sessioni che sono destinate ad andare un bel po' per le lunghe, tra anestesie locali e interventi di ricostruzione. Pare sia frequente, negli States. Se è cosa comune proiettare un film sul soffitto per distrarre i pazienti, non so quanto sia comune accoglierli in sala d'attesa su un divano che invita a dormire, offrendo loro la lettura del Wall Street Journal e dello Smithsonian, che se ti va bene dedica un reportage alla diffusione residua dell'aramaico. Quando ho fatto la visita per le pratiche dell'immigrazione, lo studio del mio medico russo-canadese, forse perché in una zona popolare di Hallandale, offriva ogni genere di settimanale scandalistico, e solo scavando tra le pile di giornali riuscivi a trovare una copia del Time vecchio di qualche mese, giusto per farti un'idea di quel che t'eri scordato nelle ultime settimane.
Il dentista a cui sono rimasto più fedele (perché anche l'amore per i dentisti può essere a tempo), era quello sotto casa dei miei genitori. Mi bastava fare due piani di scale per entrare nella sua macchina del tempo. Sopravvissuto al diluvio radiofonico della modulazione di frequenza, credo fosse ancora uno dei pochissimi a servirsi della filodiffusione per intrattenere i pazienti. La sala d'aspetto t'accoglieva con poltrone spartane, ma forse sarebbe più semplice dire scomode e basta. I settimanali erano quelli canonici, Espresso e Panorama, quando ancora non sembravano così eterodiretti dalle appartenenze politiche dei loro editori. In mezzo a quell'atmosfera così ordinaria, quasi ecumenica, credo fosse finita per errore una rivista per soli uomini: patinata, certo, ma proprio niente era lasciato all'immaginazione. Nelle settimane successive l'ho cercata con insistenza e non l'ho mai più ritrovata.
Per andare dalla Dott.ssa Reed non basta fare le scale. Da Palmetto Estates sono poco meno di 40 chilometri e almeno 45 minuti di traffico urbano, se la US1 e la I-95 non sono bloccate dall'ora di punta.
Tre quarti d'ora, tempo sufficiente per alienarsi quasi del tutto ascoltando NPR, la radio pubblica americana, qualcosa che ricorda la nostra Radio 3.
Prima una lunga intervista a Nick Turse, autore di un libro uscito in queste settimane e dedicato alla guerra in Vietnam. Turse ha parlato con molti veterani ed è giunto alla conclusione che un massacro come quello di My Lai non sia stato un caso, l'opera di alcune mele marce. No, la regola era "kill anything that moves": furono moltissime le uccisioni di civili, perché ogni vietnamita era considerato un nemico e fu adoperata una strategia di comunicazione volta ad eliminare qualunque richiamo ai vietnamiti in quanto persone, questo per rendere emotivamente più sopportabile il compito dei soldati chiamati a combattere. Dopo Turse, un approfondimento sull'esperienza coloniale americana nelle Filippine e un servizio sulle difficoltà che Apple, rispetto ai suoi concorrenti asiatici, incontrerà nel prossimo futuro, quando un miliardo di persone in tutto il Mondo, dalla Cina all'Africa, si affaccerà sul mercato degli smartphone e non potrà permettersi prodotti dalla fascia di prezzo proibitiva, pensati per la clientela occidentale. Se a questo si aggiunge che negli Stati Uniti, mentre la maggioranza degli opinionisti si sofferma sulle questioni interne macroscopiche come il tetto del debito pubblico, c'è già una minoranza che discute della paura che l'innovazione tecnologica abbia smesso di tradursi in crescita economica globale e del fatto che le nuova automazione, sempre più intelligente, non distruggerà posti di lavoro ma richiederà un nuovo tipo di manodopera ultra-specializzata che ancora scarseggia; leggere che a Torino, negli stessi giorni, si discute del diritto costituzionale al lavoro e di un sindacato che dice sempre no per arrivare un giorno a dire anche qualche si, lascia un solo interrogativo: quale astrusa e potentissima anestesia impedisce all'Italia di percepire cosa stia avvenendo nel resto del Mondo?
L'anestesia della Dottoressa Reed è già passata da un pezzo.


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