27 marzo 2013

Jerusalem [ NYC #1 ]


Sta seduto su una poltrona e mi osserva senza dire parola. Ho appena chiuso la porta e pronunciato il saluto d'ordinanza da queste parti: "Hi, how you doing". Niente: braccia conserte, muto, immobile. Prima d'entrare, avevo il sospetto che non sarei stato il benvenuto. Lo stesso sospetto, a dire il vero, ce l'avevo anche a Crown Heights, quando passando davanti ai barbieri afro-americani immaginavo che non avrebbero grad... capito un cliente bianco, ecco. Per questo avevo resistito alla tentazione di varcare la soglia di uno di quei tanti negozi su Nostrand Avenue.
Spiego che sono lì perché vorrei tagliarmi i capelli e lui, come se fossi un matto: "vuoi tagliarti i capelli?". Mi indica la poltrona nera e, mentre io mi siedo, lui prende il telecomando e cambia il canale del televisore.
"Non ho richieste particolari, li vorrei solo corti", dico io, fingendo una nonchalance che è davvero l'ultima delle cose che provo in questa situazione surreale. Mi chiede se il taglio a tre va bene e quale sia il mio sport preferito.
O rompiamo il ghiaccio adesso o mai più.
"Beh, sai, venendo dall'Italia... mi piace il calcio".
È fatta, il Muro è caduto.
"Ah, Italia! Dove?".
Il fiume scorre e non lo fermiamo più. Si, la Juventus è la squadra più famosa di Torino, ma io tifo per la squadra che porta lo stesso nome della città. Sono in America da quasi cinque mesi, ma quattro li ho passati a Miami, perché mia moglie è nata lì, anche se io e lei ci siamo incontrati a Torino e a Torino è nato nostro figlio.

07 marzo 2013

DIARIO MINIMO DA NEW YORK - 6 - Servizio Pubblico



Curioso come una scimmia. E Curious George, infatti, è proprio una scimmia. Ogni mattina scopre qualcosa di nuovo: come trasferire le fotografie con un computer, come preparare lo sciroppo d'acero a casa in 24 ore, come fare la regia di una trasmissione radiofonica. Curious George non se ne fa mancare una. Sistematicamente, prima d'imparare a fare qualcosa, sbaglia o si caccia nei guai. Ma non è mica l'unico. Anche Sally e il suo amico Nick sono invasati dal sacro furore della conoscenza e ogni mattina, sabato e domenica esclusi, se ne vanno in giro con il Cat In The Hat. Curious George, in un sogno delirante per la febbre, immaginava di fare un viaggio nel corpo umano per seguire i germi del raffreddore e i loro proibiti concerti blues? Ebbene, anche il Cat In The Hat porta i suoi amici dentro il corpo umano, con una piccola navicella, proprio come quella del famoso film, e si fa accompagnare da altre due strane creature che portano i capelli come Einstein. Dr. Seuss sarebbe contento di vedere come si è evoluta negli anni la sua creatura. La versione originale del più popolare libro per bambini degli Stati Uniti, The Cat in The Hat, prevedeva che Sally avesse un fratello, mai nominato ma presente come voce narrante. Nel nuovo cartone animato, The Cat In The Hat Knows A Lot About That, il ragazzino si trasforma nel vicino di casa di Sally. E, cosa più importante di tutte, adesso è afro-americano. La televisione pubblica americana vi augura il buongiorno, gente.

01 marzo 2013

DIARIO MINIMO DA NEW YORK - 5 - Camaleonte

"Excuse me, are you jewish?". Non sta scherzando, me lo chiede sul serio. Vista la mia carnagione, vorrei rispondergli che potrei anche essere un mediorientale, in effetti. Ma rispondo con un semplice no e abbozzo un sorriso che forse lui nemmeno avrà visto, se non seguendo la scia di me che spingo velocemente il nostro nuovo ed ultramoderno passeggino verso l'entrata della metro. Sottobraccio tiene una cartellina nera. Come nero è il suo vestito, nero il suo cappello a falde larghe, nere le scarpe e la lunga barba. Di bianco c'è solo la camicia. Non so cosa possa averlo indotto a pensare che fossi ebreo. Devo avere una straordinaria capacità di mimetizzarmi. Chiamalo istinto di sopravvivenza o magari è un eccezionale attitudine al cambiamento.