Che a volte i vecchi siano come i bambini, si sa. Personalmente, sono anche curioso di vedere come sarò io da vecchio. Mi immagino ad attaccare bottone con chiunque passi a raggio della mia panchina, sperando che lo stalking sia stato finalmente ricondotto a reato d'opinione. Con buona probabilità, sarò pure abbastanza sordo: una vita trascorsa con la musica sparata nelle orecchie via cuffie non sarà certo compensata dall'apatia notturna di fronte a un televisore con volume appena percettibile per non svegliare il resto della famiglia. Se poi ci riuscirò a diventare vecchio, questo è un altro capitolo.
Spero solo d'essere un po' meno rompipalle dei tre vecchi seduti adesso giusto a fianco del mio tavolo nella biblioteca di Bay Ridge. Sono davvero come i bambini. Il guardiano è già venuto a chiedergli di parlare piano o d'andare fuori a chiacchierare. E loro? Impassibili. Riescono a bucare pure il volume della musica nelle mie immancabili cuffie di salvataggio.
Mi rimangio quello che ho appena scritto: non è vero che sono rompipalle. Con le loro bocche con pochi denti, e pure storti. Con le loro barbe lunghe. Con quell'alito che ricorda chiaramente l'alcol. Mi piacciono. Perché mai dovrebbero buttare i loro soldi per un caffè da Dunkin Donuts quando la città offre loro uno spazio per socializzare e leggersi il New York Times senza dilapidare la pensione?
Quasi quasi chiudo il mio progetto, mi levo le cuffie e mi presento.