28 settembre 2007
Solidarietà al popolo birmano
Oggi non indosso una maglietta rossa.
Ma è possibile ugualmente fare qualche piccolo gesto concreto per aiutare il popolo birmano.
La sezione italiana di Amnesty International ha organizzato due sit-in:
oggi a Roma, alle 17.30 davanti all'Ambasciata del Myanmar (in via della Camilluccia 551);
domani 29 settembre a Milano, alle 16.30 in Piazza della Scala.
E' possibile anche firmare un appello urgente alle autorità birmane perché cessino la repressione.
Un piccolo gesto, ma serve.
Serve a far sentire la nostra presenza a tutti i birmani che stanno rischiando la loro vita in piazza per avere democrazia.
E serve per far capire ai militari birmani che, nel mondo d'oggi, un Paese isolato non può resistere a lungo.
Dobbiamo far sentire la nostra voce. Solo in questo modo anche le autorità italiane si sentiranno in imbarazzo e troveranno la forza per chiedere ai militari birmani, e al governo cinese che li protegge, di fermarsi.
tag: myanmar, repressione, maglietta rossa, amnesty international, sit-in, appello, cina, democrazia
27 settembre 2007
Articoloventuno
Mancano pochi giorni, ma proprio non ci riesco ad appassionarmi alle primarie del Partito Democratico.
Rifondazione e Comunisti Italiani ci provano; ma senza arrivare ai penosi sorpassi a destra in autostrada, nella corsia d'emergenza, manco loro riescono a bucare il mio muro di diffidenza e malinconia.
La sinistra democratica non sono ancora riuscito a capire cosa voglia, forse aspettano di vedere dove davvero si collocherà il PD.
Non m'ispiravano i girotondi come m'ispirano poco tutti quelli che pensano sia semplice passare dalla sacrosanta analisi critica di Grillo all'effettiva capacità di governare e mediare interessi/conflitti.
Insomma, forse sono solo un bel qualunquista che osserva da fuori e non si vuole sporcare le mani.
Ma quando sento al giornale radio che Mussi viene definito come appartenente alla "sinistra radicale"...
La realtà è complessa, come diciamo per semplificare e nasconderci dietro un dito.
Ma non pensavo che descriverla richiedesse così tanta creatività.
Si, mi serve un pusher.
tag: sinistra radicale, sinistra democratica, partito democratico, mussi, girotondi, grillo, politica
Rifondazione e Comunisti Italiani ci provano; ma senza arrivare ai penosi sorpassi a destra in autostrada, nella corsia d'emergenza, manco loro riescono a bucare il mio muro di diffidenza e malinconia.
La sinistra democratica non sono ancora riuscito a capire cosa voglia, forse aspettano di vedere dove davvero si collocherà il PD.
Non m'ispiravano i girotondi come m'ispirano poco tutti quelli che pensano sia semplice passare dalla sacrosanta analisi critica di Grillo all'effettiva capacità di governare e mediare interessi/conflitti.
Insomma, forse sono solo un bel qualunquista che osserva da fuori e non si vuole sporcare le mani.
Ma quando sento al giornale radio che Mussi viene definito come appartenente alla "sinistra radicale"...
La realtà è complessa, come diciamo per semplificare e nasconderci dietro un dito.
Ma non pensavo che descriverla richiedesse così tanta creatività.
Si, mi serve un pusher.
tag: sinistra radicale, sinistra democratica, partito democratico, mussi, girotondi, grillo, politica
26 settembre 2007
Fortune
Il petrolio c'è, ma non è così tanto; il gas pure, e le sue riserve sembrano notevoli.
Ma il Myanmar, beato lui, non rischia alcuna guerra per la democrazia, nonostante Condoleeza lo avesse messo sul piano di Cuba e Corea del Nord.
I militari al potere nell'ex Birmania possono stare tranquilli.
Basta prendere una bel mappamondo per rendersene conto: il Myanmar è una "provincia" cinese, il vero sbocco all'Oceano Indiano per evitare lo Stretto di Malacca.
E infatti il Myanmar beneficia degli aiuti economici e militari cinesi, in cambio del libero sfruttamento del suo territorio.
Per cui, cari monaci buddisti birmani, continuate a manifestare contro la repressione: qualche sanzione economica al vostro governo, prima o poi, arriverà.
Noi, intanto, possiamo tornare a occuparci delle liste civiche a Garlasco, in vista del derby della Mole.
Sotto lo sguardo rassicurante che arriva dal poster di Aung San Suu Kyi.
tag: myanmar, cina, democrazia, repressione, aung san suu kyi, monaci buddisti
Ma il Myanmar, beato lui, non rischia alcuna guerra per la democrazia, nonostante Condoleeza lo avesse messo sul piano di Cuba e Corea del Nord.
I militari al potere nell'ex Birmania possono stare tranquilli.
Basta prendere una bel mappamondo per rendersene conto: il Myanmar è una "provincia" cinese, il vero sbocco all'Oceano Indiano per evitare lo Stretto di Malacca.
E infatti il Myanmar beneficia degli aiuti economici e militari cinesi, in cambio del libero sfruttamento del suo territorio.
Per cui, cari monaci buddisti birmani, continuate a manifestare contro la repressione: qualche sanzione economica al vostro governo, prima o poi, arriverà.
Noi, intanto, possiamo tornare a occuparci delle liste civiche a Garlasco, in vista del derby della Mole.
Sotto lo sguardo rassicurante che arriva dal poster di Aung San Suu Kyi.
tag: myanmar, cina, democrazia, repressione, aung san suu kyi, monaci buddisti
20 settembre 2007
Caccia aperta
Mohammed è sempre un signore e il suo thé alla menta vale la passeggiata per andare a salutarlo.
Oggi, poi, il suo kebab arrotolato ha salvato anche un pranzo altrimenti fiacco sui gradini davanti all'Armeria Reale.
E a cena? Stavolta non mi faccio più fregare.
Due samosa per rimanere a lavorare tutta la sera davanti al computer non bastano.
Devo fare qualcosa.
tag: kebab, samosa, cena
Oggi, poi, il suo kebab arrotolato ha salvato anche un pranzo altrimenti fiacco sui gradini davanti all'Armeria Reale.
E a cena? Stavolta non mi faccio più fregare.
Due samosa per rimanere a lavorare tutta la sera davanti al computer non bastano.
Devo fare qualcosa.
tag: kebab, samosa, cena
18 settembre 2007
Abaco
La solita lagna del torinese medio-medio: Milano ci scippa tutto.
Poi chi sia il torinese medio-medio sfugge anche al sottoscritto, ma tant'è.
Sono, però, curioso di leggere "Torino, provincia di Milano", libro scritto da Bruno Babando, giornalista de "il Domenicale" e già direttore di G.R.P.
Non leggo "il Domenicale", tanto meno guardo o guardavo G.R.P.; quindi non so chi sia Babando.
Sono curioso perché i giornali presentano questo libro dicendo che è una denuncia documentata.
Intanto, riportano fedelmente quando affermerebbe Babando: e cioè che oltre 100 mila torinesi ogni giorno si recano a Milano per lavoro, studio o affari.
100 mila.
Capito, 100.000, mica cazzi...
Nelle ultime settimane m'è capitato di leggere documenti di fonte varia: dall'OCSE (sulle principali metropoli dei paesi occidentali, Torino compresa), all'ISFORT (sul trasporto urbano su rotaia in Italia, focalizzato sulle prime quattro aree metropolitane italiane, Torino compresa). E dalla lettura di questi e altri documenti non mi era parso di capire che quotidianamente ci fosse un esodo di dimensioni bibliche dall'area torinese...
Ma forse sono io che non ho capito bene e che non so far di conto...
Dalle 6 del mattino alle 6 di sera c'è almeno un treno all'ora per Milano. Diciamo che ogni treno ha almeno mille posti. Diciamo che sono occupati fino a Milano solo da persone che salgono entro i confini della provincia di Torino. Fanno almeno 12.000 persone. Poche? Vabbè, arrotondiamo... 20.000, massì... magari conto male, e i treni sono molti di più, e i posti pure, per non parlare delle persone che si pigiano... e a Santhià non sale nessuno, ovvio.
Rimangono fuori 80.000 persone.
Come le facciamo viaggiare?
Vabbè, qualche fortunato avrà il suo elicottero... ma... no, dai, la maggioranza andrà in auto, giusto? In fondo, siamo o non siamo, la CAPITALE dell'auto? Si, secondo la vulgata lamentosa abbiamo cercato anche di perdere quella. Soprattutto secondo quella vulgata che, credo ben pagata da qualche quotidiano d'origine non torinese, non ha mai alzato il sedere per entrare dentro un'azienda, s'è limitata a dire, fino a un giorno prima, che la Fiat sarebbe morta e il giorno dopo s'è accodata al carro (per ora) vincente dicendo: "l'avevo detto io, c'erano le competenze e il managiamen...".
Comunque, torno al dunque.
Diciamo che ogni macchina misura mediamente 3 metri, perché le macchine sono corte, si sa...
Diciamo, senza quasi tema di smentita, che su ogni macchina ci sta una persona sola soletta, che solitaria, appunto, se ne va Ammilano....
80.000 macchina per 3 metri fanno 240.000 metri.
Si sa, le macchine viaggiano una in fila all'altra, come sardine, non c'è altro spazio.
240.000 metri, 240 mila...
Se il mio sussidiario delle elementari non mi trae in inganno... sono 240 chilometri...
Forse sbaglio: quelli che vanno ammilano in treno saranno sicuramente molti di più.
tag: torino, milano, bruno babando, automobile, treno
Poi chi sia il torinese medio-medio sfugge anche al sottoscritto, ma tant'è.
Sono, però, curioso di leggere "Torino, provincia di Milano", libro scritto da Bruno Babando, giornalista de "il Domenicale" e già direttore di G.R.P.
Non leggo "il Domenicale", tanto meno guardo o guardavo G.R.P.; quindi non so chi sia Babando.
Sono curioso perché i giornali presentano questo libro dicendo che è una denuncia documentata.
Intanto, riportano fedelmente quando affermerebbe Babando: e cioè che oltre 100 mila torinesi ogni giorno si recano a Milano per lavoro, studio o affari.
100 mila.
Capito, 100.000, mica cazzi...
Nelle ultime settimane m'è capitato di leggere documenti di fonte varia: dall'OCSE (sulle principali metropoli dei paesi occidentali, Torino compresa), all'ISFORT (sul trasporto urbano su rotaia in Italia, focalizzato sulle prime quattro aree metropolitane italiane, Torino compresa). E dalla lettura di questi e altri documenti non mi era parso di capire che quotidianamente ci fosse un esodo di dimensioni bibliche dall'area torinese...
Ma forse sono io che non ho capito bene e che non so far di conto...
Dalle 6 del mattino alle 6 di sera c'è almeno un treno all'ora per Milano. Diciamo che ogni treno ha almeno mille posti. Diciamo che sono occupati fino a Milano solo da persone che salgono entro i confini della provincia di Torino. Fanno almeno 12.000 persone. Poche? Vabbè, arrotondiamo... 20.000, massì... magari conto male, e i treni sono molti di più, e i posti pure, per non parlare delle persone che si pigiano... e a Santhià non sale nessuno, ovvio.
Rimangono fuori 80.000 persone.
Come le facciamo viaggiare?
Vabbè, qualche fortunato avrà il suo elicottero... ma... no, dai, la maggioranza andrà in auto, giusto? In fondo, siamo o non siamo, la CAPITALE dell'auto? Si, secondo la vulgata lamentosa abbiamo cercato anche di perdere quella. Soprattutto secondo quella vulgata che, credo ben pagata da qualche quotidiano d'origine non torinese, non ha mai alzato il sedere per entrare dentro un'azienda, s'è limitata a dire, fino a un giorno prima, che la Fiat sarebbe morta e il giorno dopo s'è accodata al carro (per ora) vincente dicendo: "l'avevo detto io, c'erano le competenze e il managiamen...".
Comunque, torno al dunque.
Diciamo che ogni macchina misura mediamente 3 metri, perché le macchine sono corte, si sa...
Diciamo, senza quasi tema di smentita, che su ogni macchina ci sta una persona sola soletta, che solitaria, appunto, se ne va Ammilano....
80.000 macchina per 3 metri fanno 240.000 metri.
Si sa, le macchine viaggiano una in fila all'altra, come sardine, non c'è altro spazio.
240.000 metri, 240 mila...
Se il mio sussidiario delle elementari non mi trae in inganno... sono 240 chilometri...
Forse sbaglio: quelli che vanno ammilano in treno saranno sicuramente molti di più.
tag: torino, milano, bruno babando, automobile, treno
"E noi a Gino lo meniamo!"
Tutta 'sta simpatia per i nazisti non ce l'ho: "Io li odio i nazisti dell'Illinois", avrebbe detto Jake.
Mi associo.
La mia memoria va ad un gruppo ska tedesco, i No Sports. Il mitico Big John, ivoriano, li faceva ascoltare su Radio Torino Popolare nei primissimi anni '90.
Dall'altro lato della Piazza, su un altro muro, campeggia una scritta diversa. Un invito a mangiare doppio hamburger e patatine fritte, accompagnandoli con bibita gassata a scelta e "soli" 5 euro e 90 centesimi.
Non m'incanta.
Con un euro e 6 centesimi io e il mio panino alla mortadella del DìxDì ce ne andiamo ai toretti di Piazza S.Carlo.
E siamo premiati. Un signore abbronzatissimo, con larghissima camicia aperta fino alla cintura e giornale in mano, ci concede il posto alla fontanella.
tag: sharp, skinhead, torino, hamburger, mortadella
Mi associo.
Però strabuzzo gli occhi quando nel pieno centro di Torino, in Piazza Castello, leggo una scritta degli S.H.A.R.P., sovrastata da una falce e un martello: "Nazi al muro".
S.H.A.R.P., ovvero skinhead against racial prejudice.La mia memoria va ad un gruppo ska tedesco, i No Sports. Il mitico Big John, ivoriano, li faceva ascoltare su Radio Torino Popolare nei primissimi anni '90.
Dall'altro lato della Piazza, su un altro muro, campeggia una scritta diversa. Un invito a mangiare doppio hamburger e patatine fritte, accompagnandoli con bibita gassata a scelta e "soli" 5 euro e 90 centesimi.
Non m'incanta.
Con un euro e 6 centesimi io e il mio panino alla mortadella del DìxDì ce ne andiamo ai toretti di Piazza S.Carlo.
E siamo premiati. Un signore abbronzatissimo, con larghissima camicia aperta fino alla cintura e giornale in mano, ci concede il posto alla fontanella.
tag: sharp, skinhead, torino, hamburger, mortadella
17 settembre 2007
Lista della pesa
Liste civiche comunali garantite dal marchio beppegrillo.it.
Basterà rispettare alcuni requisiti che verranno resi noti nei prossimi giorni, oltre quelli minimi della non appartenenza a partiti politici e della fedina penale pulita.
Tutto l'arco costituzionale è in agitazione.
Le lotte interne delle segreterie diessine e dielline per il Partito Democratico non hanno acceso la passione popolare, e il suino antimoschee ha già tolto dalle prime pagine i Circoli della Libertà messi in piedi dalla contoterzista lombarda.
Non serve essere sondaggisti raffinati o emuli di Otelma: se si andasse a votare domani la metà degli italiani non saprebbe dove tracciare il segno sulla scheda...
Grillo fa paura, tutto quello che tocca diventa consenso: "l'ha detto Grillo!".
Ah, beh...
Nell'attesa di conoscere i requisiti che dovranno rispettare gli aderenti alle liste civiche, ne propongo modestamente alcuni:
- rispettare le strisce pedonali
- tenere basso il volume del televisore
- rispettare la fila
- cedere il posto sugli autobus a chi sembra averne bisogno
- sforzarsi d'usare il congiuntivo e il condizionale
- rinunciare a candidature bulgare
- riconoscere d'essere fessi
- fare domande ai vecchi che parlano della Guerra
- fare proposte solo su temi che si conoscono
- ascoltare quelli che la pensano diversamente
- prestare i propri libri
- avere il coraggio di dire: "io faccio politica"
tag: liste civiche, Beppe Grillo, v-day, politica, Partito Democratico, Circoli della Libertà
Basterà rispettare alcuni requisiti che verranno resi noti nei prossimi giorni, oltre quelli minimi della non appartenenza a partiti politici e della fedina penale pulita.
Tutto l'arco costituzionale è in agitazione.
Le lotte interne delle segreterie diessine e dielline per il Partito Democratico non hanno acceso la passione popolare, e il suino antimoschee ha già tolto dalle prime pagine i Circoli della Libertà messi in piedi dalla contoterzista lombarda.
Non serve essere sondaggisti raffinati o emuli di Otelma: se si andasse a votare domani la metà degli italiani non saprebbe dove tracciare il segno sulla scheda...
Grillo fa paura, tutto quello che tocca diventa consenso: "l'ha detto Grillo!".
Ah, beh...
Nell'attesa di conoscere i requisiti che dovranno rispettare gli aderenti alle liste civiche, ne propongo modestamente alcuni:
- rispettare le strisce pedonali
- tenere basso il volume del televisore
- rispettare la fila
- cedere il posto sugli autobus a chi sembra averne bisogno
- sforzarsi d'usare il congiuntivo e il condizionale
- rinunciare a candidature bulgare
- riconoscere d'essere fessi
- fare domande ai vecchi che parlano della Guerra
- fare proposte solo su temi che si conoscono
- ascoltare quelli che la pensano diversamente
- prestare i propri libri
- avere il coraggio di dire: "io faccio politica"
tag: liste civiche, Beppe Grillo, v-day, politica, Partito Democratico, Circoli della Libertà
11 settembre 2007
Italiano? No, grazie
M'è tornato in mente solo ora, riaffiorato in mezzo ai pensieri sparsi di questi giorni.
Giovedì 6 settembre, ore 7 e 30 circa, Radio2, radio giornale.
A Parma i vigili urbani verranno dotati d'un moderno sfollagente.
Il giornalista: "E così Parma, dopo Trieste, è la prima città italiana...".
Massimino è morto. Viva Massimino!
tag: grammatica, parma, sfollagente, manganello
Giovedì 6 settembre, ore 7 e 30 circa, Radio2, radio giornale.
A Parma i vigili urbani verranno dotati d'un moderno sfollagente.
Il giornalista: "E così Parma, dopo Trieste, è la prima città italiana...".
Massimino è morto. Viva Massimino!
tag: grammatica, parma, sfollagente, manganello
10 settembre 2007
All'armi!
Lavavetri, mendicanti, zingari.
Il grosso del dibattito sulla sicurezza, in Italia, si fa su questa gente
Si legge addirittura di racket dei lavavetri, di zone nelle mani ai marocchini, altre agli "slavi", altre ad "etnie" non meglio precisate; senza che nessuno trovi la voglia e la forza per confermare o smentire.
Davvero non esistono altre situazioni più gravi?
Mafia?
Beh, si, anche quella. Meno male che qualche giornalista è ancora minacciato per quello che scrive. Almeno, di tanto in tanto, anche i suoi colleghi sono costretti a parlarne.
Tanto per fare un po' di tutta l'erba un sol fascio: il metodo mafioso, forse, è più radicato nella nostra italica mentalità di quanto non ci piaccia riconoscere.
Se nel mio ristorante propino ai commensali una bistecca insulsa e il critico d'un giornale mi stronca, beh, posso sempre minacciare il giornale di levare la mia pubblicità dalle sue pagine se non...
Ah no? E' semplicemente la legge del mercato? Ah...
Allora meglio spendere quei pochi soldi che abbiamo per togliere dagli incroci i lavavetri.
Soprattutto quelli aggressivi, che non si accontentano del tuo no ma insistono e ti minacciano; quelli che danno fastidio soprattutto alle persone indifese, anche solo apparentemente, come molte donne.
Non abbiamo altri soldi per contrastare chi minaccia i commercianti se non pagano il pizzo o chi minaccia i giornalisti che scoprono appalti truccati?
Vabbè, mica crederemo alle favole... non si può aver tutto.
Rimane una curiosità, in mezzo al mare magno sulla sicurezza e la criminalità; una curiosità di tipo molto pratico.
Se sono un imprenditore siciliano, aderente alla mia locale unione industriale e costretto a pagare il pizzo, che faccio? Vado in giro a dirlo? E poi? Che mi succede? Mi bruciano l'azienda e l'Unione Industriale mi radia dall'associazione?
Cornuto e mazziato...
tag: lavavetri, sicurezza, criminalità, mafia, racket, pizzo, confindustria, sicilia
Il grosso del dibattito sulla sicurezza, in Italia, si fa su questa gente
Si legge addirittura di racket dei lavavetri, di zone nelle mani ai marocchini, altre agli "slavi", altre ad "etnie" non meglio precisate; senza che nessuno trovi la voglia e la forza per confermare o smentire.
Davvero non esistono altre situazioni più gravi?
Mafia?
Beh, si, anche quella. Meno male che qualche giornalista è ancora minacciato per quello che scrive. Almeno, di tanto in tanto, anche i suoi colleghi sono costretti a parlarne.
Tanto per fare un po' di tutta l'erba un sol fascio: il metodo mafioso, forse, è più radicato nella nostra italica mentalità di quanto non ci piaccia riconoscere.
Se nel mio ristorante propino ai commensali una bistecca insulsa e il critico d'un giornale mi stronca, beh, posso sempre minacciare il giornale di levare la mia pubblicità dalle sue pagine se non...
Ah no? E' semplicemente la legge del mercato? Ah...
Allora meglio spendere quei pochi soldi che abbiamo per togliere dagli incroci i lavavetri.
Soprattutto quelli aggressivi, che non si accontentano del tuo no ma insistono e ti minacciano; quelli che danno fastidio soprattutto alle persone indifese, anche solo apparentemente, come molte donne.
Non abbiamo altri soldi per contrastare chi minaccia i commercianti se non pagano il pizzo o chi minaccia i giornalisti che scoprono appalti truccati?
Vabbè, mica crederemo alle favole... non si può aver tutto.
Rimane una curiosità, in mezzo al mare magno sulla sicurezza e la criminalità; una curiosità di tipo molto pratico.
Se sono un imprenditore siciliano, aderente alla mia locale unione industriale e costretto a pagare il pizzo, che faccio? Vado in giro a dirlo? E poi? Che mi succede? Mi bruciano l'azienda e l'Unione Industriale mi radia dall'associazione?
Cornuto e mazziato...
tag: lavavetri, sicurezza, criminalità, mafia, racket, pizzo, confindustria, sicilia
04 settembre 2007
Immobile
Le eviti a lungo. Non credi neanche di poterle scampare, magari per una fortuna particolare.
No, pensi proprio d'esserne immune.
Poi, quando meno te lo aspetti, ti ci imbatti.
E l'impatto è violento, traumatico.
Sono le giornate in cui la pancia ti fa male.
Ci provi fino all'ultimo a chiamarle con un nome diverso.
Ma la pancia fa male lo stesso. E a tratti ti senti mancare l'aria.
Rammenti i racconti altrui, e un po' ne trai sollievo.
Tranquillo, è normale sentire questa sensazione al petto, è normale questa sensazione di vuoto.
Sei fortunato, non è un attacco di panico.
No.
Stai semplicemente facendo i conti con il dolore.
No, non è quel dolore che conosci sin da quando, bambino, ti sbucciavi le ginocchia, ti rompevi un dente o la ragazzinadaicapellirossi non ti degnava d'uno sguardo.
No.
E' un dolore più profondo.
Quello che genera l'impotenza.
L'impotenza delle tue convinzioni, del tuo modo di vivere, di quel modo che è solo tuo e non è vero che vale per tutti quanti.
Te ne vai a raccontare in giro che sei capace di metterti in discussione. E scopri che non è vero.
Che se fosse stato vero, ora non staresti così male.
Che a forza d'andare avanti come un rullo compressore, spinto dall'Idea d'essere Naturalmente nel Giusto, sei riuscito a travolgere anche quello a cui tenevi.
C'è mancato poco che lo uccidessi del tutto.
Poco.
Ma ora è in rianimazione, ci rimarrà non sai per quanto tempo, potrebbe rimanerci per sempre.
E tu sei gentilmente invitato a non prestare le tue cure.
Non servono.
Prima servivano.
Si, prima serviva che tu fossi meno preso dalla tua Idea.
Prima dovevi ascoltare e contenerti almeno un po'.
Perchè non tutti hanno voglia d'essere travolti. Ci sono momenti in cui uno ha solo voglia di rannicchiarsi un po' in un angolino, soprattutto dopo aver preso botte.
E tu non puoi andare a dirgli con un sorriso idiota: "Ma dai! Alzati e cammina! Che stai aspettando ancora?".
Forse si aspettava che tu aspettassi davvero, e non solo a parole.
Forse si aspettava che tu fossi presente senza essere invadente; che tu non mettessi sempre in dubbio quello che i suoi occhi e le sue mani ti avevano già dimostrato mille volte.
Forse si aspettava vera fiducia.
E non la tua paura. Legittima, va bene. Ma fuori luogo. O, quanto meno, inopportuna.
Perchè sin dall'inizio sapevi quali fossero le regole del gioco.
Ma hai sbagliato i conti lo stesso.
C'hai messo cuore, anima, passione.
C'hai messo tutto te stesso.
Troppo.
Hai messo te stesso dappertutto, anche dove non dovevi, occupando gli spazi dell'altro.
E lo hai travolto.
Non pensavi che insieme avresti diviso solo le gioie.
Ma adesso condividi solo il dolore.
Avresti dovuto farlo già da tanto tempo, ora è l'unica cosa che puoi fare: non muoverti.
Perchè l'altro lo sa che ci sei e ti sente lo stesso...
No, pensi proprio d'esserne immune.
Poi, quando meno te lo aspetti, ti ci imbatti.
E l'impatto è violento, traumatico.
Sono le giornate in cui la pancia ti fa male.
Ci provi fino all'ultimo a chiamarle con un nome diverso.
Ma la pancia fa male lo stesso. E a tratti ti senti mancare l'aria.
Rammenti i racconti altrui, e un po' ne trai sollievo.
Tranquillo, è normale sentire questa sensazione al petto, è normale questa sensazione di vuoto.
Sei fortunato, non è un attacco di panico.
No.
Stai semplicemente facendo i conti con il dolore.
No, non è quel dolore che conosci sin da quando, bambino, ti sbucciavi le ginocchia, ti rompevi un dente o la ragazzinadaicapellirossi non ti degnava d'uno sguardo.
No.
E' un dolore più profondo.
Quello che genera l'impotenza.
L'impotenza delle tue convinzioni, del tuo modo di vivere, di quel modo che è solo tuo e non è vero che vale per tutti quanti.
Te ne vai a raccontare in giro che sei capace di metterti in discussione. E scopri che non è vero.
Che se fosse stato vero, ora non staresti così male.
Che a forza d'andare avanti come un rullo compressore, spinto dall'Idea d'essere Naturalmente nel Giusto, sei riuscito a travolgere anche quello a cui tenevi.
C'è mancato poco che lo uccidessi del tutto.
Poco.
Ma ora è in rianimazione, ci rimarrà non sai per quanto tempo, potrebbe rimanerci per sempre.
E tu sei gentilmente invitato a non prestare le tue cure.
Non servono.
Prima servivano.
Si, prima serviva che tu fossi meno preso dalla tua Idea.
Prima dovevi ascoltare e contenerti almeno un po'.
Perchè non tutti hanno voglia d'essere travolti. Ci sono momenti in cui uno ha solo voglia di rannicchiarsi un po' in un angolino, soprattutto dopo aver preso botte.
E tu non puoi andare a dirgli con un sorriso idiota: "Ma dai! Alzati e cammina! Che stai aspettando ancora?".
Forse si aspettava che tu aspettassi davvero, e non solo a parole.
Forse si aspettava che tu fossi presente senza essere invadente; che tu non mettessi sempre in dubbio quello che i suoi occhi e le sue mani ti avevano già dimostrato mille volte.
Forse si aspettava vera fiducia.
E non la tua paura. Legittima, va bene. Ma fuori luogo. O, quanto meno, inopportuna.
Perchè sin dall'inizio sapevi quali fossero le regole del gioco.
Ma hai sbagliato i conti lo stesso.
C'hai messo cuore, anima, passione.
C'hai messo tutto te stesso.
Troppo.
Hai messo te stesso dappertutto, anche dove non dovevi, occupando gli spazi dell'altro.
E lo hai travolto.
Non pensavi che insieme avresti diviso solo le gioie.
Ma adesso condividi solo il dolore.
Avresti dovuto farlo già da tanto tempo, ora è l'unica cosa che puoi fare: non muoverti.
Perchè l'altro lo sa che ci sei e ti sente lo stesso...
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