È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo
Dieci minuti a mezzanotte. Non del 24 ma del 26.
Non è davvero un anticonformista, questo Babbo Natale che arriva alla fine di Santo Stefano. Semplicemente il destinatario dei regali s'è presentato all'appuntamento con due giorni di ritardo. Il piccoletto non lo sa, ma era proprio Babbo Natale quello che oggi pomeriggio è andato a recuperarlo a Porta Nuova e l'ha portato tra le montagne, innevate come devono essere le montagne a Natale, punto e basta.
“Babbo Natale arriva solo quando vai a dormire”.
Il piccoletto esegue l'ordine senza fiatare. È in piedi dalle 6 e mezza di stamane e per arrivare da Anzio s'è fatto 9 ore di treno e una di auto.
Babbo Natale, ancora in abiti borghesi, affetta indifferenza leggendo il suo giornale preferito mentre il piccoletto gli dà il bacio della buonanotte. No Babbo, non puoi scioglierti proprio adesso, devi correre a prepararti.
Scende le scale al buio e quasi va a stamparsi sul pianerottolo. Raggiunge l'armadio e ne estrae la sua divisa d'ordinanza. Si veste lentamente, come se dovesse affrontare il suo primo colloquio di lavoro. Nulla è lasciato al caso: con una spilla da balia chiude il colletto della giacca e, per precauzione, toglie la sua preziosa collanina con le due pietre. Non la toglie praticamente mai, per nessuna ragione al mondo, neanche se deve andare ad un appuntamento con qualche persona importante, neanche quando sa che in quell'occasione l'abito farà il monaco, eccome. Ma stasera non sono ammessi errori. Se il piccoletto si accorge che suo zio è Babbo Natale, dovrà cambiare mestiere e volare per il resto dei suoi giorni su una slitta tirata da renne.
“Io non riesco a ricordarlo. Tu ricordi quando hai scoperto che Babbo Natale non esisteva?”, aveva chiesto la sorella poco prima d'arrivare in montagna, mentre il piccoletto era caduto nella sua consueta catalessi da macchina.
“Si. Stavo giocando sul divano nel retro del negozio. La porta di divisione era aperta e la tenda non era completamente accostata. Così ho visto papà mettere un pacco sotto l'albero di Natale che stava dietro la vetrina”. Bella la sorpresa e bellissima la betoniera dentro la grande scatola.
Bene, ora i pacchi ci sono tutti, quello grande della nonna e quelli piccoli dello zio. Azione.
Suona il campanello e gli aprono la porta in silenzio. Entra nella stanza del piccoletto, al quale era bastato appoggiare la testa sul cuscino per perdere conoscenza. È buio, entra solo la luce da una camera vicina.
“Guarda chi c'è”, gli dice la mamma. Lui stropiccia gli occhi, sta un po' in silenzio e poi:
“...Babbo Natale...”.
Più che Babbo Natale sembra Armstrong quando posò piede sulla luna: è muto, si muove al rallentatore e fa una sorta di benedizione con la mano destra quando se ne va. Non prima d'aver lasciato i pacchi, ovviamente, la sua unica missione.
Mentre il piccoletto inizia a scartare, Babbo Natale si ritira nella sua camera. Ma come faceva Clark Kent a spogliarsi come niente nella cabina del telefono? Via giacca e pantaloni, nascosti in un angolo inesplorato dell'armadio. Oh cavolo, il berretto rosso è rimasto sul letto. Porterà jella?
Forse dovrei scrivere di nuovo anch'io a Babbo Natale.
26 dicembre 2008
22 dicembre 2008
Oh! Oh! Oh!
Giorni di insofferenza
Chi sono? Dove mi trovo? Che giorno è? Che fine ha fatto la mia memoria?
Aspetta, inizio a ricordare... si, questo è The Family Man...
Non può che essere Natale.
Ce lo propinano in tivvù una volta all'anno, sotto Natale appunto.
Lascia perdere le ambizioni, non prendere quell'aereo e fatti una famiglia.
Messa giù così fa passar la voglia, ma io ho la lacrima facile.
Zap.
"Stasera la Storia delle Storie".
Wow, mica me la potrò mai perdere.
Posso. Da Mentana c'è Socci che parla della sua indagine su Gesù.
Preferisco Odifreddi o anche rileggere le ipotesi di Messori, ma Socci proprio non lo reggo.
Torna in mente pure l'interessante ricostruzione storica della figura di Gesù fatta da David Donnini (uscita anni fa per Massari e consultabile liberamente cliccando qui).
Zap.
Finalmente, un Babbo Natale che dice le parolacce e scopa in macchina: Babbo Bastardo.
Zap.
Che noia...
La mia Gola Profonda (a.k.a. Gattaccio) ieri m'ha raccontato d'aver assistito in treno alla seguente scena.
Una professoressa ai suoi alunni: "Ragazzi, lo sapete a cosa giocavano sempre Giovanni Battista e Gesù?".
Silenzio.
E lei: "A testa o croce...".
Una boccata di gas esilarante aspettando che arrivi il 7 gennaio.
Chi sono? Dove mi trovo? Che giorno è? Che fine ha fatto la mia memoria?
Aspetta, inizio a ricordare... si, questo è The Family Man...
Non può che essere Natale.
Ce lo propinano in tivvù una volta all'anno, sotto Natale appunto.
Lascia perdere le ambizioni, non prendere quell'aereo e fatti una famiglia.
Messa giù così fa passar la voglia, ma io ho la lacrima facile.
Zap.
"Stasera la Storia delle Storie".
Wow, mica me la potrò mai perdere.
Posso. Da Mentana c'è Socci che parla della sua indagine su Gesù.
Preferisco Odifreddi o anche rileggere le ipotesi di Messori, ma Socci proprio non lo reggo.
Torna in mente pure l'interessante ricostruzione storica della figura di Gesù fatta da David Donnini (uscita anni fa per Massari e consultabile liberamente cliccando qui).
Zap.
Finalmente, un Babbo Natale che dice le parolacce e scopa in macchina: Babbo Bastardo.
Zap.
Che noia...
La mia Gola Profonda (a.k.a. Gattaccio) ieri m'ha raccontato d'aver assistito in treno alla seguente scena.
Una professoressa ai suoi alunni: "Ragazzi, lo sapete a cosa giocavano sempre Giovanni Battista e Gesù?".
Silenzio.
E lei: "A testa o croce...".
Una boccata di gas esilarante aspettando che arrivi il 7 gennaio.
19 dicembre 2008
Piccino picciò
Il peso delle dimensioni
Micro-cinema con micro-schermo e annesso trendy micro-ristorante. Menù originale a prezzi accessibili. Ovviamente con micro-portate.
Micro-libreria dentro un micro-bar. Ma potrebbe anche essere micro-bar dentro una micro-libreria. È il secondo punto di quella che vorrebbe essere una micro-catena cittadina di librerie che ospitano bar, dai quali si ricavano fatturati che non sono proprio micro come quelli che arrivano dalla vendita dei libri.
Meno male che esiste la bulimia legislativa, perché le norme sui pubblici esercizi regalano a questi locali dei cessi enormi, al confronto, e spesso sono vere e proprie perle dove puoi trovare musica di sottofondo o pagine dei più noti scrittori di Langa.
La moda del micro avanza.
Non è ricerca dell'infinitesimale. Talvolta serve per distinguersi dalla serialità industriale, ed è il caso delle maestose doppio-malto prodotte nei micro-birrifici. In altri casi serve a nascondere la crisi economica e la necessità di salvare i profitti a scapito del consumatore distratto. Pacchi di biscotti che, a prezzo costante, diventano improvvisamente più piccoli col passare dei mesi. Pare stia diventando la regola negli States.
Scarto il mio cioccolatino e mi sembra più piccolo. Lo è da un bel po' di tempo, forse è una scelta strategica di marketing. Sta di fatto che solo oggi me ne accorgo.
“Le lien du mariage est si lourd qu'il faut etre deux a le porter, souvent trois”.
Il legame del matrimonio – diceva Alexandre Dumas padre – è così pesante che si deve essere in due per portarlo, spesso in tre.
Sghignazzo leggendo l'immancabile bigliettino.
Se poi il terzo è così micro da essere invisibile, tanto meglio.
Micro-cinema con micro-schermo e annesso trendy micro-ristorante. Menù originale a prezzi accessibili. Ovviamente con micro-portate.
Micro-libreria dentro un micro-bar. Ma potrebbe anche essere micro-bar dentro una micro-libreria. È il secondo punto di quella che vorrebbe essere una micro-catena cittadina di librerie che ospitano bar, dai quali si ricavano fatturati che non sono proprio micro come quelli che arrivano dalla vendita dei libri.
Meno male che esiste la bulimia legislativa, perché le norme sui pubblici esercizi regalano a questi locali dei cessi enormi, al confronto, e spesso sono vere e proprie perle dove puoi trovare musica di sottofondo o pagine dei più noti scrittori di Langa.
La moda del micro avanza.
Non è ricerca dell'infinitesimale. Talvolta serve per distinguersi dalla serialità industriale, ed è il caso delle maestose doppio-malto prodotte nei micro-birrifici. In altri casi serve a nascondere la crisi economica e la necessità di salvare i profitti a scapito del consumatore distratto. Pacchi di biscotti che, a prezzo costante, diventano improvvisamente più piccoli col passare dei mesi. Pare stia diventando la regola negli States.
Scarto il mio cioccolatino e mi sembra più piccolo. Lo è da un bel po' di tempo, forse è una scelta strategica di marketing. Sta di fatto che solo oggi me ne accorgo.
“Le lien du mariage est si lourd qu'il faut etre deux a le porter, souvent trois”.
Il legame del matrimonio – diceva Alexandre Dumas padre – è così pesante che si deve essere in due per portarlo, spesso in tre.
Sghignazzo leggendo l'immancabile bigliettino.
Se poi il terzo è così micro da essere invisibile, tanto meglio.
17 dicembre 2008
La Storia siamo Noi. Purtroppo
Realtà e rappresentazione
Compaiono a caratteri cubitali sui grandi schermi che campeggiano nello studio televisivo. Parole ad effetto.
Disturbi.
Terremoto.
Crisi personale.
Consapevolezza. La parola prezzemolo che non ci facciamo mancare mai.
La voce del conduttore sembra uscita da un telefilm sull'epopea della tivvù americana. Crea un effetto di tensione amplificata che stride con la pacatezza dei testimoni intervistati.
Si parla di una vicenda personale drammatica, il tentato suicidio di un ex calciatore. Una storia intima, dolorosa per il diretto interessato e le persone a lui care. Una storia che ha riempito giornali e telegiornali mentre l'Italia giocava i Mondiali in Germania. Per settimane ha soddisfatto la morbosa curiosità dell'opinione pubblica e ha creato vera compassione per una vicenda ben più vicina di guerre o carestie esotiche.
Si avvicina il momento in cui siamo tutti buoni e le storie sono a lieto fine. Allora perché dedicare un'ora della televisione pubblica alla conoscenza della Storia, quando possiamo rilassarci pensando che, in fondo, anche i fatti umani più tristi finiranno per il verso giusto? Non avremo tanti soldi in tasca, ma con un bel po' di fiducia il panettone lo compreremo, anche quest'anno.
I più fortunati, poi, potrebbero concedersi anche un giocattolo elettronico innovativo, che cambia l'età del cervello. Così dice la pubblicità.
Premessa: a 50 anni è assai probabile che tu abbia il cervello di un settantenne.
Promessa: usa il giocattolo elettronico innovativo e ti ritroverai con il cervello di un ventiseienne.
Prospettiva che sembrerebbe inquietante anche a un dodicenne.
Di grazia, perché mai dovrebbe essere preferibile un cervello che ha 26 anni rispetto ad un cervello che invece di anni ne ha 70?
Sull'ennesimo telegiornale della sera il sindaco di una grande città dice che andrà avanti col suo lavoro. Anzi, lavorerà anche più di prima, anche se due dei suoi assessori sono agli arresti.
Spengo la tele.
Accendo la radio, una di quelle che non ha il sistema di ricerca automatica delle frequenze. Non serve. A quest'ora tutti i network nazionali trasmettono lo stesso programma che ospita le stesse telefonate delle stesse persone che parlano delle stesse storie d'amore.
“La storia siamo noi, nessuno si senta escluso”.
Appunto.
Compaiono a caratteri cubitali sui grandi schermi che campeggiano nello studio televisivo. Parole ad effetto.
Disturbi.
Terremoto.
Crisi personale.
Consapevolezza. La parola prezzemolo che non ci facciamo mancare mai.
La voce del conduttore sembra uscita da un telefilm sull'epopea della tivvù americana. Crea un effetto di tensione amplificata che stride con la pacatezza dei testimoni intervistati.
Si parla di una vicenda personale drammatica, il tentato suicidio di un ex calciatore. Una storia intima, dolorosa per il diretto interessato e le persone a lui care. Una storia che ha riempito giornali e telegiornali mentre l'Italia giocava i Mondiali in Germania. Per settimane ha soddisfatto la morbosa curiosità dell'opinione pubblica e ha creato vera compassione per una vicenda ben più vicina di guerre o carestie esotiche.
Si avvicina il momento in cui siamo tutti buoni e le storie sono a lieto fine. Allora perché dedicare un'ora della televisione pubblica alla conoscenza della Storia, quando possiamo rilassarci pensando che, in fondo, anche i fatti umani più tristi finiranno per il verso giusto? Non avremo tanti soldi in tasca, ma con un bel po' di fiducia il panettone lo compreremo, anche quest'anno.
I più fortunati, poi, potrebbero concedersi anche un giocattolo elettronico innovativo, che cambia l'età del cervello. Così dice la pubblicità.
Premessa: a 50 anni è assai probabile che tu abbia il cervello di un settantenne.
Promessa: usa il giocattolo elettronico innovativo e ti ritroverai con il cervello di un ventiseienne.
Prospettiva che sembrerebbe inquietante anche a un dodicenne.
Di grazia, perché mai dovrebbe essere preferibile un cervello che ha 26 anni rispetto ad un cervello che invece di anni ne ha 70?
Sull'ennesimo telegiornale della sera il sindaco di una grande città dice che andrà avanti col suo lavoro. Anzi, lavorerà anche più di prima, anche se due dei suoi assessori sono agli arresti.
Spengo la tele.
Accendo la radio, una di quelle che non ha il sistema di ricerca automatica delle frequenze. Non serve. A quest'ora tutti i network nazionali trasmettono lo stesso programma che ospita le stesse telefonate delle stesse persone che parlano delle stesse storie d'amore.
“La storia siamo noi, nessuno si senta escluso”.
Appunto.
05 dicembre 2008
Il bambino con il pigiama a righe
Un film da vedere
È magrissimo. Mi viene in mente Snoopy quando incontra il fratello che vive nel deserto: “Spike, sei esile come una promessa”.
Nel film si chiama Bruno, ha 8 anni e gli occhi azzurri. Di un azzurro così intenso che per qualche istante mi trascinano da tutt'altra parte.
Il padre è un gerarca nazista messo a capo di lager. Bruno e la sua famiglia vivono poco distante dal campo di concentramento. Un giorno Bruno si allontana da casa e raggiunge la recinzione di quel campo che lui crede una fattoria dove i contadini vanno in giro col pigiama. Fa amicizia con un bambino prigioniero, Schmuel, e...
Tratto dal libro omonimo, "Il bambino con il pigiama a righe" è stato presentato in anteprima al Sottodiciotto Film Festival di Torino. Nei prossimi giorni uscirà in tutta Italia, prodotto da Walt Disney e distribuito da Miramax.
Le immagini sono pulite, non c'è un'inquadratura fuori posto o un calo di ritmo nella sceneggiatura. Ma non è il solito film della Disney. I due bambini sembrano due bambini veri, con le stesse ingenuità dei bambini. O, almeno, con quell'ingenuità che ancora vorremmo vedere nei bambini. E il finale è... il finale giusto, che riporta alla realtà.
Piccola nota per la mamma di Bruno, interpretata da Vera Farmiga, la bella strizzacervelli che in Departed sta con il poliziotto stronzo e si innamora di Di Caprio, quello buono. Fa impressione vederla conciata come una madama crucca degli anni '30.
La canzone che mi risuona nelle orecchie mentre torno a casa è Stuck in a moment degli U2 (cliccare per ascoltare).
Don't say that later will be better
Now you're stuck in the moment and
you can't get out of it
Ovviamente non c'entra niente con tutto il resto. Come sempre.
È magrissimo. Mi viene in mente Snoopy quando incontra il fratello che vive nel deserto: “Spike, sei esile come una promessa”.
Nel film si chiama Bruno, ha 8 anni e gli occhi azzurri. Di un azzurro così intenso che per qualche istante mi trascinano da tutt'altra parte.
Il padre è un gerarca nazista messo a capo di lager. Bruno e la sua famiglia vivono poco distante dal campo di concentramento. Un giorno Bruno si allontana da casa e raggiunge la recinzione di quel campo che lui crede una fattoria dove i contadini vanno in giro col pigiama. Fa amicizia con un bambino prigioniero, Schmuel, e...
Tratto dal libro omonimo, "Il bambino con il pigiama a righe" è stato presentato in anteprima al Sottodiciotto Film Festival di Torino. Nei prossimi giorni uscirà in tutta Italia, prodotto da Walt Disney e distribuito da Miramax.
Le immagini sono pulite, non c'è un'inquadratura fuori posto o un calo di ritmo nella sceneggiatura. Ma non è il solito film della Disney. I due bambini sembrano due bambini veri, con le stesse ingenuità dei bambini. O, almeno, con quell'ingenuità che ancora vorremmo vedere nei bambini. E il finale è... il finale giusto, che riporta alla realtà.
Piccola nota per la mamma di Bruno, interpretata da Vera Farmiga, la bella strizzacervelli che in Departed sta con il poliziotto stronzo e si innamora di Di Caprio, quello buono. Fa impressione vederla conciata come una madama crucca degli anni '30.
La canzone che mi risuona nelle orecchie mentre torno a casa è Stuck in a moment degli U2 (cliccare per ascoltare).
Don't say that later will be better
Now you're stuck in the moment and
you can't get out of it
Ovviamente non c'entra niente con tutto il resto. Come sempre.
04 dicembre 2008
Memorabile
Chiari segni di invecchiamento precoce
Avrei voluto sotterrarmi.
Me ne ero completamente dimenticato e solo davanti ad una montagna di giocattoli, pensando a cosa avrei potuto regalarle a Natale, m'è passato davanti agli occhi il suo compleanno.
Non ci devo pensare, ora devo solo suonare il campanello.
“Vado io! Vado io!”.
Ero terrorizzato. Come avrei potuto spiegarle che la mia memoria aveva fatto cilecca? Potevo spiegarle che l'avevo pensato per settimane e poi, al momento giusto, non me lo sono più ricordato? Mi avrebbe perdonato?
“Denis!”.
Quando la porta si spalanca sono agitato ma lei neanche lo immagina. Accidenti, non la vedevo dall'estate, quanto s'è fatta alta. Si, e ora va pure a scuola.
Non faccio in tempo ad entrare a casa dei miei amici che vengo trascinato, insieme alla sorellina più piccola, davanti ad una casa costruita con i pezzi di altri giochi. È piena di letti dove dormono i personaggi più disparati. C'è anche un ippopotamo-cuoco che ha gli occhi chiusi, sembra dorma in piedi.
“Lo sapete che una volta mi sono addormentato in piedi pure io?”. Lo racconto mentre siamo a cena e le bambine mi guardano come se fossi un matto. Mica hanno così torto.
“Ero ad un concerto con vostro padre. Frà, te lo ricordi che eravamo a El Paso? C'era una musica rock, molte forte... ma io ero stanco e mi sono addormentato in piedi. Sono quasi caduto a terra!”.
Carosello non c'è più da un pezzo, ma le sane regole di casa dicono che entro le otto e mezza si va a nanna. Giusto in tempo per spacchettare i regali.
“Denis! Ti faccio vedere una foto dove ci sei tu con la bocca aperta!”.
E quando mai ho la bocca chiusa...
Intanto la più piccola, tre anni, mi fa vedere una sua fotografia: “qui ho il ciuccio, quand'ero piccola...”.
Ah.
Dentro quel cassetto ci saranno almeno un centinaio di fotografie in ordine sparso, eppure salta fuori proprio la mia.
“Eccola! Guarda!”.
Chissà se lo sa che avevo paura di non essere perdonato. Ora sono contento e lei mi regala pure una delle sue risate più squillanti.
Mentre torno da Settimo ascolto la radio a tutto volume.
To say goodbye to love
I feel like I'm nowhere
Say goodbye to love
I feel like I'm nowhere
Just say goodbye to love
Per qualche strana associazione di idee mi torno in mente un motivetto che non c'entra assolutamente nulla con la musica che arriva dalla radio.
Le ragazze di Vanchiglia
fortunato chi le piglia!
Vanchiglia. Era in via Bava o in via Buniva quel forno che faceva scendere le brioche col montacarichi?
Prima di mettermi a dormire scarico la posta.
Oggetto:
ten years
Testo:
Napoli, 4 dicembre 1998
Stasera brindo!
G
Amico mio, se aspettiamo la mia memoria siamo messi male!
Che giornata quel lontano sabato. Partenza da Roma dopo l'ennesima due giorni con Galli, Napoli-Torino al San Paolo, la pizza da Trianon, la stamberga vicina alla stazione centrale, il giro notturno per Forcella.
Brindiamo alla nascita di questa amicizia decennale.
Prosit!
Avrei voluto sotterrarmi.
Me ne ero completamente dimenticato e solo davanti ad una montagna di giocattoli, pensando a cosa avrei potuto regalarle a Natale, m'è passato davanti agli occhi il suo compleanno.
Non ci devo pensare, ora devo solo suonare il campanello.
“Vado io! Vado io!”.
Ero terrorizzato. Come avrei potuto spiegarle che la mia memoria aveva fatto cilecca? Potevo spiegarle che l'avevo pensato per settimane e poi, al momento giusto, non me lo sono più ricordato? Mi avrebbe perdonato?
“Denis!”.
Quando la porta si spalanca sono agitato ma lei neanche lo immagina. Accidenti, non la vedevo dall'estate, quanto s'è fatta alta. Si, e ora va pure a scuola.
Non faccio in tempo ad entrare a casa dei miei amici che vengo trascinato, insieme alla sorellina più piccola, davanti ad una casa costruita con i pezzi di altri giochi. È piena di letti dove dormono i personaggi più disparati. C'è anche un ippopotamo-cuoco che ha gli occhi chiusi, sembra dorma in piedi.
“Lo sapete che una volta mi sono addormentato in piedi pure io?”. Lo racconto mentre siamo a cena e le bambine mi guardano come se fossi un matto. Mica hanno così torto.
“Ero ad un concerto con vostro padre. Frà, te lo ricordi che eravamo a El Paso? C'era una musica rock, molte forte... ma io ero stanco e mi sono addormentato in piedi. Sono quasi caduto a terra!”.
Carosello non c'è più da un pezzo, ma le sane regole di casa dicono che entro le otto e mezza si va a nanna. Giusto in tempo per spacchettare i regali.
“Denis! Ti faccio vedere una foto dove ci sei tu con la bocca aperta!”.
E quando mai ho la bocca chiusa...
Intanto la più piccola, tre anni, mi fa vedere una sua fotografia: “qui ho il ciuccio, quand'ero piccola...”.
Ah.
Dentro quel cassetto ci saranno almeno un centinaio di fotografie in ordine sparso, eppure salta fuori proprio la mia.
“Eccola! Guarda!”.
Chissà se lo sa che avevo paura di non essere perdonato. Ora sono contento e lei mi regala pure una delle sue risate più squillanti.
Mentre torno da Settimo ascolto la radio a tutto volume.
To say goodbye to love
I feel like I'm nowhere
Say goodbye to love
I feel like I'm nowhere
Just say goodbye to love
Per qualche strana associazione di idee mi torno in mente un motivetto che non c'entra assolutamente nulla con la musica che arriva dalla radio.
Le ragazze di Vanchiglia
fortunato chi le piglia!
Vanchiglia. Era in via Bava o in via Buniva quel forno che faceva scendere le brioche col montacarichi?
Prima di mettermi a dormire scarico la posta.
Oggetto:
ten years
Testo:
Napoli, 4 dicembre 1998
Stasera brindo!
G
Amico mio, se aspettiamo la mia memoria siamo messi male!
Che giornata quel lontano sabato. Partenza da Roma dopo l'ennesima due giorni con Galli, Napoli-Torino al San Paolo, la pizza da Trianon, la stamberga vicina alla stazione centrale, il giro notturno per Forcella.
Brindiamo alla nascita di questa amicizia decennale.
Prosit!
14 ottobre 2008
Fidarsi è bene
13 ottobre 2008
"Non è pancia"
La forza dell'empatia
Il collega che faccia il lavoro al posto tuo quando tu non sai dove mettere le mani.
L'amico sempre presente, anche quando tu l'hai appena mandato a cagare.
Il Capo che pensa al tuo futuro e ha come chiodo fisso la tua motivazione.
Il Principe Azzurro che stura il lavandino di casa mentre declama Baudelaire alla sua amata e contiene le perdite in borsa con il suo Blackberry, per garantire il fine settimana a Venezia.
La compagna silenziosa che non fa mai domande, ascolta le imprese del Guerriero, prepara la cena ancheggiando in calze a rete e col sorriso malizioso stampato sulle labbra.
Insomma: chi è che non cerca la persona giusta, quella che sa sempre cosa fare e cosa dire?
"Dici che hai male alla schiena?
No, la tua non è pancia.
E' lordosi".
Oh, finalmente qualcuno che mi capisce al volo...
Il collega che faccia il lavoro al posto tuo quando tu non sai dove mettere le mani.
L'amico sempre presente, anche quando tu l'hai appena mandato a cagare.
Il Capo che pensa al tuo futuro e ha come chiodo fisso la tua motivazione.
Il Principe Azzurro che stura il lavandino di casa mentre declama Baudelaire alla sua amata e contiene le perdite in borsa con il suo Blackberry, per garantire il fine settimana a Venezia.
La compagna silenziosa che non fa mai domande, ascolta le imprese del Guerriero, prepara la cena ancheggiando in calze a rete e col sorriso malizioso stampato sulle labbra.
Insomma: chi è che non cerca la persona giusta, quella che sa sempre cosa fare e cosa dire?
"Dici che hai male alla schiena?
No, la tua non è pancia.
E' lordosi".
Oh, finalmente qualcuno che mi capisce al volo...
12 ottobre 2008
U Bisinìss 3
Mai più senza
Se devo andare in bagno, ci penso.
Punti di forza? Vescica resistente.
Punti di debolezza? Comunque non posso reggere in eterno.
Minacce? Il bagno potrebbe essere occupato.
Opportunità? Posso sempre farla vicino ad un albero...
SWOT analysis applicata ai bisogni quotidiani.
Anche la veglia continua della ragione genera mostri.
Se devo andare in bagno, ci penso.
Punti di forza? Vescica resistente.
Punti di debolezza? Comunque non posso reggere in eterno.
Minacce? Il bagno potrebbe essere occupato.
Opportunità? Posso sempre farla vicino ad un albero...
SWOT analysis applicata ai bisogni quotidiani.
Anche la veglia continua della ragione genera mostri.
09 ottobre 2008
Questione di gusti
Il potere lenitivo della buona tavola
Partenza col gusto amarognolo, e questa giornata è di quelle che se lo porteranno appresso.
Non c'è la spensieratezza di decine d'altre volte, le battute sono ovattate, non graffiano.
Non è più neanche una di quelle nebbiose giornate d'ottobre d'una volta. Quella monotona pianura padana c'è sempre meno. No, oggi la nebbia è solo in testa.
Davanti al Teatro Fraschini di Pavia c'è un'osteria che di tale ha solo il nome e il conto. Tavoli in cristallo, resina dipinta sul pavimento. Alle pareti le locandine degli spettacoli disegnano un percorso temerario, dal Sergente di Paolini alle macchiette di Salemme. La carta è da ristorante vero ma con quelle cifre a pranzo non ci mangi neanche la pizza.
Linguine al sugo di pescatrice, filetto di pangasio alle erbette, patate gratinate, strudel di pere e cioccolato: scaldano più del sole che batte Strada Nuova e coprono un po' quell'ostinato gusto amaro.
Il professionale cameriere sardo, al momento del caffè, si lascia andare. Ha ragione, "il cuòco è pròprio cazzùto".
Due passi per non rimettersi subito in macchina
Sarà l'aria calda, ma il Ticino sembra ancora più lento.
E anche il Ponte Coperto offre proprio quello che ci vuole: una rassicurante protezione da tutto quello che può cadere sulla testa.
Partenza col gusto amarognolo, e questa giornata è di quelle che se lo porteranno appresso.
Non c'è la spensieratezza di decine d'altre volte, le battute sono ovattate, non graffiano.
Non è più neanche una di quelle nebbiose giornate d'ottobre d'una volta. Quella monotona pianura padana c'è sempre meno. No, oggi la nebbia è solo in testa.
Davanti al Teatro Fraschini di Pavia c'è un'osteria che di tale ha solo il nome e il conto. Tavoli in cristallo, resina dipinta sul pavimento. Alle pareti le locandine degli spettacoli disegnano un percorso temerario, dal Sergente di Paolini alle macchiette di Salemme. La carta è da ristorante vero ma con quelle cifre a pranzo non ci mangi neanche la pizza.
Linguine al sugo di pescatrice, filetto di pangasio alle erbette, patate gratinate, strudel di pere e cioccolato: scaldano più del sole che batte Strada Nuova e coprono un po' quell'ostinato gusto amaro.
Il professionale cameriere sardo, al momento del caffè, si lascia andare. Ha ragione, "il cuòco è pròprio cazzùto".
Due passi per non rimettersi subito in macchina
Sarà l'aria calda, ma il Ticino sembra ancora più lento.
E anche il Ponte Coperto offre proprio quello che ci vuole: una rassicurante protezione da tutto quello che può cadere sulla testa.
08 ottobre 2008
U' bisinìss 2
Deliri d'impresa
Donne!
Donne!
Donne!
E' arrivato
l'arrotino.
Lame
Coltelli
Forbici
E' arrivato
l'arrotino.
Forse dovremmo andare fuori dalle discariche col megafono...
Gestori
Gestori
E' arrivato TopStation
Monitorate i vostri rifiuti
E' arrivato TopStation
Niente, non ci siamo ancora.
Lavorare al pomeriggio d'un giorno feriale non cambia la sostanza.
Donne!
Donne!
Donne!
E' arrivato
l'arrotino.
Lame
Coltelli
Forbici
E' arrivato
l'arrotino.
Forse dovremmo andare fuori dalle discariche col megafono...
Gestori
Gestori
E' arrivato TopStation
Monitorate i vostri rifiuti
E' arrivato TopStation
Niente, non ci siamo ancora.
Lavorare al pomeriggio d'un giorno feriale non cambia la sostanza.
07 ottobre 2008
Riso amaro
Scene da single
Quelle giornate che non ne vogliono sapere di finire.
E prima di rientrare, devi passare pure a fare la spesa, ché il latte è finito e un po' di frutta e verdura devi mangiarla.
E arrivi a casa alle dieci.
E in televisione c'è la trasmissione giusta ma con gli ospiti sbagliati.
E ti prepari a cucinare, concedendoti birra, Maccagno, pane cotto al forno e capicollo.
E metti a rosolare la zucca per prepare il risotto, mentre il brodo è già pronto.
E apri la dispensa...
...cazzo, è finito il riso.
Quelle giornate che non ne vogliono sapere di finire.
E prima di rientrare, devi passare pure a fare la spesa, ché il latte è finito e un po' di frutta e verdura devi mangiarla.
E arrivi a casa alle dieci.
E in televisione c'è la trasmissione giusta ma con gli ospiti sbagliati.
E ti prepari a cucinare, concedendoti birra, Maccagno, pane cotto al forno e capicollo.
E metti a rosolare la zucca per prepare il risotto, mentre il brodo è già pronto.
E apri la dispensa...
...cazzo, è finito il riso.
05 ottobre 2008
U' bisinìss
Braccia rubate all'agricoltura
Fra un po' appare la montagnetta.
Facciamo a gara:
vince chi sente per primo il biogas della discarica.
Ricchissimi.
Tanto schifosamente ricchi da possedere due piscine, una di fianco all'altra.
Una stracolma di Fonzies (si, i bastoncini di mais e formaggio), l'altra straboccante di Crodino.
Il primo tuffo è nel Crodino gelido, il secondo tra i Fonzies, così si crea 'na bella patina protettiva gialla sulla pelle.
Oh, quando sarai a Parigi ricordati che davanti a Fritz non puoi ridere. Il guru ha inventato il noto tool di sviluppo e lui, per definizione, la mascella non la muove mai.
E ci devo andare proprio io che sono il più cazzone?
Un giorno i francesi si quoteranno in borsa, e quel giorno saremo a Uol Strit, e Fritz suonerà la campanella per dare avvio alle contrattazioni. Si, prima conquistiamo i mercati internazionali, poi veniamo in Italia, ché qui non c'è cultura.
Visione, missione, strategia, Suot analisis.
Io vedo solo punti di forza. Ci penso, ma minacce non ne trovo.
Ah, si, una c'è: la fine del mondo...
Meenkja, com'è 'sta storia della gazzella e dell'elefante?
Quando ci intervisteranno? Com'è che è iniziata la nostra fortuna?
No, noi non eravamo in un scantinato buio alla periferia della città.
No.
Noi eravamo nel giardino di una villetta a schiera.
Delirante lavorare di sabato.
Soprattutto se hai dormito solo quattro ore.
Fra un po' appare la montagnetta.
Facciamo a gara:
vince chi sente per primo il biogas della discarica.
Ricchissimi.
Tanto schifosamente ricchi da possedere due piscine, una di fianco all'altra.
Una stracolma di Fonzies (si, i bastoncini di mais e formaggio), l'altra straboccante di Crodino.
Il primo tuffo è nel Crodino gelido, il secondo tra i Fonzies, così si crea 'na bella patina protettiva gialla sulla pelle.
Oh, quando sarai a Parigi ricordati che davanti a Fritz non puoi ridere. Il guru ha inventato il noto tool di sviluppo e lui, per definizione, la mascella non la muove mai.
E ci devo andare proprio io che sono il più cazzone?
Un giorno i francesi si quoteranno in borsa, e quel giorno saremo a Uol Strit, e Fritz suonerà la campanella per dare avvio alle contrattazioni. Si, prima conquistiamo i mercati internazionali, poi veniamo in Italia, ché qui non c'è cultura.
Visione, missione, strategia, Suot analisis.
Io vedo solo punti di forza. Ci penso, ma minacce non ne trovo.
Ah, si, una c'è: la fine del mondo...
Meenkja, com'è 'sta storia della gazzella e dell'elefante?
Quando ci intervisteranno? Com'è che è iniziata la nostra fortuna?
No, noi non eravamo in un scantinato buio alla periferia della città.
No.
Noi eravamo nel giardino di una villetta a schiera.
Delirante lavorare di sabato.
Soprattutto se hai dormito solo quattro ore.
29 settembre 2008
Il solito
Perché la customer satisfaction è una cosa seria...
La mia seconda casa.
Ha visto ritardi d'ogni genere e ha messo a dura prova la mia riconosciuta abilità nella creazione di scuse improbabili, degne delle migliori cavallette del miglior Jake.
Ci ho lasciato spesso il cuore, portandomi via spunti per il lavoro, idee per progetti impraticabili, quelli che amo di più.
Vado a sedermi al tavolino vicino alla finestra, c'è ancora luce a fine pomeriggio di queste prime giornate autunnali. Osservo le passeggiate degli altri e indugio a guardare le camminate femminili.
Dopo qualche minuto arriva una delle cameriere. In mano ha il vassoio con un caffè filtro.
“In genere prendi questo, così te l'ho già preparato...”.
Che nessuno provi a “costruire un silos sui miei ricordi*” al Caffè di Roma.
*Snoopy
La mia seconda casa.
Ha visto ritardi d'ogni genere e ha messo a dura prova la mia riconosciuta abilità nella creazione di scuse improbabili, degne delle migliori cavallette del miglior Jake.
Ci ho lasciato spesso il cuore, portandomi via spunti per il lavoro, idee per progetti impraticabili, quelli che amo di più.
Vado a sedermi al tavolino vicino alla finestra, c'è ancora luce a fine pomeriggio di queste prime giornate autunnali. Osservo le passeggiate degli altri e indugio a guardare le camminate femminili.
Dopo qualche minuto arriva una delle cameriere. In mano ha il vassoio con un caffè filtro.
“In genere prendi questo, così te l'ho già preparato...”.
Che nessuno provi a “costruire un silos sui miei ricordi*” al Caffè di Roma.
*Snoopy
25 settembre 2008
Fiore nel cemento
Elegìa al centro per l'impiego
Tra qualche mese lascerà la monotonia della pianura novarese e si godrà la pensione tra le colline del Monferrato. Lui si porta avanti col lavoro, iniziando a svuotare i cassetti della sua scrivania da una massa di documenti ormai inutili.
Prima di pranzo si avvicina e mi recita i versi di una poesia.
E' Ungaretti, è stata scritta dopo la morte del figlio.
"Mi serve per allenare la memoria.
E poi tiene lontani certi pensieri tristi. Ti fa capire che la vita deve fare il suo corso".
In mano tiene una mela, è il suo pasto.
Prima di tornare dietro lo sportello per rispondere alle domande d'indennità di disoccupazione.
Tra qualche mese lascerà la monotonia della pianura novarese e si godrà la pensione tra le colline del Monferrato. Lui si porta avanti col lavoro, iniziando a svuotare i cassetti della sua scrivania da una massa di documenti ormai inutili.
Prima di pranzo si avvicina e mi recita i versi di una poesia.
E' Ungaretti, è stata scritta dopo la morte del figlio.
"Mi serve per allenare la memoria.
E poi tiene lontani certi pensieri tristi. Ti fa capire che la vita deve fare il suo corso".
In mano tiene una mela, è il suo pasto.
Prima di tornare dietro lo sportello per rispondere alle domande d'indennità di disoccupazione.
24 settembre 2008
Quella carezza della sera
La sorpresa che non t'aspetti
Serata in solitudine con i resti della sontuosa cena di ieri.
Culatello, salame ardenga di Parma, e poi formaggio maccagno biellese, pasta alla catanese con melanzane fritte e ricotta salata, per finire col mio classico vindaloo di pollo, che probabilmente farebbe inorridire un indiano. Caffè, birra nella lattina e torta alle mele
Stasera niente film, se mi appoggio al divano svengo, e così pure il mio gemello cattivo (grande Gorilla... come ho fatto a perderlo fino a ieri?)
A dire il vero stasera dovrei pure lavorare ma ne ho poca voglia: giornata lunga, stimolante ma faticosa, prima a Novara, poi a Pinerolo, con un retro-pensiero un po' triste che vuole per forza fare a pugni con la mia naturale fiducia.
La mia trasmissione preferita, Vibe, s'è appena portata via l'allegria funky che mi faceva ballare da bambino. Lo stereo da spalle massicce afroamericane è ancora sintonizzato su Radio Capital, e sempre negli anni '70 rimaniamo... “hey Mr. Tambourine Man”, versione dei Byrds.
È ancora presto, sarebbe inutile fare zapping a quest'ora nell'attesa del suo arrivo, tra i labbroni della Gruber, misura otto e mezzo, e le telecronache irreali, senza immagini, degli ultrà iscritti all'ordine dei giornalisti lombardi.
Aspetterò che faccia capolino all'improvviso, come ieri sera, quando ha sfidato, nella stessa fascia di programmazione, un b-movie italiano ben più che pecoreccio: commenti politici su Alitalia e dispacci dalla crisi finanziaria americana contro scene di cunnilingus e fellatio velate maldestramente dalla posticcia sgranatura delle immagini.
Le tivvù locali, con i numeri erotici delle signorine senza vere tette, sono avvisate.
Arriva il décolleté del Tg1 della notte.
Massimo rispetto...
Intanto, se ora su Radio Capital si potesse vedere Viola Wills:
aha mhmm I’m gonna get along without you now...
Serata in solitudine con i resti della sontuosa cena di ieri.
Culatello, salame ardenga di Parma, e poi formaggio maccagno biellese, pasta alla catanese con melanzane fritte e ricotta salata, per finire col mio classico vindaloo di pollo, che probabilmente farebbe inorridire un indiano. Caffè, birra nella lattina e torta alle mele
Stasera niente film, se mi appoggio al divano svengo, e così pure il mio gemello cattivo (grande Gorilla... come ho fatto a perderlo fino a ieri?)
A dire il vero stasera dovrei pure lavorare ma ne ho poca voglia: giornata lunga, stimolante ma faticosa, prima a Novara, poi a Pinerolo, con un retro-pensiero un po' triste che vuole per forza fare a pugni con la mia naturale fiducia.
La mia trasmissione preferita, Vibe, s'è appena portata via l'allegria funky che mi faceva ballare da bambino. Lo stereo da spalle massicce afroamericane è ancora sintonizzato su Radio Capital, e sempre negli anni '70 rimaniamo... “hey Mr. Tambourine Man”, versione dei Byrds.
È ancora presto, sarebbe inutile fare zapping a quest'ora nell'attesa del suo arrivo, tra i labbroni della Gruber, misura otto e mezzo, e le telecronache irreali, senza immagini, degli ultrà iscritti all'ordine dei giornalisti lombardi.
Aspetterò che faccia capolino all'improvviso, come ieri sera, quando ha sfidato, nella stessa fascia di programmazione, un b-movie italiano ben più che pecoreccio: commenti politici su Alitalia e dispacci dalla crisi finanziaria americana contro scene di cunnilingus e fellatio velate maldestramente dalla posticcia sgranatura delle immagini.
Le tivvù locali, con i numeri erotici delle signorine senza vere tette, sono avvisate.
Arriva il décolleté del Tg1 della notte.
Massimo rispetto...
Intanto, se ora su Radio Capital si potesse vedere Viola Wills:
aha mhmm I’m gonna get along without you now...
19 settembre 2008
One step beyond
Una città di santi, poeti e innovatori
E' l'una e mezza. Davanti al bar aperto 24 ore su 24 c'è la consueta doppia fila di auto.
Di giorno Largo Orbassano sfida il caos, imponendo la dittatura semaforica agli unici sei corsi d'auto che non rispettano la vecchia regola monarchica dell'ortogonalità torinese.
La domenica notte le macchine non s'affollano e qualcuno, più impaziente, passa incurante del resto del mondo. Altri, invece, regalano un po' di novità al codice della strada. Il semaforo darebbe via libera alla macchina che c'è davanti alla mia, ma da destra arriva un ragazzo con lo skate. La macchina rallenta e il ragazzo attraversa l'immenso slargo tranquillamente.
Uno skate per strada di notte forse è solo l'ovvia reazione al caro petrolio, forse è solo buon senso contro la rarefazione dei mezzi pubblici. O forse è pionierismo
La Città dell'Automobile dà spazio agli innovativi.
E nel quartiere Pozzo Strada dedica una via a Luigi Bergera.
"Pioniere dell'autocampeggio".
tag: innovazione, skateboard, campeggio
E' l'una e mezza. Davanti al bar aperto 24 ore su 24 c'è la consueta doppia fila di auto.
Di giorno Largo Orbassano sfida il caos, imponendo la dittatura semaforica agli unici sei corsi d'auto che non rispettano la vecchia regola monarchica dell'ortogonalità torinese.
La domenica notte le macchine non s'affollano e qualcuno, più impaziente, passa incurante del resto del mondo. Altri, invece, regalano un po' di novità al codice della strada. Il semaforo darebbe via libera alla macchina che c'è davanti alla mia, ma da destra arriva un ragazzo con lo skate. La macchina rallenta e il ragazzo attraversa l'immenso slargo tranquillamente.
Uno skate per strada di notte forse è solo l'ovvia reazione al caro petrolio, forse è solo buon senso contro la rarefazione dei mezzi pubblici. O forse è pionierismo
La Città dell'Automobile dà spazio agli innovativi.
E nel quartiere Pozzo Strada dedica una via a Luigi Bergera.
"Pioniere dell'autocampeggio".
tag: innovazione, skateboard, campeggio
Batsoà
Calze di seta...
Aceto, cipolla, carota, sedano, chiodi di garofano, alloro, farina, uovo sbattuto,sale, pepe in grani, pane grattugiato, burro quanto basta per friggere. E quanto ne basta?
Poco importa.
Importa che sia presente il protagonista di questa paradisiaca ricetta: il piedino del maiale.
Batsoà, dal francese bas de soie (calze di seta), perché la carne è particolarmente tenera e fine.
Sarà...
Io l'ho adorato.
Ma Superman avrebbe mangiato con meno fatica anche la kriptonite.
tag: batsoà, maiale, sagre
Aceto, cipolla, carota, sedano, chiodi di garofano, alloro, farina, uovo sbattuto,sale, pepe in grani, pane grattugiato, burro quanto basta per friggere. E quanto ne basta?
Poco importa.
Importa che sia presente il protagonista di questa paradisiaca ricetta: il piedino del maiale.
Batsoà, dal francese bas de soie (calze di seta), perché la carne è particolarmente tenera e fine.
Sarà...
Io l'ho adorato.
Ma Superman avrebbe mangiato con meno fatica anche la kriptonite.
Eterna riconoscenza alla pro loco di Isola d'Asti.
(e a tutte le altre presenti al Festival delle Sagre)
tag: batsoà, maiale, sagre
08 settembre 2008
Conserve
L'impari lotta contro l'eterno ritorno
Teneva le cose più vecchie. Non solo le sue, ma anche quelle di altri.
Il sabato mattina mi portava al mercato delle pulci di Porta Palazzo, il Balon. Giravamo per le bancarelle alla ricerca di qualche cianfrusaglia e, sistematicamente, lui tornava a casa con una vecchia agenda appartenuta a chissà chi o con un calendario di trent'anni prima.
Mio padre.
Ne ho prese di cose da lui, ma col passato non vado tanto d'accordo.
Sempre proiettato verso un punto che non vedo, alla ricerca di un viaggio che non termini mai, non riesco proprio a girare la testa indietro, anche quando serbo il rancore più aggressivo verso chi mi ha fatto un torto.
Un po' ingenuamente, a volte, fingo di potermi liberare totalmente del passato, cancellando dallo spazio in cui vivo ogni traccia che possa ricordarmelo. Non butto i piatti fuori dalla finestra a capodanno, ma poco ci manca. E' il tappeto per la mia polvere.
I pomodori stasera erano dolcissimi, la mia insalata sarebbe stata perfetta.
Se nella mia ossessione per la cancellazione non avessi buttato anche il barattolo con l'origano.
tag: passato, tempo
Teneva le cose più vecchie. Non solo le sue, ma anche quelle di altri.
Il sabato mattina mi portava al mercato delle pulci di Porta Palazzo, il Balon. Giravamo per le bancarelle alla ricerca di qualche cianfrusaglia e, sistematicamente, lui tornava a casa con una vecchia agenda appartenuta a chissà chi o con un calendario di trent'anni prima.
Mio padre.
Ne ho prese di cose da lui, ma col passato non vado tanto d'accordo.
Sempre proiettato verso un punto che non vedo, alla ricerca di un viaggio che non termini mai, non riesco proprio a girare la testa indietro, anche quando serbo il rancore più aggressivo verso chi mi ha fatto un torto.
Un po' ingenuamente, a volte, fingo di potermi liberare totalmente del passato, cancellando dallo spazio in cui vivo ogni traccia che possa ricordarmelo. Non butto i piatti fuori dalla finestra a capodanno, ma poco ci manca. E' il tappeto per la mia polvere.
I pomodori stasera erano dolcissimi, la mia insalata sarebbe stata perfetta.
Se nella mia ossessione per la cancellazione non avessi buttato anche il barattolo con l'origano.
tag: passato, tempo
28 maggio 2008
"Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti"*
Soldi ben spesi
"Una Moretti, grazie".
Cazzo però, oggi non ho toccato verdura...
"Mi da anche due involtini primavera?".
Già che arrivo a casa alle dieci passate, almeno mi concedo una cena ignorante. Gli involtini unti sono l'antipasto.
Faccio emulsionare per benino due tuorli d'uovo.
La pasta corta è al dente, la pancetta affumicata della mia marca danese preferita è croccante.
All'appello rispondono il pecorino (rigorosamente romano) e il pepe. Tanto pepe: se non diventa nera non è carbonara, è pappa per infanti. Anche se qui, "giù al nord", trovi immancabilmente qualcuno che chiede: "ma tu il pepe lo metti?". Mah, fai un po' te, néh... E' come togliere l'anima all'aglio della bagna caoda.
Ripenso all'aperitivo di questa sera: davvero contagiosi i miei interlocutori, nel loro entusiasmo e nella loro indignazione.
Ho appreso che sono sufficienti 3 milioni di euro per inserire al lavoro 50 persone.
Tremilionidieuro... diconsi... t-r-e-m-i-l-i-o-n-i.... di E-U-R-O....
Best practice?
Il mio abaco non ha abbastanza palline per contare.
Consoliamoci. Da questa settimana "I Cesaroni" sono in edicola con Oggi. E con il Corriere della Sera.
P.S. Big One, questo post è per te. Che preferiresti leggere un blog su... com'era? Charles Bronson?
P.S.2 "Cosa pretendi da un Paese che ha la form..."*
*Il doveroso tributo per le citazioni va a Roberto "Freak" Antoni.
Se esiste un'entità metafisica protettrice della Demenzialità (o anche solo della Demenza), possa avere sempre in gloria il suo Vate più ortodosso.
tag: Involtini primavera, carbonara, Politiche attive del lavoro, Freak Antoni, demenzialità
"Una Moretti, grazie".
Cazzo però, oggi non ho toccato verdura...
"Mi da anche due involtini primavera?".
Già che arrivo a casa alle dieci passate, almeno mi concedo una cena ignorante. Gli involtini unti sono l'antipasto.
Faccio emulsionare per benino due tuorli d'uovo.
La pasta corta è al dente, la pancetta affumicata della mia marca danese preferita è croccante.
All'appello rispondono il pecorino (rigorosamente romano) e il pepe. Tanto pepe: se non diventa nera non è carbonara, è pappa per infanti. Anche se qui, "giù al nord", trovi immancabilmente qualcuno che chiede: "ma tu il pepe lo metti?". Mah, fai un po' te, néh... E' come togliere l'anima all'aglio della bagna caoda.
Ripenso all'aperitivo di questa sera: davvero contagiosi i miei interlocutori, nel loro entusiasmo e nella loro indignazione.
Ho appreso che sono sufficienti 3 milioni di euro per inserire al lavoro 50 persone.
Tremilionidieuro... diconsi... t-r-e-m-i-l-i-o-n-i.... di E-U-R-O....
Best practice?
Il mio abaco non ha abbastanza palline per contare.
Consoliamoci. Da questa settimana "I Cesaroni" sono in edicola con Oggi. E con il Corriere della Sera.
P.S. Big One, questo post è per te. Che preferiresti leggere un blog su... com'era? Charles Bronson?
P.S.2 "Cosa pretendi da un Paese che ha la form..."*
*Il doveroso tributo per le citazioni va a Roberto "Freak" Antoni.
Se esiste un'entità metafisica protettrice della Demenzialità (o anche solo della Demenza), possa avere sempre in gloria il suo Vate più ortodosso.
tag: Involtini primavera, carbonara, Politiche attive del lavoro, Freak Antoni, demenzialità
24 maggio 2008
Elle
Lezione di funzione pubblica
Come ogni macchina burocratica che si rispetti sembra più concentrata su se stessa e non sui bisogni di chi pensa d'avere il diritto riconosciuto di servirsene.
Qualche ingranaggio della macchina non rispetta questa regola: è fuori posto ma non riesce ad incepparla a tal punto da suggerirne al Manovratore la rottamazione e la sostituzione con un modello più recente, magari importato dal Nord Europa, dove la parola welfare non è solo un vezzo di qualche ministro lumbard.
Nei manuali sull'organizzazione c'è il capitolo dedicato al cambiamento, e uno dei suoi paragrafi principali, parla dell'immancabile resistenza al cambiamento. O anche solo della salvaguardia del proprio orticello.
E il manuale sembra conoscere perfettamente le Tre Grazie: Grazia, Graziella e Grazie al...
Il manuale non conosce, invece, Elle Grande ed Elle Piccola.
Elle Grande vive da sola con la figlia Elle Piccola, da quando il papà ha deciso d'andar via di casa.
“E' proprio un bel nome il tuo, lo sai? Io e la mamma dobbiamo parlare e mentre tu le stai in braccio puoi disegnare, ti va? Ecco la carta e una penna”. Deve ancora compiere 6 anni, Elle Piccola, a settembre andrà a scuola. Ma sa già scrivere il suo nome.
Elle Grande ha i capelli neri e gli occhi scuri. Elle piccola ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. Ma lo capisci lo stesso che sono mamma e figlia: hanno lo stesso sorriso.
Non è facile crescere da sola una figlia. E se il lavoro va e viene è ancora più difficile.
Adesso arriva anche la beffa: la sfortuna di Elle Grande non è codificata nel rigido elenco delle sfortune beneficiate dal Progetto Salvifico.
Non ci credo... giro e rigiro il Progetto, in un lungo e in largo. Niente da fare, Elle Grande non ha requisiti.
“Signora, mi dispiace ma non posso...”.
Mi guarda sorridendo sconsolata
Chiamo un mio collega.
“Senti, il Progetto parla chiaro... però... possiamo ugualmente fare qualcosa”.
Il mio collega è il più giovane tra noi. Ma capisce le cose al volo.
Intanto Elle Piccola continua a disegnare.
“Che cos'è questo che hai fatto?”
“...un cuore spezzato...”
“Un cuore spezzato??? Ah.... hai spezzato il cuore di qualche tuo compagno di scuola?”.
Silenzio, Elle Piccola non mi risponde.
Allora Elle Grande: “Di chi è questo cuore spezzato? Di Filippo?”
“No”.
“Di Matteo?”.
“No”.
“E di chi è allora?”.
Elle Piccola abbassa la testa, sorride e indicando me dice: “del signore...”.
Ma pensa te...
Si, Elle Piccola, mi hai spezzato il cuore.
Meriti quella biro e quella gomma.
Al diavolo il peculato.
[P.s. Dopo lunghe settimane di silenzio, questo post è dedicato a una persona che legge spesso il blog e ha imparato a memoria le foto della sua lontana Torino...]
tag: Pubblica Amministrazione, Welfare, bambini
Come ogni macchina burocratica che si rispetti sembra più concentrata su se stessa e non sui bisogni di chi pensa d'avere il diritto riconosciuto di servirsene.
Qualche ingranaggio della macchina non rispetta questa regola: è fuori posto ma non riesce ad incepparla a tal punto da suggerirne al Manovratore la rottamazione e la sostituzione con un modello più recente, magari importato dal Nord Europa, dove la parola welfare non è solo un vezzo di qualche ministro lumbard.
Nei manuali sull'organizzazione c'è il capitolo dedicato al cambiamento, e uno dei suoi paragrafi principali, parla dell'immancabile resistenza al cambiamento. O anche solo della salvaguardia del proprio orticello.
E il manuale sembra conoscere perfettamente le Tre Grazie: Grazia, Graziella e Grazie al...
Il manuale non conosce, invece, Elle Grande ed Elle Piccola.
Elle Grande vive da sola con la figlia Elle Piccola, da quando il papà ha deciso d'andar via di casa.
“E' proprio un bel nome il tuo, lo sai? Io e la mamma dobbiamo parlare e mentre tu le stai in braccio puoi disegnare, ti va? Ecco la carta e una penna”. Deve ancora compiere 6 anni, Elle Piccola, a settembre andrà a scuola. Ma sa già scrivere il suo nome.
Elle Grande ha i capelli neri e gli occhi scuri. Elle piccola ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. Ma lo capisci lo stesso che sono mamma e figlia: hanno lo stesso sorriso.
Non è facile crescere da sola una figlia. E se il lavoro va e viene è ancora più difficile.
Adesso arriva anche la beffa: la sfortuna di Elle Grande non è codificata nel rigido elenco delle sfortune beneficiate dal Progetto Salvifico.
Non ci credo... giro e rigiro il Progetto, in un lungo e in largo. Niente da fare, Elle Grande non ha requisiti.
“Signora, mi dispiace ma non posso...”.
Mi guarda sorridendo sconsolata
Chiamo un mio collega.
“Senti, il Progetto parla chiaro... però... possiamo ugualmente fare qualcosa”.
Il mio collega è il più giovane tra noi. Ma capisce le cose al volo.
Intanto Elle Piccola continua a disegnare.
“Che cos'è questo che hai fatto?”
“...un cuore spezzato...”
“Un cuore spezzato??? Ah.... hai spezzato il cuore di qualche tuo compagno di scuola?”.
Silenzio, Elle Piccola non mi risponde.
Allora Elle Grande: “Di chi è questo cuore spezzato? Di Filippo?”
“No”.
“Di Matteo?”.
“No”.
“E di chi è allora?”.
Elle Piccola abbassa la testa, sorride e indicando me dice: “del signore...”.
Ma pensa te...
Si, Elle Piccola, mi hai spezzato il cuore.
Meriti quella biro e quella gomma.
Al diavolo il peculato.
[P.s. Dopo lunghe settimane di silenzio, questo post è dedicato a una persona che legge spesso il blog e ha imparato a memoria le foto della sua lontana Torino...]
tag: Pubblica Amministrazione, Welfare, bambini
05 aprile 2008
Gente di Torino
Un intruso con la macchina fotografica
Nessuna ambizione, solo curiosità e gioco...
tag: Torino, fotografie, persone, città
Nessuna ambizione, solo curiosità e gioco...
tag: Torino, fotografie, persone, città
03 aprile 2008
Meriggiare pallido e assorto
L'irresistibile piacere d'origliare le madame...
"Certo, in via XX Settembre il marocchino lo fanno meno acquoso, néh? Forse perché questi ragazzi son nuovi.
Se ascoltavo mio papà, lui era ufficiale... sposarsi con una guerra in mezzo, io avevo 20 anni lui 22...
E' sempre sola? Io non me la ricorda 'sta signora sì. O è morto o è in qualche ospedale?
Se io volessi farmi cremare a Cavoretto, poi mi porterebbero al cimitero generale, ché lì c'è la musica e tutto il resto. Se devono aprire la cassa, tirar fuori la salma e poi andare sulla graticola!
Che pullman prendi per tornare a casa? Il 58?".
Una ventata d'aria fresca per le mie orecchie.
Il Caffè di Roma non tradisce.
tag: caffè, vecchi
"Certo, in via XX Settembre il marocchino lo fanno meno acquoso, néh? Forse perché questi ragazzi son nuovi.
Se ascoltavo mio papà, lui era ufficiale... sposarsi con una guerra in mezzo, io avevo 20 anni lui 22...
E' sempre sola? Io non me la ricorda 'sta signora sì. O è morto o è in qualche ospedale?
Se io volessi farmi cremare a Cavoretto, poi mi porterebbero al cimitero generale, ché lì c'è la musica e tutto il resto. Se devono aprire la cassa, tirar fuori la salma e poi andare sulla graticola!
Che pullman prendi per tornare a casa? Il 58?".
Una ventata d'aria fresca per le mie orecchie.
Il Caffè di Roma non tradisce.
tag: caffè, vecchi
24 marzo 2008
Toc-toc...
Rivoluzione nella colonna sonora quotidiana
Per ora se ne sta in disparte.
E' arrivata quatta quatta, intimidita dalla Pasqua sovrastante.
Ma laicamente è risorta la Primavera.
E' tempo di radicali cambiamenti.
E allora dico arrivederci al tema di Ennio Morricone per "La donna della domenica".
Da oggi accolgo i cari e vecchi House of Pain.
Sarà l'intro di "Jump around" ad avvisarmi che è arrivato un sms...
tag: cambiamento, sms, Jump around
Per ora se ne sta in disparte.
E' arrivata quatta quatta, intimidita dalla Pasqua sovrastante.
Ma laicamente è risorta la Primavera.
E' tempo di radicali cambiamenti.
E allora dico arrivederci al tema di Ennio Morricone per "La donna della domenica".
Da oggi accolgo i cari e vecchi House of Pain.
Sarà l'intro di "Jump around" ad avvisarmi che è arrivato un sms...
tag: cambiamento, sms, Jump around
15 marzo 2008
Il Gabinetto del Dottor Spedalieri
Esperimenti in cucina e codice della strada
E se dopo mi ferma la polizia e mi fa il palloncino?
"But I feel good!".
Con che faccia gli dico che è colpa del risotto?
"But I feel high...
No, agente, non era risotto al Barolo. No, non avevo neanche la salsiccia.
A dire il vero m'è rimasto del vino dalla cena dell'altra sera, che' avevo pure fatto del risotto con la zucca. E stasera volevo farmi della Pasta alla Norma, ma non avevo la ricotta salata. Così ho pres.... ah, non le interessa? Il vino, dice. Si, del Buttafuoco. L'ha mai sentito? E' un caratteristico rosso ottenuto dalla vinificazione della Croatina in dosato uvaggio con Barbera e Uva Rara. Si può produrre, come da rigido disciplinare, da uve provenienti solamente da sette comuni dell'Oltrepò Pavese. Almeno, questo dice l'etichetta...
Il risotto l'ho praticamente cotto nel vino e me ne sono calato due porzioni. Un po' salato, se devo essere sincero. Forse bastava mezzo dado... Ma c'ho bevuto su dell'altro Buttafuoco, appunto...".
Magari dopo, in birreria, prenderò un'acqua tonica.
tag: risotto, vino, Buttafuoco, Groove Armada
E se dopo mi ferma la polizia e mi fa il palloncino?
"But I feel good!".
Con che faccia gli dico che è colpa del risotto?
"But I feel high...
No, agente, non era risotto al Barolo. No, non avevo neanche la salsiccia.
A dire il vero m'è rimasto del vino dalla cena dell'altra sera, che' avevo pure fatto del risotto con la zucca. E stasera volevo farmi della Pasta alla Norma, ma non avevo la ricotta salata. Così ho pres.... ah, non le interessa? Il vino, dice. Si, del Buttafuoco. L'ha mai sentito? E' un caratteristico rosso ottenuto dalla vinificazione della Croatina in dosato uvaggio con Barbera e Uva Rara. Si può produrre, come da rigido disciplinare, da uve provenienti solamente da sette comuni dell'Oltrepò Pavese. Almeno, questo dice l'etichetta...
Il risotto l'ho praticamente cotto nel vino e me ne sono calato due porzioni. Un po' salato, se devo essere sincero. Forse bastava mezzo dado... Ma c'ho bevuto su dell'altro Buttafuoco, appunto...".
Magari dopo, in birreria, prenderò un'acqua tonica.
tag: risotto, vino, Buttafuoco, Groove Armada
08 marzo 2008
Infrazioni
Buoni motivi per festeggiare la prossima settimana
Rob... possiamo darci del tu, vero?
Non è la prima volta che parlo di te, qualcuno potrebbe iniziare a pensare che io abbia delle percentuali sul tuo lavoro. Oppure potrebbe dubitare della mia buona fede quando dico che non credo agli oroscopi. Al diavolo!
Che dici di questa settimana?
"Questa è la Settimana del cuore infranto, Ariete. Anche se oggi il tuo cuore non è a pezzi, sicuramente in passato è successo".
Che allegria... Scusa... e perché mai dovrei festeggiare?
"Perché dovresti festeggiare? Perché il cuore infranto è una delle cose migliori che ti possano capitare".
Spiegati un po'...
"Rafforza la tua umiltà, rendendoti più intelligente".
Ahemmm... stai cercando di dirmi che non sarei così intelligente?
"Ti fa provare sentimenti profondi che non pensavi di poter provare. Rompe quei meccanismi di difesa che ti impediscono di apprezzare la segreta bellezza del mondo".
Difesa? Ma se mi butto sempre a capofitto!
"Ti spinge anche a fare più attenzione al cuore degli altri per creare in futuro forme d'intimità più intelligenti".
Aridanghete! Intelligenza, sempre l'intelligenza... Forse hai ragione, non sono così intelligente.
Lanciarsi nel vuoto è pura adrenalina, rende euforici. Gli altri si intravedono appena e se ne ha un'immagine distorta. Peccato che lo si capisca solo alla fine del lancio.
"In definitiva, un cuore infranto è un dono che ti aiuta ad aprire gli occhi sulle cose a te più care".
Sarà come dici tu, ma di certi regali farei volentieri a meno...
Ce l'ho io, invece, un buon motivo per festeggiare.
Fra un po' si cambia stagione. E' tempo d'aprire i cassetti e mettere da parte quello che non serve più.
Anzi, meglio buttarlo.
tag: Rob Brezsny, oroscopo, cuore, cambiamento
Rob... possiamo darci del tu, vero?
Non è la prima volta che parlo di te, qualcuno potrebbe iniziare a pensare che io abbia delle percentuali sul tuo lavoro. Oppure potrebbe dubitare della mia buona fede quando dico che non credo agli oroscopi. Al diavolo!
Che dici di questa settimana?
"Questa è la Settimana del cuore infranto, Ariete. Anche se oggi il tuo cuore non è a pezzi, sicuramente in passato è successo".
Che allegria... Scusa... e perché mai dovrei festeggiare?
"Perché dovresti festeggiare? Perché il cuore infranto è una delle cose migliori che ti possano capitare".
Spiegati un po'...
"Rafforza la tua umiltà, rendendoti più intelligente".
Ahemmm... stai cercando di dirmi che non sarei così intelligente?
"Ti fa provare sentimenti profondi che non pensavi di poter provare. Rompe quei meccanismi di difesa che ti impediscono di apprezzare la segreta bellezza del mondo".
Difesa? Ma se mi butto sempre a capofitto!
"Ti spinge anche a fare più attenzione al cuore degli altri per creare in futuro forme d'intimità più intelligenti".
Aridanghete! Intelligenza, sempre l'intelligenza... Forse hai ragione, non sono così intelligente.
Lanciarsi nel vuoto è pura adrenalina, rende euforici. Gli altri si intravedono appena e se ne ha un'immagine distorta. Peccato che lo si capisca solo alla fine del lancio.
"In definitiva, un cuore infranto è un dono che ti aiuta ad aprire gli occhi sulle cose a te più care".
Sarà come dici tu, ma di certi regali farei volentieri a meno...
Ce l'ho io, invece, un buon motivo per festeggiare.
Fra un po' si cambia stagione. E' tempo d'aprire i cassetti e mettere da parte quello che non serve più.
Anzi, meglio buttarlo.
tag: Rob Brezsny, oroscopo, cuore, cambiamento
23 febbraio 2008
Nanomusica
Minuscoli prodigi
Un saluto sintetico al pubblico, un fulmineo sguardo d’intesa e si parte.
Entrambi portano jeans strappati sulle ginocchia, lui indossa una t-shirt nera, lei una verde e sopra ha pure una canottiera bianca con una piccola lumaca disegnata in fondo a sinistra. Lui ha lunghi capelli biondi, lei li ha castani e quando non imbraccia l’enorme basso li raccoglie timidamente dietro le orecchie. La voce di lei è acerba, quella di lui ha un tono di poco meno acuto, che si libera per rappare “Jump around”.
La “Sonic Youth” in miniatura: Ada ha 11 anni, suo fratello Ivan, il chitarrista, ne ha ben 13.
TINY MASTERS OF TODAY, arrivano da new York e sono accompagnati dai genitori e da un batterista più grande di loro, un vecchiaccio che dimostra almeno vent’anni. Sono due bambini che non giocano a fare i grandi ma se ne stanno sul palco a fare musica senza malizia. Alla fine del concerto si lasciano fotografare e firmano i loro piccoli manifesti.
Si, alle medie mi sarei sicuramente preso una cotta per un ragazzina come Ada e non sarei riuscito a spiaccicarle una parola che fosse una.
P.S. L'audio del video è indegno, quanto la ripresa, fatta col cellulare allo Spazio 211 di Torino ieri sera. E' solo una testimonianza da voyeur, tra la fine di un pezzo e l'inizio di un altro.
tag: TINY MASTERS OF TODAY, rock, bambini
Un saluto sintetico al pubblico, un fulmineo sguardo d’intesa e si parte.
Entrambi portano jeans strappati sulle ginocchia, lui indossa una t-shirt nera, lei una verde e sopra ha pure una canottiera bianca con una piccola lumaca disegnata in fondo a sinistra. Lui ha lunghi capelli biondi, lei li ha castani e quando non imbraccia l’enorme basso li raccoglie timidamente dietro le orecchie. La voce di lei è acerba, quella di lui ha un tono di poco meno acuto, che si libera per rappare “Jump around”.
La “Sonic Youth” in miniatura: Ada ha 11 anni, suo fratello Ivan, il chitarrista, ne ha ben 13.
TINY MASTERS OF TODAY, arrivano da new York e sono accompagnati dai genitori e da un batterista più grande di loro, un vecchiaccio che dimostra almeno vent’anni. Sono due bambini che non giocano a fare i grandi ma se ne stanno sul palco a fare musica senza malizia. Alla fine del concerto si lasciano fotografare e firmano i loro piccoli manifesti.
Si, alle medie mi sarei sicuramente preso una cotta per un ragazzina come Ada e non sarei riuscito a spiaccicarle una parola che fosse una.
P.S. L'audio del video è indegno, quanto la ripresa, fatta col cellulare allo Spazio 211 di Torino ieri sera. E' solo una testimonianza da voyeur, tra la fine di un pezzo e l'inizio di un altro.
tag: TINY MASTERS OF TODAY, rock, bambini
22 febbraio 2008
Catena alimentare
09 febbraio 2008
Carta canta
I muri cittadini sono una grande bacheca
Piazza Carlo Felice, Giardini Sambuy, proprio davanti alla Stazione Porta Nuova di Torino. C'è il laghetto, c'è l'erba tagliata di fresco, le panchine, la lunga cancellata in ferro che delimita il perimetro di quello che è un giardino come tanti.Come tanti altri è popolato dalla gente più disparata.O disperata, come chi ha lasciato questo post-it attaccato sopra la targa posto all'ingresso del giardino.
(cliccare sull'immagine per ingrandirla)
Piazza Carlo Felice, Giardini Sambuy, proprio davanti alla Stazione Porta Nuova di Torino. C'è il laghetto, c'è l'erba tagliata di fresco, le panchine, la lunga cancellata in ferro che delimita il perimetro di quello che è un giardino come tanti.Come tanti altri è popolato dalla gente più disparata.O disperata, come chi ha lasciato questo post-it attaccato sopra la targa posto all'ingresso del giardino.
(cliccare sull'immagine per ingrandirla)
Piazza Castello, luogo di ritrovo giovanile, soprattutto da quando l'area attorno a Palazzo Madama è stata pedonalizzata.
Le panchine e i diversi angoli della piazza disegnano una mappa precisa di mode, stili e di preferenze musicali.
"No nostalgici anni '80"...
(cliccare sull'immagine per ingrandirla)
31 gennaio 2008
Punizione
Tentazioni al supermercato
Poso l'occhio alla mia sinistra, sei o sette persone.
Alla destra la situazione è più o meno identica.
Fermo al centro, ho deciso che questa è la mia cassa.
L'impressione è che sia la più lenta ma devo arrivare sino in fondo.
Cosa saranno mai un paio di minuti d'attesa in più? Un paio.
Magari.
Chi è arrivato ben dopo di me ha già preso la via dell'uscita passando per le casse laterali.
Poco importa, sono saldo nella mia convinzione.
Vediamo un po'... si, avevo ragione, la cassiera è proprio carina.
Ma, cos'è quella cosa che porta al dito medio della mano destra...
Ho fatto la coda ed è pure sposata.
Cornuto e mazziato.
Le ragazze mi fanno impazzire
e la notte non riesco mai a dormire
non so mai dove andarle a cercare
se le trovo non so poi cosa dire
C'è sempre una ragazza che mi piace
e molto presto lei lo capisce
c'è sempre una ragazza che mi piace
e prima o poi qualcuno glielo dice
(SKIANTOS, "C'è sempre una ragazza che mi piace")
tag: supermercati, cassiere, skiantos
Poso l'occhio alla mia sinistra, sei o sette persone.
Alla destra la situazione è più o meno identica.
Fermo al centro, ho deciso che questa è la mia cassa.
L'impressione è che sia la più lenta ma devo arrivare sino in fondo.
Cosa saranno mai un paio di minuti d'attesa in più? Un paio.
Magari.
Chi è arrivato ben dopo di me ha già preso la via dell'uscita passando per le casse laterali.
Poco importa, sono saldo nella mia convinzione.
Vediamo un po'... si, avevo ragione, la cassiera è proprio carina.
Ma, cos'è quella cosa che porta al dito medio della mano destra...
Ho fatto la coda ed è pure sposata.
Cornuto e mazziato.
Le ragazze mi fanno impazzire
e la notte non riesco mai a dormire
non so mai dove andarle a cercare
se le trovo non so poi cosa dire
C'è sempre una ragazza che mi piace
e molto presto lei lo capisce
c'è sempre una ragazza che mi piace
e prima o poi qualcuno glielo dice
(SKIANTOS, "C'è sempre una ragazza che mi piace")
tag: supermercati, cassiere, skiantos
27 gennaio 2008
Popolarità
Le stranezze di Google
Chi, di tanto in tanto, legge il mio blog si sarà accorto (spero) che FREEZER è diventato il contenitore trasparente (o esibizionista, if you prefer) dove conservo alcuni frammenti della mia vita quotidiana. Tutti i miei commenti sui fatti e sui temi d'attualità li ho spostati in un nuovo blog, FUORI TESTO.
Per il nuovo blog ho deciso di provare una piattaforma diversa da Blogger e ho scelto Wordpress, che fin dal nome offre un tocco snob di professionalità in più.
Non sono un esperto di posizionamento sui motori di ricerca e quando ho aperto FREEZER ho seguito dei consigli che, incidendo sul codice html delle mie pagine, hanno dato buoni risultati. Con FUORI TESTO non ho potuto fare niente del genere e mi sono affidato ciecamente alla potenza di Wordpress.
Qualche giorno fa ho scritto un post sull'aggressione subita da Cusumano, il senatore dell'Udeur che aveva dichiarato la sua intenzione di votare la fiducia a Prodi. Nel titolo del post ho riportato il nome del senatore e, tra virgolette, gli epiteti con cui era stato insultato da un suo collega di partito ("frocio e cornuto").
Sorpresa: il contatore di Wordpress dice che è il mio post più letto. Motivo? Basta digitare su Google "cusumano frocio" e appare, tra le primissime posizioni, il collegamento al mio post. Wordpress mi dice esattamente quali parole vengono digitate per arrivare sul mio blog. La vera sorpresa è vedere che ci sono alcuni individui che aprono Google e ci scrivono: "cusumano frocio", "mastella cornuto", "mastella frocio". Un tizio è riuscito ad arrivare a me anche solo digitando "frocio".
Mi è tornato in mente un post che avevo scritto tempo fa su queste pagine e per il quale avevo ricevuto l'appellativo di "frocetto"...
Uh, Google è più generoso di Yahoo, che mi piazza solo in seconda pagina.
Cicca cicca cicca.
tag: Wordpress, blog, posizionamento, motori di ricerca, Google, Cusumano
Chi, di tanto in tanto, legge il mio blog si sarà accorto (spero) che FREEZER è diventato il contenitore trasparente (o esibizionista, if you prefer) dove conservo alcuni frammenti della mia vita quotidiana. Tutti i miei commenti sui fatti e sui temi d'attualità li ho spostati in un nuovo blog, FUORI TESTO.
Per il nuovo blog ho deciso di provare una piattaforma diversa da Blogger e ho scelto Wordpress, che fin dal nome offre un tocco snob di professionalità in più.
Non sono un esperto di posizionamento sui motori di ricerca e quando ho aperto FREEZER ho seguito dei consigli che, incidendo sul codice html delle mie pagine, hanno dato buoni risultati. Con FUORI TESTO non ho potuto fare niente del genere e mi sono affidato ciecamente alla potenza di Wordpress.
Qualche giorno fa ho scritto un post sull'aggressione subita da Cusumano, il senatore dell'Udeur che aveva dichiarato la sua intenzione di votare la fiducia a Prodi. Nel titolo del post ho riportato il nome del senatore e, tra virgolette, gli epiteti con cui era stato insultato da un suo collega di partito ("frocio e cornuto").
Sorpresa: il contatore di Wordpress dice che è il mio post più letto. Motivo? Basta digitare su Google "cusumano frocio" e appare, tra le primissime posizioni, il collegamento al mio post. Wordpress mi dice esattamente quali parole vengono digitate per arrivare sul mio blog. La vera sorpresa è vedere che ci sono alcuni individui che aprono Google e ci scrivono: "cusumano frocio", "mastella cornuto", "mastella frocio". Un tizio è riuscito ad arrivare a me anche solo digitando "frocio".
Mi è tornato in mente un post che avevo scritto tempo fa su queste pagine e per il quale avevo ricevuto l'appellativo di "frocetto"...
Uh, Google è più generoso di Yahoo, che mi piazza solo in seconda pagina.
Cicca cicca cicca.
tag: Wordpress, blog, posizionamento, motori di ricerca, Google, Cusumano
26 gennaio 2008
Roma vs Torino?
Un lamento insospettabile...
A Roma Gigi Proietti è stato chiamato a dirigere il Teatro Argentina, dove la gente a volte dorme. Proietti è stato un ottimo direttore al Brancaccio, con una programmazione popolare. Va bene, ma l’avanguardia, tipo quella che proponeva Mario Martone al Teatro dell’India? Sarebbe stato bello averlo ancora a Roma ma se l’è preso Torino. Che si è presa pure Nanni Moretti. La festa del cinema di Roma è glamour ma il Torino Giovani lo è di più. Non si poteva fare un offerta a Moretti per trattenerlo? Ah, per inciso, la tratta Roma-Torino è una disgrazia ferroviaria.
Non sono parole mie. Virgola più o virgola meno, questo è il pensiero di Paola Tavella, sul Corriere Magazine di giovedì 24.
E noi torinesi sempre a lamentarci…
P.s. chi mi conosce sa quanto sia forte il mio rapporto di amore-odio (come ogni amante che si rispetti) con Roma. Il mio cuore copre la città, dal Brancaleone alla stazione di metano alla Magliana Sud passando per le terrazze dell'Aventino, da Piazza Vittorio col fast food indiano di Via Mamiani all’Ippodromo di Capannelle. Per non parlare delle sorchette al doppio schizzo di via Cernaia o dei falafel dell’antipatico palestinese di Testaccio. Quindi se qualche romano finisce per sbaglio su questo post, sappia che non ha motivo d’averne a male.
tag: Roma, Torino, Mario Martone, Nanni Moretti, Festa del Cinema, Torino Film Festival, teatro, cinema
A Roma Gigi Proietti è stato chiamato a dirigere il Teatro Argentina, dove la gente a volte dorme. Proietti è stato un ottimo direttore al Brancaccio, con una programmazione popolare. Va bene, ma l’avanguardia, tipo quella che proponeva Mario Martone al Teatro dell’India? Sarebbe stato bello averlo ancora a Roma ma se l’è preso Torino. Che si è presa pure Nanni Moretti. La festa del cinema di Roma è glamour ma il Torino Giovani lo è di più. Non si poteva fare un offerta a Moretti per trattenerlo? Ah, per inciso, la tratta Roma-Torino è una disgrazia ferroviaria.
Non sono parole mie. Virgola più o virgola meno, questo è il pensiero di Paola Tavella, sul Corriere Magazine di giovedì 24.
E noi torinesi sempre a lamentarci…
P.s. chi mi conosce sa quanto sia forte il mio rapporto di amore-odio (come ogni amante che si rispetti) con Roma. Il mio cuore copre la città, dal Brancaleone alla stazione di metano alla Magliana Sud passando per le terrazze dell'Aventino, da Piazza Vittorio col fast food indiano di Via Mamiani all’Ippodromo di Capannelle. Per non parlare delle sorchette al doppio schizzo di via Cernaia o dei falafel dell’antipatico palestinese di Testaccio. Quindi se qualche romano finisce per sbaglio su questo post, sappia che non ha motivo d’averne a male.
tag: Roma, Torino, Mario Martone, Nanni Moretti, Festa del Cinema, Torino Film Festival, teatro, cinema
22 gennaio 2008
Bussole
Piccoli punti di riferimento
Ho già speso parole ai limiti dello spot pubblicitario per il "Caffè di Roma" che si trova in Piazza Solferino. A volte, quando devo scrivere, vengo ad attaccare qui il mio computer, ci faccio pure delle informali riunioni di lavoro.
Stamane lavorare a casa mi ha reso insofferente: il vento ha spazzato il cielo, era criminale non uscire. Così ho fatto bagaglio e mi sono incamminato verso la mia meta.
Il tavolino è quasi sempre lo stesso, quello vicino alla porta del bagno: da qui la visuale è perfetta, su tutti gli avventori del locale e su quello che passa oltre le vetrine.
Pomeriggio ideale, soprattutto per scrivere un progetto che sta mettendo a dura prova la mia segreta vena diplomatica.
Ideale sino a quando non ho ricevuto un sms che non mi aspettavo e non avrei voluto ricevere.
In questi ultimi due mesi sono stato costretto ad abituarmi ai lutti. Ma qualcuno li ha sofferti e li sta soffrendo davvero.
Il mio tavolino al "Caffè di Roma" è ben piantato a terra.
tag: Caffè, certezze, morte
Ho già speso parole ai limiti dello spot pubblicitario per il "Caffè di Roma" che si trova in Piazza Solferino. A volte, quando devo scrivere, vengo ad attaccare qui il mio computer, ci faccio pure delle informali riunioni di lavoro.
Stamane lavorare a casa mi ha reso insofferente: il vento ha spazzato il cielo, era criminale non uscire. Così ho fatto bagaglio e mi sono incamminato verso la mia meta.
Il tavolino è quasi sempre lo stesso, quello vicino alla porta del bagno: da qui la visuale è perfetta, su tutti gli avventori del locale e su quello che passa oltre le vetrine.
Pomeriggio ideale, soprattutto per scrivere un progetto che sta mettendo a dura prova la mia segreta vena diplomatica.
Ideale sino a quando non ho ricevuto un sms che non mi aspettavo e non avrei voluto ricevere.
In questi ultimi due mesi sono stato costretto ad abituarmi ai lutti. Ma qualcuno li ha sofferti e li sta soffrendo davvero.
Il mio tavolino al "Caffè di Roma" è ben piantato a terra.
tag: Caffè, certezze, morte
21 gennaio 2008
Mezzo pieno
L'ultima improbabile bevuta della sera
Cinema? Ho cambiato idea. Stare una sera soli a casa non fa male, soprattutto a inizio settimana. Ho provato a guardare "Niente di personale" ma non c'è verso, non ho voglia di stare davanti alla tv. Potrei guardare un film, devo sempre vedere "Paradise now". Ma stasera sono poco attento per apprezzare le ultime ore di vita di due attentatori suicidi.
Ho sete.
Tra il frigorifero e la porta della cucina c'è uno spazio d'una ventina di centimetri. In genere lo occupo con i rifiuti da riciclare: carta, plastica, bottiglie di vetro e, soprattutto, lattine. Rigorosamente di birra.
Stasera è vuoto, accidenti a me. Ho scordato di comprare le birre.
E ora, che faccio?
No, il Martini non va bene, e poi l'ho già bevuto come aperitivo prima di cena.
Che altro c'è in frigo?... Le vedo, sono tre, tonde tonde.
Vabbé che sono a casa e questo non si può considerare il bicchiere della staffa.
Però...
Beh, niente male 'sta spremuta.
tag: bevute, birra, spremuta, arance
Cinema? Ho cambiato idea. Stare una sera soli a casa non fa male, soprattutto a inizio settimana. Ho provato a guardare "Niente di personale" ma non c'è verso, non ho voglia di stare davanti alla tv. Potrei guardare un film, devo sempre vedere "Paradise now". Ma stasera sono poco attento per apprezzare le ultime ore di vita di due attentatori suicidi.
Ho sete.
Tra il frigorifero e la porta della cucina c'è uno spazio d'una ventina di centimetri. In genere lo occupo con i rifiuti da riciclare: carta, plastica, bottiglie di vetro e, soprattutto, lattine. Rigorosamente di birra.
Stasera è vuoto, accidenti a me. Ho scordato di comprare le birre.
E ora, che faccio?
No, il Martini non va bene, e poi l'ho già bevuto come aperitivo prima di cena.
Che altro c'è in frigo?... Le vedo, sono tre, tonde tonde.
Vabbé che sono a casa e questo non si può considerare il bicchiere della staffa.
Però...
Beh, niente male 'sta spremuta.
tag: bevute, birra, spremuta, arance
20 gennaio 2008
Ottimismo della voluttà
O dei diversi modi in cui il cambiamento può manifestarsi
Il cielo azzurro e il sole hanno alzato le temperature di questi giorni, sembra un anticipo di primavera.
Certo siamo appena a metà gennaio e l'inverno è solo agli inizi. Quindi meglio non avere fretta.
Mi guardo allo specchio. Devo tirare su le spalle, perchè la curvatura della mia schiena gioca sempre a sfavore, accentuando le dimensioni della pancia.
Però questa volta il risultato non cambia: si, ho ripreso qualche chilo.
Ecco il vero segnale che aspettavo.
Non ricordo quasi più quando sia iniziato il mio lungo e pesante inverno.
Ma la pancia dice che posso stare sereno: la primavera sta tornando...
tag: inverno, primavera, cambiamento
Il cielo azzurro e il sole hanno alzato le temperature di questi giorni, sembra un anticipo di primavera.
Certo siamo appena a metà gennaio e l'inverno è solo agli inizi. Quindi meglio non avere fretta.
Mi guardo allo specchio. Devo tirare su le spalle, perchè la curvatura della mia schiena gioca sempre a sfavore, accentuando le dimensioni della pancia.
Però questa volta il risultato non cambia: si, ho ripreso qualche chilo.
Ecco il vero segnale che aspettavo.
Non ricordo quasi più quando sia iniziato il mio lungo e pesante inverno.
Ma la pancia dice che posso stare sereno: la primavera sta tornando...
tag: inverno, primavera, cambiamento
Citrosodina? No, grazie
Una festa maiuscola
Salumi, formaggi e torte salate.
E poi Barbera, Chianti, Dolcetto, Vernaccia e birra varia.
Lasagne al pesto, salsicce e pure insalata.
Ma, soprattutto, fagioli e cotiche prima della pastiera finale.
La tavola "da Giggi" non tradisce.
Nemmeno la sala da ballo, tra funky, ska e qualche rara evoluzione di coppia.
Si, adesso serve una settimana di vacanza.tag: compleanno, festa
Salumi, formaggi e torte salate.
E poi Barbera, Chianti, Dolcetto, Vernaccia e birra varia.
Lasagne al pesto, salsicce e pure insalata.
Ma, soprattutto, fagioli e cotiche prima della pastiera finale.
La tavola "da Giggi" non tradisce.
Nemmeno la sala da ballo, tra funky, ska e qualche rara evoluzione di coppia.
Gran festa di compleanno, "Maestro".
Ritrovare la via di casa non è stato semplice, e non solo per colpa della nebbia spessa.Si, adesso serve una settimana di vacanza.tag: compleanno, festa
12 gennaio 2008
Due dandy a Rivoli
Le ultime ore della grande mostra di Gilbert e George
Saranno quei pochi metri più in alto rispetto alla città, ma al Castello di Rivoli la neve ha lasciato la sue tracce a terra. Fra un po' la pioggia battente se le porterà via. Corso Francia è punteggiato da qualche scarso faro di automobile, è sabato mattina. S'intravede appena la sagoma della collina avvolta dalla foschia. E' lontana la collina. Probabilmente è coperta dalle neve e i già scarsi rumori che rompono il suo silenzio saranno ancora più ovattati. Chissà che pace.
Ma non è quello che cerco. Voglio soprattutto colore.
Vado a cercarlo nelle enormi opere di Gilbert e George. A dire il vero, vista la loro età, le prime rappresentazioni erano in bianco e nero, interrotti solo raramente dal rosso. Poi, con il trascorrere degli anni, hanno introdotto il blu, il verde e il giallo, fino ad arrivare alle esplosioni cromatiche e di segni.
Sesso, religione, Londra. La merda, che unisce tutti e tutti capiscono. El poi l'alcool.
"Gordon's makes us drunk. Gordon's makes us very drunk...".
Lunga vita alle due sculture viventi.
tag: Gilbert e George, arte contemporanea, Castello di Rivoli
Saranno quei pochi metri più in alto rispetto alla città, ma al Castello di Rivoli la neve ha lasciato la sue tracce a terra. Fra un po' la pioggia battente se le porterà via. Corso Francia è punteggiato da qualche scarso faro di automobile, è sabato mattina. S'intravede appena la sagoma della collina avvolta dalla foschia. E' lontana la collina. Probabilmente è coperta dalle neve e i già scarsi rumori che rompono il suo silenzio saranno ancora più ovattati. Chissà che pace.
Ma non è quello che cerco. Voglio soprattutto colore.
Vado a cercarlo nelle enormi opere di Gilbert e George. A dire il vero, vista la loro età, le prime rappresentazioni erano in bianco e nero, interrotti solo raramente dal rosso. Poi, con il trascorrere degli anni, hanno introdotto il blu, il verde e il giallo, fino ad arrivare alle esplosioni cromatiche e di segni.
Sesso, religione, Londra. La merda, che unisce tutti e tutti capiscono. El poi l'alcool.
"Gordon's makes us drunk. Gordon's makes us very drunk...".
Lunga vita alle due sculture viventi.
tag: Gilbert e George, arte contemporanea, Castello di Rivoli
10 gennaio 2008
Panini
O delle simbiosi perfette
"Ma tu sei un talebano!".
"No, davvero. Per prima cosa non devono essere sposate, e questo è ovvio. Tu non hai idea di quante storie ho sentito in questi mesi! Poche balle, la gente è terrorizzata dal matrimonio, fa cose che altrimenti non farebbe. Tante belle promesse... E poi... e poi non devono avere un titolo di studio!".
"Potresti provare con quelle che arrivano da paesi i cui titoli non sono riconosciuti in Italia, tipo le lituane".
"Ehi! E' un idea! E c'è anche l'Africa, non ci avevo pensato... Ma se poi sono lo stesso troppo intelligenti e si fanno un sacco di pippe mentali? No, basta con quelle che ti spaccano il cervello, ci vuole qualcos'altro...".
"Le analisi del sangue? Potreste verificare se i vostri valori sono compatibili".
"Grande! Che ne so... potremmo pensare all'anemia mediterranea".
"Allora ci vediamo per un falafel".
"Ma certo, amica mia. Però ti faccio uno squillo. Che'se ti mando un messaggio, capace che lo ricevi ad agosto!".
Eccoli che arrivano, i miei compagni di pranzo. Ci attende il panino con le acciughe al verde.
Gloria eterna alla piola dei Ranzini.
tag: panini, unioni, coppie, matrimonio, lauree
"Ma tu sei un talebano!".
"No, davvero. Per prima cosa non devono essere sposate, e questo è ovvio. Tu non hai idea di quante storie ho sentito in questi mesi! Poche balle, la gente è terrorizzata dal matrimonio, fa cose che altrimenti non farebbe. Tante belle promesse... E poi... e poi non devono avere un titolo di studio!".
"Potresti provare con quelle che arrivano da paesi i cui titoli non sono riconosciuti in Italia, tipo le lituane".
"Ehi! E' un idea! E c'è anche l'Africa, non ci avevo pensato... Ma se poi sono lo stesso troppo intelligenti e si fanno un sacco di pippe mentali? No, basta con quelle che ti spaccano il cervello, ci vuole qualcos'altro...".
"Le analisi del sangue? Potreste verificare se i vostri valori sono compatibili".
"Grande! Che ne so... potremmo pensare all'anemia mediterranea".
"Allora ci vediamo per un falafel".
"Ma certo, amica mia. Però ti faccio uno squillo. Che'se ti mando un messaggio, capace che lo ricevi ad agosto!".
Eccoli che arrivano, i miei compagni di pranzo. Ci attende il panino con le acciughe al verde.
Gloria eterna alla piola dei Ranzini.
tag: panini, unioni, coppie, matrimonio, lauree
06 gennaio 2008
7 gennaio
E' andata anche quest'anno
“Guarda Andrea, i Re Magi...”.
“Tzi...”
“Cosa portano?”.
“...mmmh...”.
“L'oro, l'incenso e la...”.
“La biaa!!!”.
“Non la birra, la mirra...”.
“No! No! La biaaa!!!”.
“Vabbè, Andrea, la birra”.
Tre anni compiuti da qualche settimana, mio nipote. Poche domande e alcune idee già inossidabili. Parla ancora un po' a fatica, e meno male: da buon romano non ci vorrà poi molto perché mi apostrofi “a ziioo!!” e mi chieda la sua “biireetta”.
“Guera, tera, chitara... con una ere sola, se no è erore!”, avrebbe detto un nonno che non ho mai conosciuto ma che doveva essere simpatico.
I Re Magi e l'Epifania. Benvenuti e grazie per il vostro contributo. Vi siete portati via le feste più lunghe che io ricordi.
È rimasto il profumo intenso del curry che ho comprato nell'emporio indiano a San Salvario. Il mio vindaloo di tacchino ha impregnato le pareti di tutta la casa, neanche l'aroma del caffè che ho appena scaldato nel microonde lo riesce a scalfire. Li avevo messi a bagno, ma forse non avrei dovuto aspettare 24 ore per lavare i piatti. Ho ancora le mani gelide.
Che ora è?
Vado a letto o mi faccio una “bia”?
"So many questions
I need an answer
[...] Someday we'll know...".
tag: Re Magi, bambini, birra, feste, domande
“Guarda Andrea, i Re Magi...”.
“Tzi...”
“Cosa portano?”.
“...mmmh...”.
“L'oro, l'incenso e la...”.
“La biaa!!!”.
“Non la birra, la mirra...”.
“No! No! La biaaa!!!”.
“Vabbè, Andrea, la birra”.
Tre anni compiuti da qualche settimana, mio nipote. Poche domande e alcune idee già inossidabili. Parla ancora un po' a fatica, e meno male: da buon romano non ci vorrà poi molto perché mi apostrofi “a ziioo!!” e mi chieda la sua “biireetta”.
“Guera, tera, chitara... con una ere sola, se no è erore!”, avrebbe detto un nonno che non ho mai conosciuto ma che doveva essere simpatico.
I Re Magi e l'Epifania. Benvenuti e grazie per il vostro contributo. Vi siete portati via le feste più lunghe che io ricordi.
È rimasto il profumo intenso del curry che ho comprato nell'emporio indiano a San Salvario. Il mio vindaloo di tacchino ha impregnato le pareti di tutta la casa, neanche l'aroma del caffè che ho appena scaldato nel microonde lo riesce a scalfire. Li avevo messi a bagno, ma forse non avrei dovuto aspettare 24 ore per lavare i piatti. Ho ancora le mani gelide.
Che ora è?
Vado a letto o mi faccio una “bia”?
"So many questions
I need an answer
[...] Someday we'll know...".
tag: Re Magi, bambini, birra, feste, domande
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