02 maggio 2010

MORDI E FUGGI

Il mercato è umano

La macchina mi sembra una Ford, di quelle piccole. Ne escono due ragazzi africani, alti, proprio come due pali veri. Al volante un uomo bianco. Poco più di un'ora alla mezzanotte. I caporali degli spacciatori, bianchi come chi li comanda, accompagnano al lavoro i braccianti, tutti rigorosamente neri: sono loro la manodopera, faranno da sentinelle durante la notte e raccoglieranno le ordinazioni dei tossici. Qui è ancora San Salvario, ma sono lontane le vie che fanno storcere il naso ai bigotti che ignorano cosa sia diventato davvero questo pezzo di quartiere, perché non ci mettono mai piede e preferiscono leggere da casa i resoconti di qualche patetico pennivendolo strozzato dal mutuo. Qui non ci sono gli empori dei cinesi, la moschea integralista che finisce in tv, i ristoranti rumeni dietro le insegne del Chianti, i polli peruviani allo spiedo, i porno-shop vicino alla Sinagoga. Solo lunghe vie silenziose, la migliore garanzia per trattative che devono rimanere riservate, lontane da occhi curiosi. Nella San Salvario maledetta continuano a spuntare bar e locali, con musica e voci ad alto volume, che mettono a dura prova l'insofferenza dei residenti, orfana del bersaglio di sempre: gli spacciatori, ormai fuori raggio e infastiditi da troppa vita notturna.
Come quelli che raccolgono i pomodori, anche questi braccianti sono schiavi. E se questa definizione urta la nostra coscienza progressista, viene in soccorso il concetto ubiquo di flessibilità. In fondo anche loro devono adeguarsi alla moda dell'on demand (ché dire "usa e getta" fa un po' schifo). Al prossimo soffio elettorale qualcuno di loro rimarrà impigliato in una retata e verrà rimpiazzato da altri lavoratori a buon mercato.
Si, buon mercato, perché il mercato è buono, si regola da sè e si adegua ai cangianti contesti socio-economici. Lo spaccio è assediato dalla concorrenza di chi vende mojito annacquati a ragazzini pieni di brufoli? Niente paura, il mercato sposta lo spaccio di pochi isolati. Qualche serio professionista, per dare il suo voto, reclama un po' di quella legalità che lui non pratica nemmeno nel confessionale della domenica? Nessun problema, il mercato accoglie la sua supplica e, nell'attesa che la congiutura sfavorevole si spenga in un paio di giorni, procede alla ristrutturazione dell'economia criminale di zona, reclutando nuovi cristi da mettere agli angoli delle strade. Per licenziarli non serviranno articolidiciotto o arbitrati, sarà più che sufficiente che si presentino al lavoro già muniti di croci e chiodi.
Domanda e offerta. Just in time. Flessibilità. Precarietà, perché no.
Han voluto sedersi alla nostra tavola, 'sti mau mau? Che rispettino le nostre tradizioni, allora.
Quando vogliamo qualcosa, noi ce la prendiamo. Quando non ci serve più, la buttiamo, possibilmente senza riciclarla. E la proprietà nemmeno ci serve più. Basta averlo semplicemente al nostro fianco, l'oggetto del nostro desiderio, e possiamo tranquillamente illuderci d'essere quello che non siamo. Meglio: possiamo illuderci d'essere quello che non abbiamo.
Noi, quando proprio non vogliamo indebitarci per rifarci le tette o comprarci un furgone metallizzato a 5 porte e con le ruote da Tir, abbiamo imparato che è possibile noleggiare qualsiasi cosa: un martello pneumatico come un vestito. E non solo quelli da cerimonia, magari indossati una sola volta nella vita. Chi vuole può noleggiare anche i vestiti d'uso quotidiano, e una volta alla settimana può cambiare guardaroba, per sfoggiare sempre nuovi tailleur. Perché farsi fregare dal dilemma "essere o avere" quando a portata di mano c'è la terza via dell'apparire?
Ovviamente, è possibile prendere a noleggio anche essere umani e solo qualche individuo, noioso, di sicuro un comunista polemico, si ostina a chiedere garanzie per salvaguardare il redditto alla fine del noleggio o, peggio ancora, diritti durante la vigenza del contratto. Non ha ancora capito, il trinariciuto dissimulato, che oggi il software lo puoi trovare in rete e mica c'è più bisogno di comprare inutili programmi. No, no, niente d'illecito, non devi scaricare programmi illegali. I programmi non li installi sulla tua macchina, loro si trovano, legalmente, su un computer remoto e tu, legalmente, li sfrutti solo per il tempo necessario, in cambio d'un modesto canone o della sopportazione d'un po' di pubblicità sullo schermo del pc. Che c'entra questo con gli esseri umani? E già, beata ignoranza. Come se gli umani non fossero pure loro un fattore della produzione, proprio come il denaro o gli strumenti informatici. La produzione deve essere snella, non possiamo tenerci in magazzino cose che non abbiano uno sbocco immediato sul mercato. La Francia indica la via: agenzie interinali aperte anche 24 ore su 24, come i drugstore americani o i distributori automatici di fiori.
Non tutte le sfere d'attività umana soffrono di queste anacronistiche rigidità.
Il sesso, almeno quello, da sempre conosce il noleggio, e non solo in orario notturno. Con la prostituzione ti prendi il sesso solo quando serve e senza bisogno di troppe pastoie burocratiche.
L'amore, invece, è un po' più tradizionalista, almeno nelle sue rassicuranti autorappresentazioni: "ti amerò per sempre", "fino a che morte non ci separi", "come te nessuno mai" e via con lo stesso tenore. Meno male che la creatività delle relazioni extraconiugali, ci libera da lacci e lacciuoli, dando vita ad amori in piena regola ma pur sempre a termine, ovvio. Perché abbandonare per sempre le vecchie relazioni, spesso, non è solo faticoso, ma, per taluni, si rivela anche inutile. I sentimenti si spengono e si accendono con la stessa velocità. Tanto varrebbe, allora, stabilire da subito che trattasi di situazioni transitorie, in cui la soddisfazione di bisogni primari non deve tramutarsi nella costruzione di rapporti duraturi.
Ma ci riusciremo, un giorno, a liberarci della paura atavica di rimanere soli e a mani vuote. Quella paura che, per padron Toni, si traduceva nella necessità di circondarsi di "roba" e che, per molti di noi contemporanei, si traduce nella necessità di circondarci di sterminati elenchi di contatti sul cellulare o su un social network. Nascerà, un giorno, una nuova generazione, capace di superare la nostra ignavia e di dire chiaramente al prossimo: "desidero essere tuo amico per i prossimi 73 giorni, va bene? Certo, nel caso io trovassi, durante questo lasso di tempo, delle persone più interessanti, il nostro rapporto si risolverebbe con una semplice notifica". Qualche avanguardia di questa nuova specie umana forse già esiste, in controluce se ne intravedono le potenzialità ancora in larga parte inespresse.
C'è una domanda alla quale, però, non riesco a dare una risposta.
Io, un nome per questa rete sociale del futuro, pronta ad accogliere un'umanità finalmente libera da valori antieconomici, ce l'ho già. Ma come potrò tirarci su dei soldi senza sforzo?