31 dicembre 2007

Testa di cazzo

Perché a volte bastano davvero pochi istanti

"Ma come parli! Lo sai che mi da fastidio quando ti sento parlare così...". Se leggesse il titolo mi direbbe queste parole. Ho superato da mo' l'età della ragione, ma per mia madre le parolacce sono sempre da evitare e stanno solo in bocca ai maleducati.

Il controviale è sgombro, l'ultimo sabato dell'anno ha lasciato in città solo chi non ha i soldi per andare altrove. All'incrocio con via Ormea rallento, anche se ho la precedenza. Il semaforo all'angolo con via Madama è verde, il volume dello stereo è altissimo, dobbiamo praticamente urlare per sentirci all'interno dell'abitacolo. Presentimento, prudenza, non lo so; sta di fatto che alzo leggermente il piede dall'acceleratore proprio quando sono in prossimità del semaforo.
Vediamo la macchina schizzare improvvisa da sinistra. Giusto il tempo di frenare e di sterzare per evitarla.
"Ma che cazzo fa quel coglione??! Ci poteva ammazzare!!".
Guardo nello specchietto e, senza pensarci su, faccio inversione. Gli faccio i fari mentre lo sto inseguendo, voglio che si fermi.
"Scusatemi, lo so che è da tamarri ma quella testa di cazzo ora si deve fermare!".
Alla quarta lampeggiata, quando gli sto praticamente al culo, si ferma al bordo della strada.
Accosto al suo fianco e abbasso il finestrino.
Non posso crederci. Sono giovani, hanno le facce da bravi ragazzi. Il guidatore sorride intimidito dietro la sua barbetta.
"Scusa, davvero non l'ho fatto apposta, ho sbagliato...".
Li fissiamo e rimaniamo muti.
"Si, ma fai attenzione... potevamo ammazzarci...".
Alzo il finestrino e riparto.

Forse ho un rapporto malato con il tempo, e non solo con lui.
Forse sono incapace d'aspettare.
Forse certe cose richiedono tempo, soprattutto per capire cosa davvero rappresentino.
Ma troppo spesso ho la sciocca presunzione di credere che il tempo sia una risorsa assai limitata per sprecarla. Soprattutto per sprecarla con la paura di guardare in faccia la realtà.
Pochi secondi e quello che c'era prima non lo riconosci più.
Sull'asfalto di una strada siciliana, in pochi secondi, ho perso l'idea d'essere veramente padrone della mia vita.
Sull'asfalto di un piccolo vicolo francese, per pochi secondi, un calcio in testa mi ha fatto perdere gli occhiali.
Sulle rose di un giardino di montagna, in pochi secondi, ho perso mio padre.
Non sempre il tempo lascia una seconda occasione. "Chi mette tempo, perde tempo", ama ripetermi mia madre.
Forse è anche per questo che sono insofferente verso chi spreca il proprio tempo.
Non bisogna magari aspettare un'altra vita per vivere quello che è a portata di mano. E chi afferma con tono fatale il contrario, in realtà non perde l'occasione di mordere quello che gli piace della vita e sputarlo via quando non piace più.

"Chi siamo noi?".
No, non è l'ovvia domanda di qualche esistenzialista francese. Ma l'incipit che accompagna le tastiere di un brano di musica elettronica. "Un sottofondo che ci fa sentire meno soli".
Non abbiamo perso tempo e siamo andati allo United. La piccola sala era pressochè vuota, pochi gli avventori in questo ultimo sabato dell'anno. Giù le barriere dei nostri pregiudizi, ascoltare e basta. I piedi iniziano a muoversi, via le maglie, si balla. E ce ne freghiamo d'essere gli unici tre a ballare sotto il microscopico palco. Si, ci prendiamo pure il disco, ce lo facciamo firmare e promettiamo ai ragazzi genovesi che torneremo l'11 gennaio all'Hiroshima (grazie TARICK1!).

L'ultima domenica dell'anno porta polenta, salsiccia e barbera. In un cortile a due passi da Corso San Maurizio il padrone di casa ci accoglie nel suo piccolo loft. E' una festa di capodanno anticipata di 24 ore. Il padrone non conosce molte delle persone presenti, ognuno ha portato con se chi voleva. Ma basta uno sguardo per trovare i propri simili. Clash, Rolling Stones, Tosca, Manonegra, Kruder & Dorfmeister. Saccheggiamo tutto quello che ci sembra ballabile.
"Denis, hai trovato il tuo migliore amico! Com'è che si chiamava??". Ah, alla prossima festa devo ricordarmi di portare con me una statuetta di Buddha...

Vedi, brutta testa di cazzo... Se a quel semaforo tu ci avessi centrato in pieno, tutto questo sarebbe andato perso.
Mordi la tua vita ma pensa anche agli altri quando ti muovi.

Basta. E' arrivato anche l'ultimo giorno dell'anno, è un lunedì, ed è tempo di mandare a riposare per sempre questo 2007. Per la prima volta sono curioso, ho proprio voglia di vedere il cambio di data. Lo attendo facendo pulizie in casa e rimuginando un po' tutto quello che è stato.
Ma almeno qualcosa l'avrò imparata quest'anno?
Si.
Quando passi vicino a qualcuno che è di fronte ad uno specchio, ed è con gli occhi chiusi, non puoi dirgli quello che vedi tu. Tira dritto...

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29 dicembre 2007

Palle di vetro

Previsioni per il nuovo anno

Non ci credo, ovvio.
Ovvio perchè mi ritengo un razionale, un sostenitore del pensiero positivista.
Però l'occhio vuole la sua parte.
Così finisce per cadere sugli oroscopi di fine anno e su quelli per l'anno che sta arrivando.
Certo, devo mantenere un contegno, ostentare sufficienza, dissimulare interesse.
"Non credo agli oroscopi, ma leggo quello di Rob Brezsny su Internazionale".
Internazionale è il mio pass-partout, fa molto figo e non impegna, snob quanto basta. "Sai", dico, "lui scrive molto bene e le sue metafore sono davvero originali".
Questa settimana, per "noi" Arieti, parla dei Red Hot Chilli Peppers. Erano solo un gruppo che suonava rock in piccoli locali e improvvisamente diventarono star da grandi stadi. Jack Frusciante, il chitarrista decise che quella vita non faceva per lui e abbandonò il gruppo.
Per "noi" Arieti è la metafora del 2008: sceglieremo di stare nella nicchia o decideremo di diventare veri professionisti?
Non ci credo, ovvio.
Però...
Però, maledizione, 'sto Brezsny ha trovato un modo per esprimere un disagio che da mesi mi porto dietro e che mi sta lasciando nell'immobilismo, cosa alla quale non sono abituato.
Vabbè, avrà avuto fortuna. Anzi, sono io che voglio leggere nelle sue parole quello che mi fa comodo!
Uhm... fammi vedere un po'...
"2007 Come è andata a finire". I monaci tibetani, Segolene Royal, Napoli e la sua spazzatura...
Si, mi interessa, decido di prendere Repubblica e il suo Venerdì.
Sfoglio.
Eccolo, l'oroscopo...
No, cazzo, non posso leggerlo! Si, è vero, sono un sincero democratico che trova ragionevoli un'infinità di cose, che si "sforza" di ascoltare chi ha marcate sensibilità interiori; ho ritrovato pure un'amica che elabora i temi natali ed una persona seria, che stimo, per cui...
Però no, non posso.
Apro la pagina centrale.
L'oroscopo di tutti i segni e, come non bastasse, pure diviso per decadi.
Lo osservo.
Un amico dice che sono un po' troppo spietato con me stesso. Secondo me esagera, però la fine dell'anno è tempo di bilanci, e io sento di dover essere sincero e riconoscere di aver fatto un sacco di errori quest'anno. E' un'operazione utile, che da tempo non facevo. Ma stancante, toglie forze quando già mi sembrava di averne poche e mi stavo attrezzando per recuperarle.
Degli amici, un bel libro, una bottiglia di vino aiutano. E così pure la lettura di un oroscopo.
Massì!! Che sarà mai... basta avere occhio critico... e poi Odifreddi è sempre lì sullo scaffale, pronto a difendermi dagli attacchi irrazionali.

AMORE. Tiro su un bel respiro, vediamo un po' che dice...
"Il 2008 sarà particolarmente stimolante per un segno come il vostro, caratterizzato dalla passionalità". Beh è vero, sono passionale. Ma mica è una novità.
"Meglio rinviare iniziative spericolate fino ad aprile". Ah, vedi che c'è la fregatura.
"Evitate di buttarvi a capofitto quando intravedete qualcosa di stuzzicante". Si, vabbè, ma è come dire a un pinguino di non camminare sul ghiacchio o un maiale di non rotolarsi nel fango! No, no, non imparerò mai. Si, magari quando mi lancio dovrei mettere il paracaaa....STOOMP!!!
LAVORO. "Avrete per tutto l'anno concrete possibilità di cambiamenti, grazie alle quali potrete realizzare al meglio le vostre potenzialità". Oh, ecco una buona notizia... si, si... concrete possibilità...
"Chi intende migliorare la sua posizione sociale dovrà puntare di più sulle proprie capacità, valorizzandole con un corso d'aggiornamento o con un titolo di studio più avanzato". Cos'è? Un modo elegante per dire che per quello che so fare non c'è trippa? Che devo fare tutto da solo perchè la fortuna è impegnata in altre faccende?
SALUTE. "Godere di buona salute è basilare per coltivare i vostri interessi e perfino l'amore". Ma pensa. Ero convinto del contrario.
"Prendetevi cura dei malanni tipici del vostro segno, come il mal di testa di origine artrosica, avendo particolare riguardo per le prime sette vertebre". Le altre possono attendere.
"Vanno rigorosamente evitate tutte le attività a rischio, specialmente nei primi tre mesi". Tranquilli, non c'è pericolo neanche per i mesi successivi.
"Dimenticate la guida spericolata, le avventure in motocicletta e su due ruote, la boxe e gli sport estremi". La moto non fa per me. Le altre due ruote? La bici? Per la boxe sono troppo pavido, e lo sport più estremo che pratico è la tavola (quella apparecchiata). Tocco palle per la macchina.
FITNESS. Eh??! Ma di che roba parla? "Un segno temerario come il vostro ha bisogno di sentirsi in forma per affrontare con successo i problemi". Sorprendente.
"Inclusi i crucci di cuore". Ma allora è una fissa...
"E' nota la vostra passione per l'attività fisica e il fatto che puntiate ad avere un corpo sempre scattante e atletico".
....aiuto!!!... mi sto strozzando dalle risate!! Ma di chi parla??!? Corpo scattante e atletico?? L'unica cosa che curo con attenzione sono le mie maniglie sui fianchi. Si, si, quelle dell'amore.
"Cimentatevi con l'equitazione, adatta a tutti i segni di fuoco e in particolare al vostro, per il particolare rapporto che sapete instaurare con i cavalli".
Ma vedi d'andare, va...

Ora mi mancano solo gli aruspici.
Ma dove la trovo, a quest'ora, una bella vittima da sgozzare?

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23 dicembre 2007

Caro Babbo Natale...

...

...si, insomma...
...ci eravamo detti che...
...non ricordi più?
Vabbé lascia stare, tranquillo.
Nessuna richiesta.

P.s. uh... Babbo Natale... te li ricordi i Rolling Stones?
"Let's spend the night together
Now I need you more than ever
Let's spend the night together now"

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20 dicembre 2007

Non si butta via nulla

Un anno che finisce è come un maiale

AgendeCambiamentiMortadellaTorinoCasaLavoroMontagnaCollaborazione
BambiniMusicaRisottoRadioSamosaGioiaPresunzioneOdioRaccontiFrigorifero
AmoreMareLibertàRisateNotteFumettiPasseggiateAfaAsiagoLenzuolaRoma
ConsapevolezzaPiombinoEgoismoCaniTelefonoInsegnamentoAddiiPancetta
CandelePanchineGenovaFamigliaBolletteCollinaAmiciMetanoPassioneInternet
RelazioniOlioLavatriceBoschiMetropolitaneFiumeConcertiLibriMorteFormaggio
PaureBirraGioiaFilmAutostradeGeloFotografieCanzoni
DoloriCinemaAutobus
GiornaliFrettaKebabAffittoCaffèVocabolariProgettiFantasiaRitrovamentiLettere

Una minima parte di quello che lascia il 2007.
Oltre a un ritornello insistente nelle orecchie:
"let's get to it, relax, let me go...".

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17 dicembre 2007

"W il lunedì!"

Come rendere allegro l'inizio della settimana

Cielo grigio.
Ci prova in tutti i modi a nevicare, oggi, ma fa troppo freddo pure per la neve, che scende a fatica.
Da qualche parte c'è il sole, lo sento.
Lo sente soprattutto il mio piede...
...che batte... batte...

"Can’t Stop Movin’, Can’t Can’t Stop Movin’, Can’t Stop Movin’, I Can’t Keep Still-a, Told me not to change it, if a change could ever be…
Fell Somethin’ movin’ all over me,
Whatever it is no man can see,
From the crown of ma’ head to the soul of ma’ feet,
Spirit is movin’, spirit is movin’, spirit is movin’ all-over me!"


Un bambino gira e rigira la manopola della sua radio nera.
I suoi genitori sono andati a fare una commissione e lo hanno lasciato a presidiare il negozio.
Lui se ne sta nel retrobottega. Dovrebbe fare i compiti.
Invece gira e rigira la manopola della modulazione di frequenza.
Eccola finalmente!
Let's groove!
Si muove e non si ferma più...

Si, oggi da qualche parte c'è il sole.
"W il lunedì! Ah-aah-aahhh!! E' la festa dei Barbieri!".
Un ringraziamento a Caveman, dal cui blog ho rubato la copertina dei Barbieri.
Forse non sarà contento d'essere citato qui.
Ma se volete leggere qualcosa di musicalmente interessante andate a trovarlo.
Dal rock 'n roll al garage, passando per il punk.
E per il BEAT, ovvio...

Come non detto. Sta iniziando a nevicare forte.

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14 dicembre 2007

Panem et circenses

Tutto quello che serve per sopravvivere

La riforma del welfare passa alta nel cielo e chissà quando arriverà sulle nostre teste.
Intanto ci godiamo i frutti della feconda stagione culturale torinese.
Stasera ci sarà l'imbarazzo della scelta.
Al Sottodiciotto Film Festival per l'anteprima di Persepolis (dal meraviglioso fumetto di Marjane Satrapi)?
O al Palasport per le travolgenti sonorità elettroniche degli Asian Dub Foundation?
Tutto gratis, ovvio.
Perché non si vive di soli ospedali, scuole e sussidi di disoccupazione.

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12 dicembre 2007

Corti e lunghi

Luce, tempo e sveglia antelucana

Non sarà domani la "giornata più corta che ci sia", figurarsi oggi.
Per l'aequa nox il calendario fissa il 21 dicembre.
Ma com'è che la giornata odierna non finisce più?
Amico mio, la prossima volta alla stazione all'alba non ti ci porto...

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10 dicembre 2007

La morte rende liberi

In memoria dei lavoratori morti tra le fiamme alla Thyssenkrupp di Torino

Ristrutturazione.
Riorganizzazione.
Razionalizzazione.
Cultura.
Competenza.
Flessibilità.
Normativa.
Sicurezza.

Quando muori lavorando, perché un estintore è scarico, qual è la parola?


"Il mondo del lavoro è cambiato"
*.

*Dalla pubblicità radiofonica di una nota multinazionale del lavoro temporaneo.

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05 dicembre 2007

Libera Radio

Il sottofondo mattutino di Radio2

"Non sopporto le donne con le zeppe".
"Odio gli uomini con la camicia aperta fino alla pancia, che vogliono essere sexy e sono solo ridicoli".
"Sono tremende le donne che si aggiustano il tanga per strada".
"Non sopporto i mocassini con la tuta da ginnastica".

"Il mio amante non vuole lasciare sua moglie. Anche la moglie ha un'amante e non lo nasconde al marito. Ma non si lasciano. Che devo fare?".
"Mio marito ha un calo del desiderio, è sempre stato passionale ma ora non vuole più fare l'amore con me. Ha sempre detto che ero fredda ma sono sicura che non ha un'amante".

"Mio padre era capace di tenerci tutti uniti. Ora che lui non c'è più, quello che ci unisce è comunque essere suoi figli".
"Ho fatto la vita da miliardario senza esserlo. I tennisti erano ospitati nei più bei alberghi. Non è un piagnisteo".

La trasmissione che cerca la battuta sollecitando le testimonianze degli ascoltatori.
La posta del cuore che da 15 anni non perde un colpo.
La moglie dell'ex sindaco di Roma che intervista la figlia del grande mattatore e il vecchio tennista italiano che i giovani non ricordano.
In mezzo, il radio giornale e le code sulla Milano Laghi.

"Ascolta, si fa sera".

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04 dicembre 2007

Alla buon'ora!

Barriere architettoniche e soldi pubblici

Il Comune di Torino, come tanti altri, eroga finanziamenti ad associazioni, enti pubblici o enti privati che non abbiano fini di lucro. Fin qui niente di strano.
Esiste un regolamento che disciplina le modalità d'erogazione dei contributi e i progetti finanziati devono rispettarlo.
Ieri il Consiglio Comunale di Torino ha modificato questo regolamento.
D'ora innanzi, chi vorrà soldi dal Comune dovrà garantire che l'attività del progetto si svolgerà in ambienti privi di barriere architettoniche o nei quali sarà garantita l'assistenza per l'accesso.
Vuol dire che fino a ieri il Comune di Torino erogava soldi pubblici, di tutti (anche di chi, disabile, è costretto a fermarsi di fronte a una barriera), ad enti e associazioni che non dovevano preoccuparsi dell'accessibilità.
Al Film Festival (ancora lui), pagato anche con soldi pubblici, la Sala 3 dell'Ambrosio era inaccessibile.
Provincia di Torino e Regione Piemonte hanno regolamenti analoghi?

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Dure a morire

Dipendenze serali

Era diventata rassicurante, come tutte le abitudini: ogni sera un film al cinema, ininterrottamente dal 23 novembre sino al primo dicembre, giornata finale del Festival. Come da tradizione, il giorno dopo la chiusura ci sono le repliche dei film premiati. Così domenica sera apprezzo l'ultimissima visione, quella del lungometraggio vincitore del concorso.
La prima sera senza film è la più difficile, soprattutto se rimani a casa.
Apparecchio sul letto, tutto l'occorrente per una cena dignitosa, con gli avanzi del pranzo domenicale dalla mia mamma e l'immancabile birra.
Accendo la tv e la blocco su LA7. Il titolo della puntata di Exit è ad effetto: "Nella mente delle madri assassine". Ma il tema è trattato seriamente e con pacatezza, merito degli ospiti. La solitudine e il disagio di molte donne che diventano madri, l'abbandono in cui spesso si trovano, per colpa dei loro compagni e di una società che solo a parole difende la famiglia. Il concetto di istinto materno viene fatto a pezzi e così l'idea della mamma sempre buona. Una trasmissione davvero rivoluzionaria: fosse andata in onda su Rai1 ci sarebbero state, come minimo, le "vibrate" proteste della Conferenza Episcopale.
Un'ora di televisione è troppo. Il secondo tema della puntata è la mafia, di cui si parla con il pretesto della fiction "Il Capo dei Capi". Vince il mio pregiudizio ed esco.
Birra, ovvio.
Non ho voglia di tornare subito a casa, così allungo il giro, passando sotto il cavalcavia di corso Bramante. Mi fermo a guardare un treno che sta uscendo dalla città. L'aria è fresca, sembra una serata primaverile. La farmacia di Via Nizza segna 11 gradi, le pompe funebri più chiaccherate della città dicono che sono 12.
Cosa danno al cinema in 'sti giorni?

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30 novembre 2007

Ufficio pubblico

Elogio del telelavoro

Ci sono i frequentatori abituali.
Un gruppo di anziani signori, in genere, occupa lo spazio più vicino all'ingresso, un angolo con vista sulla fontana della piazza. Non lo cedono per nessuna ragione. Quando non fanno gruppo, almeno uno di loro presidia la posizione. C'è quello che si veste come un ragazzino, con il suo moncler blu. "Te lo ricordi Eder??! Che Brasile, quello! Uno dei più forti di tutti i tempi... Non so ancora come siamo riusciti a batterlo!". Uno dei ragazzi che sta dietro al lungo bancone, lo guarda sorridendo: lui manco era nato nel '82. C'è anche un vecchio signore che non si toglie mai il cappotto né il cappello, e legge il giornale con la sua lente d'ingrandimento. Imperturbabile.
Ci sono quelli che entrano per un caffè veloce, si, mapossiiibilmenteeeintazzagrandeconacquacaldaapartepercorteeesia.
Ci sono i turisti che cercano di aprire le piantine sui piccoli tavoli.
Ci sono i ragazzi che amoreggiano dietro una specialità al cioccolato e meringhe.
Ci sono quelli che tengono le loro riunioni di lavoro davanti a MacBook dalle batterie interminabili.
Una multinazionale che offre uffici arredati di tutto punto e dotati delle migliori tecnologie ha aperto a due passi la propria sede torinese.
Sarà per l'arancione delle pareti, sarà per il verde scuro dei tavolini, sarà per il caffè, sarà perché Emanuele e Andrea mi trattano meglio del migliore dei clienti, sarà perché ci sono i Groove Armada in sottofondo; ma il Caffè di Roma di Piazza Solferino è il mio ufficio preferito.
Certo, il "gran capo" non ne vuole sapere di mettere il wi-fi, dice che troppa gente si addormenterebbe al tavolino col pc (ribatto: "Ma dai!! Chi vuoi mai che possa passare tre ore a lavorare in un bar! Ma figurati... si, si figurati proprio... ma pensa te!! Ma come puoi credere... il Wi-Fi? No, eh?).
Ci si deve arrangiare.
Siano lodate le "connet card brodbend".

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29 novembre 2007

Democrazia al chutney

Il giuramento del Presidente pakistano Musharraf

Prima ha dichiarato lo stato d'emergenza, sospendendo la Costituzione e allontanando dalla Suprema Corte i giudici a lui sgraditi.
Poi ha aspettato che la Suprema Corte respingesse tutti i ricorsi contro la sua elezione e ha delegato il comando delle Forze Armate ad un uomo di sua fiducia.
Stamane Musharraf ha svestito la sua tradizionale divisa militare e, in abiti civili, ha giurato fedeltà alla Costituzione pakistana, sempre lei.
Bush, nei giorni scorsi, ha espresso piena fiducia in Musharraf.
In questo caso non servono esportazioni chirurgiche.

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Si lavora e si fatica

La protesta dei tassisti romani. Aspettando la vendita di Alitalia

"Non posso parlare. Va bene, faccio questa dichiarazione, poi però il TG3 non venisse tra i tassisti perché fa un'informazione faziosa".
Roma, Piazza Venezia, centro del centro città.
I tassisti sono fermi da due giorni. Protestano contro la possibilità che il comune rilasci le autorizzazioni per
500 nuovi taxi a fronte della richiesta della categoria di aumentare le tariffe. Sembra uno scambio dignitoso ma i tassisti non ci stanno e decidono di bloccare le loro auto. Non a casa loro (che già sarebbe grave) ma nel bel mezzo della strada.
Si lamentano, dicono che Veltroni dovrebbe salire su una macchina e capire quanto sia faticoso il loro lavoro; dicono che guadagnano poco.
Ma se tutta questa fatica non è compensata dal guadagno, perché non cambiano lavoro?
Possono sempre andare verniciare carrozzerie in fabbrica, o possono rispondere al telefono in un call center, o possono assistere alle colate in fonderia, o possono sistemare pacchi di pasta tra gli scaffali di un supermercato. Sono sempre più rare, ma c'è pure qualche miniera.

Se Alitalia trovasse davvero un compratore, la protesta dei tassisti romani verrebbe derubricata a mero fenomeno di colore, quasi un carnevale anticipato.
Si prospettano dai 3000 agli 8000 posti di lavoro in meno (tra licenziamenti diretti e outsourcing).
Per evitare che i cieli italiani diventino come Piazza Venezia e che talune forze politiche (facendo spallucce sulle proprie responsabilità) cavalchino la protesta, il Governo probabilmente s'inventerà qualcosa di molto simile ai prepensionamenti.
In passato è stato chiesto a piloti ed hostess Alitalia di lavorare di più, mantenendo pressoché intatto lo stipendio. Hanno rifiutato, perché il loro lavoro (hanno detto) è faticoso.

Servizi pubblici?
Certo, paghiamo noi.

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26 novembre 2007

Confini

Di quanto sia sottile la linea che ci separa dal grande schermo

Lo sai dalla prima volta.
Hai appena messo piede in un vecchio cinema parrocchiale e stanno proiettando un vecchio western.
Poi vorresti andare al cinema da solo ma tua madre non vuole che tu vada da solo a due chilometri da casa; così ti dice che, se proprio vuoi, puoi andare al cinema che c'è all'angolo della strada (non essendosi minimamente accorta che da qualche anno programmano solo porno).
Poi arriva pure il giorno in cui al cinema ci metti piedi da solo perché sei in villeggiatura e i pugni di Bud Spencer non fanno paura.
E poi ricordi l'unica volta in cui addirittura tutta la famiglia è andata insieme all'Eliseo (la prima multisala in Italia, così narra la leggenda) per vedere Arbore, Benigni, De Crescenzo, Luotto, Bracardi, Marenco... "FF.SS., ovvero che mi hai portato a fare a Posillipo se non mi vuoi più bene" (Federico Fellini South Story).
Si, lo hai sempre saputo, è solo finzione, quella storia esiste solamente sullo schermo.
Ma appena si spengono le luci in sala la barriera cade, e tu dentro la storia.

Una sorella, un fratello, il padre affetto da demenza senile.
Devono prendersi cura del vecchio, anche se lui s'è preso poco cura di loro.
Relazioni sentimentali con il freno a mano tirato, lavori precari, solitudine, paura d'inseguire i propri sogni, ospizi.
Dalle palme di Sun City al freddo di Buffalo.
Ma alla fine la pioggia si placa.
[THE SAVAGES]




Cacciato dalle migliori scuole private, ad un giovane di buona famiglia americana non rimane che il liceo pubblico.
Cerca e ottiene la benevolenza dei suoi nuovi compagni, diventando il loro confidente psicologico e procacciatore di psicofarmaci.
Ma chi ha voglia d'ascoltare lui?
Come dice il regista, "una dichiarazione d'amore ai giovani".
[CHARLIE BARTLETT]




Un uomo è costretto da un incidente d'auto su una sedia a rotelle.
Per salvare il matrimonio, la moglie lo coinvolge in una terapia di gruppo, dove altri disabili e i loro familiari si affidano al pensiero positivo.
Impotenza, frustrazione, sensi di colpa, richiesta d'amore e di sesso.
Ma, soprattutto, tanta rabbia. Sana.
[KUNSTEN A TENKEN NEGATIVT/THE ART OF NEGATIVE THINKING]





Una storia finita male e una torta di mirtilli che nessuno ordina.
Una ragazza racconta le sue pene ad un giovane barista.
Lui si innamora di lei.
Ma lei deve attraversare la strada e partire.
Incontri nell'America ordinaria e cartoline d'amore.
Un lungo viaggio per far pace con se stessi e superare la paura d'amare di nuovo.
[MY BLUEBERRY NIGHTS]




Quarant'anni di vita insieme.
Poi la malattia di lei convince entrambi a prendere la sofferta decisione dell'inevitabile ricovero.
Ma l'Alzheimer avanza crudele.
Lei non si ricorda più di lui e stringe un affettuoso legame con un altro paziente.
Quando l'amore non finisce ma è costretto a cercare altre ragioni.
[AWAY FROM HER]


Non guardi un film a caso, lo scegli per l'umore, perché pensi che in quella storia puoi trovare qualcosa che hai vissuto pure tu. E quando anche l'ultimo titolo di coda è passato, un sorriso o una lacrima bloccata a stento ti lasciano in quella terra di mezzo che c'è tra te e lo schermo, dove il racconto si confonde con la tua vita.

Vedi il sorriso di quell'infermiera e senti il ragazzino che parla delle sue prodezze di portiere, due allegri marziani atterrati nel reparto di geriatria all'ora di pranzo.

Ricordi che non sapevi come parlare di certe cose ai tuoi genitori e allora non preparavi l'interrogazione e facevi scena muta di fronte al tuo sorpreso professore.

Vedi quanto sei maldestro. "Denis... non è che tieni premuto con il dito?". Si, amico mio, scusami, adesso metto a posto. E' che a volte mi sento in colpa anche se io colpe non ne ho; e sento rabbia, quella che tu sembri non provare mai, e mi arrabbio con quelli che stanno sempre a lamentarsi e tu non ti lamenti mai.

Pensi alle contorte traiettorie dei sentimenti, al bisogno di partire per un viaggio che non puoi dividere con nessuno.

Sai che anche le distanze e i dolori più grandi non separano mai davvero.

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23 novembre 2007

Single in the rain

Tutti questi momenti non "andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia"

Finalmente.
Tre giorni di pioggia quasi incessante.
E' arrivato uno di quegli amabili pomeriggi autunnali grigi, c'è questa pioggerellina fitta fitta che non sai se aprire l'ombrello o meno. Allora meglio un berretto, come fanno le persone serie di quei paesi seri dove la pioggia è un affare serio. Quelli che quando piove non strillano all'emergenza, e i loro fiumi rimangono dentro gli argini e non chiedono lo stato di calamità come fosse un caffè al bar
.
Ecco il buio.
Los Angeles non è proprio dietro l'angolo ma forse qualche replicante si aggira anche tra noi.
Non è ancora "tempo di morire". Magari con un po' di fortuna riesco pure a entrare al Festival.
Qui non ci saranno le passerelle rosse ma con Moretti si vogliono imbucare tutti.

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20 novembre 2007

Biglie

Giochiamo alla politica?

"Bello! Son contento!!! Siii!!!!!!!
Da adesso io c'ho il mio partito e voi no!!!
Bleaaahhhhhh!!!!
E lo chiamo come piace a me:
Partito delle Biglie della Libertà!!!"
Hanno i lucciconi agli occhi e tirano su col naso mentre guardano Silvio.
Poveri Gianfranco, Pierferdinando e Umberto.
Fan tenerezza

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E' uno sporco lavoro

Cinema e parole

Venerdì 24 prenderà avvio la venticinquesima edizione del Torino Film Festival, la prima sotto la direzione di Nanni Moretti.
Aspettiamo le proiezioni per i giudizi (non sia mai darne prima). Per il momento ci si può limitare ad osservazioni da profani: tra i 15 film in concorso è scomparso il medioriente, l'Europa dell'Est si salva con la Lettonia, la fanno da padrone (per così dire) gli Stati Uniti (3 film) e l'Australia (2 film).
Al solito, non sarà semplice districarsi in mezzo alla bulimica offerta; ma è la parte più bella d'un festival, il reale imbarazzo della scelta.
Nell'attesa divoriamo il programma.
"Il corollario ideale di A History of Violence, nel cuore di Londra invece che in America".
Fin qui mi ispira: Eastern Promises, l'ultimo film di David Cronenberg. Si, voglio vederlo. Che altro dice?
"Una donna, un neonato, un autista killer affrontano le ombre che affiorano dal passato e le violenze che si consumano quotidianamente”.
Sulla violenza, nulla da eccepire. Le donne, i bambini e anche i killer (perché no?), possono subirla.
Ma quali ombre dal passato possono affiorare per un neonato?
Deve essere un’impresa infame scrivere schede per centinaia di film.
Buon lavoro a tutta l’organizzazione del Festival.
Soprattutto al Segretario Generale…

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18 novembre 2007

Parentesi

Questo post è per X e Y

Il cane che X porta a spasso per il bosco il sabato mattina porta dritti al post, che si trova qui (insieme ai commenti), basta cliccare.
Si apre una pagina, appare la scritta "Please, scroll down to see download link", bisogna scorrere la pagina fino a quando non si incontra un cronometro che conta alla rovescia, attendere una quarantina di secondi, tempo necessario perché sulla pagina compaia il link. Cliccare sul link e salvare il file sul proprio computer.
E' un file di word. Per aprirlo basta scrivere il nome del simpatico cane di X.

Lungo la strada un incidente di percorso può capitare e si cerca soccorso.
Adesso la mia stazione di servizio chiude.
FINE

[Aggiornamento, a distanza di qualche anno: uh, ovviamente quel file non c'è più da un pezzo. Non c'è nemmeno più la rabbia che aveva agitato le mie dita. E non c'è l'amarezza, questo è più importante. C'è il ricordo, quello non si può cancellare e nemmeno voglio. Per questo non cancello nemmeno il post].

17 novembre 2007

"Per ogni cosa c'è il suo momento"

Parmigiano, burro, e altre considerazioni sul tempo

"Il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo".

Nei Peanuts era Linus l'esperto della Bibbia. Declamava i versi del libro più noto anche a chi (come il sottoscritto) la Bibbia ricorda solo un volume nella libreria di casa: l'Ecclesiaste.

"C'è un tempo per nascere e un tempo per morire".

Ho tenuto in frigo per un mese abbondante del burro e del parmigiano, senza usarli. Ieri, nella fretta (nemesi), ho deciso di farmi una banale pasta al burro.
C'è un tempo per ogni cosa. E io ho perso il tempo di quel burro e di quel parmigiano. Si, loro sono ancora relativamente commestibili, ma quella pasta sapeva di vecchio, era vagamente amarognola.
Certo, una minestra riscaldata sarebbe stata peggio.
Ma non è vero che tutte le minestre riscaldate siano insipide.
Ho chiesto ad un'amica di farmi la doggy bag con le trofie al pesto che avevamo avanzato a cena. Il giorno dopo erano ancora buone, così pure i fagiolini con le patate.
E l'amica ha occhio per le minestre riscaldate.
"Hai visto la signora che c'era su alla festa?"
Si.
"E' la moglie di quel signore che era accanto a lei".
Ho immaginato.
"E' anche la vicina di casa della festeggiata".
Particolari. Andiamo avanti.
"La signora sei mesi fa ha lasciato il marito perché s'è innamorata di un altro uomo. Qualche giorno fa è tornata dal marito. Hanno deciso di vendere casa e di ricominciare da un'altra parte".
Dev'essere una bella mansarda. Quanto vogliono?

"C'è un tempo per nascere e un tempo per morire.
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace".

Ho già perso troppo tempo.
Stasera è tempo d'andare a ballare.

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16 novembre 2007

Viva l'Italia

Senso dello Stato e ricordo di un giornalista ucciso

Un poliziotto dice che dalla sua pistola il colpo mortale è partito solo perché in quel momento stava anche cercando di scrivere un numero di targa.
Un magistrato respinge la richiesta di custodia cautelare perché, secondo lui, a causa dell’indulto e degli altri benefici di legge, si può presumere che gli imputati, se condannati, non sconterebbero la pena in prigione; quindi, è inutile arrestarli.
Un’alta carica della Stato dice che “bisogna sottrarre i partiti dall’obbligo di coalizione coatta”. Cioè, “va bene se devono dichiarare prima delle elezioni l’alleanza attesa, ma poi deve essere il Parlamento a definire i governi”.
Etica della responsabilità. In Italia è l’ossimoro per definizione.
Casalegno è morto invano?

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11 novembre 2007

Allora ciao

O l'arte di usare le parole

C'è chi all'ultimo minuto, col fiatone in gola e senza biglietto, sale su un treno che non è il suo ma lo diventa.
C'è chi sale su un treno prima che parta, facendo attenzione a non rovesciare il caffè che ha in mano e a scendere prima che il treno parta.
C'è chi il caffè lo mette in un barattolo, e il caffè si rovescia nel sacchetto per colpa delle curve ma le brioche si possono ancora mangiare sedendosi sull'erba fredda.
C'è chi compra un pennarello e un quaderno, e poi ruba anche degli adesivi e tappezza un portone di parole.
C'è chi le parole le tronca in un sms e chi certe parole proprio non le vuole sentire nominare.
C'è chi con i nomi ci gioca, perché Matteo è divertente ma Carlotta di più.
C’è chi si diverte ad assemblare immagini e sciocche canzoni.
C'è chi, invece, si avvicina per appoggiare la sua la testa alla tua spalla e poi subito si addormenta.

Le cose si possono dire nei modi più disparati.
E dire addio non sfugge alla regola.

Allora ciao.

Perché a volte non è semplice.
"How insensitive I must have seemed.."
Perché a volte c'è ben poco da dire.
"What was I to say? What can you say when a love affair is over?".

Si può lasciare qualcuno anche se lo si ama ancora?
A quanto pare si.
Allora ciao.

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03 novembre 2007

Studio 2

Allo Spazio 211 la festa per ricordare un locale leggendario

Le luci colorate mimetizzano i capelli brizzolati di chi poga.
“You gotta fight, for your right!”
Le rughe lasciano intatto il fascino delle ragazze di ieri.
“Don’t you want me, baby?”.
Via Nizza 32 non ha mai chiuso.
“Nessuno, ti giuro, nessuno, nemmeno il destino ci può separare”.
Lunga vita allo Studio 2!
31 ottobre 2007

[“Ehi! Hanno costruito un silos sui miei ricordi!” – Snoopy]

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30 ottobre 2007

Occhi

Perché quello che vedo io non è quello che vedi tu

Husserl avrebbe detto che la coscienza è intenzione. Cioè l'oggetto è sempre lo stesso ma se io ho un'intenzione di giudizio, di sentimento o di desiderio, lo rappresenterò in modo diverso.

Si, vabbé... ma una cantonata?

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I feel for you

Due gay possono baciarsi tranquillamente per strada?

Già da tempo la regione Piemonte ha creato un sito internet per promuovere il turismo: si chiama Piemonte Feel.
Oggi sulle pagine web de La Stampa campeggiava, in alto a destra, la pubblicità di Piemonte Feel.
Fin qui, niente di strano.
La sorpresa sta nella foto scelta da Piemonte Feel: due ragazzi che si baciano su un autobus.

Se fossimo in un paese normale non dovrebbe esserci nulla di sorprendente.
Invece siamo in un paese dove da più di 20 anni, a Torino, c'è un importante festival cinematografico con tematiche omosessuali (meglio: gay, lesbiche, bisessuali e transgender), e tutti gli anni qualcuno scende in piazza a chiedere che gli enti pubblici non diano soldi a questa manifestazione. Un paese dove se qualcuno ti vuole offendere la prima cosa che ti dice è che sei frocio. Un paese bigotto, dove chiunque abbia una sessualità diversa da quella eterosessuale viene guardato storto. Un paese dove se vediamo due ragazzi o due ragazze baciarsi, siamo comunque un po' sorpresi, perché non abituati.

Per questo è una gran cosa che Piemonte Feel abbia deciso, tra le varie fotografie che scorrono sul suo sito, di inserire anche quella dei due ragazzi.
Chissà se ora qualcuno scriverà scandalizzato alla Stampa. O magari da Piemonte Feel diranno d'essersi sbagliati o che, in realtà, trattasi di un ragazzo e una ragazza (e l'inganno nasce dal non vedere che uno dei due ha la coda).
Quando saremo veramente liberi di fare quel che ci piace?
Forse potremmo iniziare a fregarcene del giudizio altrui...

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24 ottobre 2007

Risveglio?

E' tortuosa la strada verso l'addio ai sogni

"Oh, cosa sarà, che ti svegli al mattino e sei serio
che ti fa morire di dentro di notte
all'ombra di un desiderio, cosa sarà.
Che ti spinge ad amare una donna bassina e perduta
la bottiglia che ti ubriaca anche se non l'hai bevuta.
Cosa sarà che ti spinge a picchiare il tuo re
che ti porta a cercare il giusto dove giustizia non c'è.
Cosa sarà che ti fa comprare di tutto
anche se è di niente che hai bisogno
cosa sarà che ti strappa dal sogno
".

Era il 1979, lo stesso anno di Banana Republic. Sempre Dalla e De Gregori.
A dieci anni è più facile seguire la musica e non le parole. Se già sei un minimo propenso al sogno, la musica ti fa volare.
Sogni New York e lo Studio 54, ma balli davanti ad una radio nera e non hai lo stereo.
Sogni di girare l'Europa e parti con la guida, ma fai cento volte il giro dell'isolato in bicicletta.
Sogni d'essere Zaccarelli ai Mondiali, ma non puoi neanche andare ai giardini perché al posto delle porte ci sono i sacchetti di sabbia e stanno processando chi sognava la rivoluzione.
Sogni che il tuo primo concerto sia quello di Bob Marley al Comunale, ma sei ancora troppo piccolo e dici: "La prossima volta".
No, la prossima volta non c'è stata.

Sbatti la faccia contro le realtà più ovvie.
Non importa, ti ostini a pensare che cambieranno o, peggio, che tu possa cambiarle.
Non sarà razionale, ma ti salva solo un'ostinazione volubile.
Altro giro, altra corsa!

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22 ottobre 2007

Bachi

Estetica della camicia di seta

“Ciao! Ti ricordi di me?”.
La signora dai capelli rossi si avvicina ma lui rimane immobile. Finge di non riconoscerla, poi da sotto i baffi sbuca un sorriso, le mette una mano sul braccio e la saluta. Solo dopo un po’ mi accorgo che lui sta in piedi su una pedana in legno che lo fa più alto di qualche centimetro appena, quelli sufficienti per riuscire a prendere le castagne dal fuoco. Ne infila alcune in un sacchetto di carta e le regala alla sua amica. È fortunata, perché per un sacchetto simile Mimmo chiede anche tre euro. “Da Mimmo caldarroste” deve essere un’istituzione a Pavia, ed è parcheggiato con la sua Ape davanti all’istituzione cittadina per eccellenza, la pellicceria Annabella, quella di Alain Delon.
È un punto strategico del centro città, dove Strada Nuova e Via Cavour s’incrociano, giusto alle spalle della piazza principale, Piazza della Vittoria. Per quello che mi riguarda la vera istituzione si trova però a 50 metri da lì: è la pasticceria Vigoni, dove si produce “la vera torta Paradiso”.
È il primo vero sabato di freddo autunnale. Alcune signore sfoggiano i primi leggeri cappotti color beige, una azzarda addirittura un prematuro piumino bianco come la panna. Due coppie di immigrati passano a poca distanza l’una dall’altra e sembrano macchie estranee nel quadro che li circonda, fatto di ragazzini con pantaloni da rapper, universitari ben pettinati, famiglie a struscio con passeggini. Qualcuno cerca d’essere stravagante, mettendo una felpa al suo bassotto.
Eli si sbraccia, la riconosco a malapena perché nasconde la sua folta chioma di capelli ricci sotto un cappellino con visiera. Mi porta a prendere un aperitivo sotto casa sua, a due passi dal Duomo, in un locale alla moda. Non ci vediamo da un bel po’ di tempo, sono tante le cose da raccontarci. Qualche rapido aggiornamento sul lavoro prima di passare a quello che più ci interessa. “C’è qualcuno?”.
Nonostante io sia più vecchio di tre anni, lei mi chiama ancora cuginetto. Certo, la sua statura l’aiuta. Ascolto le storie di cuore degli ultimi mesi.
“Vedi, cuginetto, le persone non sanno più apprezzare le cose belle”.
Cioè?
“Ho fatto questo esempio ad una mia amica. Sei in giro e vedi una camicia di seta che ti piace proprio. Costa cinquanta euro e vorresti comprartela. Poi vai al mercato e vedi un’altra camicia, ti piace pure quella ed è una camicia alla buona, di quelle che costano una decina di euro. Che camicia compri, ho chiesto alla mia amica? Risposta: quella del mercato! L’ho mandata a cagare. Ma come, quella del mercato??! Hai la possibilità di spendere solo qualche euro in più, per avere una camicia bella, di quelle che ti durano e tu ti accontenti di prenderne uno che dopo qualche mese non potrai più mettere!? Vedi cuginetto, non è solo una questione di soldi, è che la camicia di seta richiede più impegno, per lavarla e poi per stirarla, per tenerla bene…”.
Devo imparare a stirare meglio le mie camicie.

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18 ottobre 2007

Zebre

Intelligenza e razze

Una vera boccata d'ossigeno.
Non se ne poteva più di bambini scaraventati dal balcone, protocolli sullo Stato sociale, primarie del Partito Democratico, innovative Feste del Cinema con la Loren a fare da madrina.
Finalmente una bella notizia di quelle che fanno scalpore.
Uno scienziato americano, James Watson (tra gli scopritori del DNA), ha detto che è pessimista sul futuro dell'Africa. Perché tutte le politiche di solidarietà occidentali sono basate sul presupposto che la nostra intelligenza è uguale alla loro. Mentre - afferma Watson - i test dicono il contrario...
E stamane sui nostri giornali c'è chi (Corriere della Sera) ha ricordato come ci siano un sacco di neri in posti di potere; e chi
(il Giornale) ha dato voce ai dubbi di qualche nero che si domanda come mai alcuni neri come lui abbiano problemi d'apprendimento.

Come hanno fatto eserciti di ridottissime dimensioni (eufemismo) come quelli di Cortes e Pisarro ad avere la meglio sull'impero azteco e su quello inca?
Perché i connazionali che erano arrivati prima di loro in America Latina avevano portato una malattia sterminatrice, il vaiolo; e perché i loro eserciti disponevano di grandi navi, di armi in acciaio e di informazioni scritte.
In altre parole, gli spagnoli erano tecnologicamente superiori.
E perché i discendenti degli euroasiatici erano superiori tecnologicamente e sono riusciti a dominare per secoli gli abitanti dell'Africa, dell'America e dell'Oceania?
Lo spiega in maniera chiara Jared Diamond in un saggio di qualche anno fà: "Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni".
In breve: a differenza degli altri continenti, l'Eur-Asia disponeva di molte più specie animali e vegetali addomesticabili. Questa grande varietà consentì di passare più velocemente dallo stato primitivo di cacciatori e raccoglitori a quello di allevatori e agricoltori. L'accresciuta disponibilità alimentare permise a un'ampia fascia di popolazione di dedicarsi ad attività diverse dall'agricoltura e dall'allevamento. Le società agricole divennero sempre più complesse: nacquero burocrazie, eserciti e si svilupparono nuove tecniche.
Addestrare una zebra non è così semplice...
Alla faccia dell'intelligenza.

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Varia umanità

A spasso per la via

Probabilmente hanno ragione loro. Tu la testa non l'hai mai alzata, hai sempre tirato dritto con la certezza di sapere cosa ci fosse intorno a te. Invece quei turisti che sembrano filippini stanno fotografando dei balconi che non avevi mai notato prima. Si, hanno ragione: sono di fattura davvero pregevole...
A meno di non essere completamente assorto dai tuoi pensieri, è più facile accorgersi delle persone.
Una ragazza canta una nenia insopportabile, una filastrocca di parole incomprensibili. Tiene in mano un blocco di fogli, quasi stesse recitando, ha gli occhi sbarrati, sembra invasata. Al suo fianco, buttato a terrà, c'è un sacchetto di plastica aperta, forse per raccogliere le monete che qualche passante disperato dovrebbe lasciarle.
Posi l'occhio su un volto che ti sembra noto. Dove l'ho già visto? Ah, si, in televisione. E' un giornalista, ha diretto un quotidiano e prima ancora un telegiornale. Adesso parlotta tra se e se per strada. Non deve avergli fatto un gran bene tornare indietro dopo essere stato inviato in una delle capitali del mondo.
Non sarà Regent Street ma forse via Garibaldi è anche meglio.
E' bello passeggiarci soprattutto sotto la pioggia, in un pomeriggio reso corto dall'autunno.
O anche mangiando un panino alla testina toscana, preparato con cura d'altri tempi dal salumiere di Via Barbaroux.

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16 ottobre 2007

Uberto

Raccontare è faticoso

Uberto fa il minatore.

Tutte le mattine, quando ancora è buio, Uberto esce di casa, arriva alla miniera, accende la candela sopra il casco ed entra nei cunicoli. Ogni sera, quando è già buio, Uberto porta a casa un po' del carbone che raccoglie in miniera, e lo usa nella sua stufa. Uberto - non lo diresti - ma ha una casa grande, con ben 95 stanze. Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto... vabbé... settanta... novantatre, novantaquattro e novantacinque! Per riscaldare tutte le stanze Uberto ha collegato un lunghissimo tubo di ferro alla stufa e il tubo corre per tutta la casa. Però Uberto, ben presto, s'accorge che il tubo riesce a scaldare solo le stanze più vicine alla stufa. Pensa e ripensa, Uberto dice: "Devo inventare qualcos'altro... devo inventare... si, ci sono! L'acqua calda!". Con un marchingegno tutto nuovo, Uberto riesce a far passare l'acqua nel tubo, ed è acqua calda. Così l'intero lungo tubo diventa bollente e tutte le stanze si scaldano, e pure in poco tempo.
Intanto Uberto continua a fare il suo lavoro di minatore. E un bel giorno - perché era un bel giorno anche se Uberto non lo sapeva - al posto delle pietre nere di carbone trova delle pietre gialle gialle, che luccicano. Uberto è preoccupato: che se ne fa di quelle pietre? Mica può usarle nella stufa... Quella sera Uberto è triste. Il suo sacco è pieno di pietre gialle e nessuna pietra nera di carbone. Tutt'intorno è buio fitto, come ogni sera. Come d'incanto, all'orizzonte, Uberto intravede una luce. Uberto aumenta il passo e finalmente raggiunge il punto luminoso. La luce arriva dai capelli di una bellissima ragazza. Uberto cerca di pulirsi la faccia, che' è sporca di carbone, ma si zozza ancor di più! La ragazza ride. Uberto estrae una pietra gialla dal sacco e la fa vedere alla ragazza dai capelli lucenti. "Ma è una pietra preziosa!", esclama la ragazza. "E' oro, lo sai?". Uberto la fissa per un po'. "Si, ma io con queste pietre non posso mica scaldare la mia casa...". Afferra il sacco e lo scaglia lontano lontano nel buio della notte. Per lui c'era qualcosa di più prezioso di tutte quelle pietre gialle. Così Uberto prende la mano della ragazza dai capelli lucenti e inizia a camminare verso casa...

"E la candela sul casco?", chiede il figlioletto del mio amico, ancora con gli occhi spalancati e senza la benché minima intenzione di provare a dormire...

Forse non sono fatto per raccontare fiabe ai bambini.
O forse era solo colpa dei capperi sulla pizza a cena.

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15 ottobre 2007

Orgoglio di zio

"Andrea, come si chiama?"
"Giaadaaa!"
"Ed è bella?"
"Siiiiiiiii!!!".
3 anni e ha già perso la testa per una di 5...
Bravo mio nipote.
Il dna non è un'opinione.

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12 ottobre 2007

Eredità

"No, io non sono a destra. Sono ancora più a destra.
In Somalia ci sono ancora le pietre miliari con l'aquila e il fascio littorio!
Spettacolare!".
Così il fabbro che è venuto a ripararci la serratura in ufficio.
Chissà se Ali Imam Sharmake la pensava nello stesso modo.

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11 ottobre 2007

Can-didati

Peccato davvero che abbia declinato l'invito.
Si, Veronica Lario avrebbe fatto la sua figura nel Barnum di Veltroni.
Il Sindaco di Roma dice: "sarebbe bello disporre di un contesto dove Veronica Berlusconi possa dare un suo contributo"; e aggiunge che la moglie di Berlusconi ha "due caratteristiche rare, entrambe utili a questo Paese: è open minded, curiosa e ha una grande autonomia intellettuale".
Disporre di un contesto...
Open minded...
Feuerbach diceva: "der Mensch ist was er isst", l'uomo è quel che mangia.
Una proposta per le primarie del futuro: Er Canaro.


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10 ottobre 2007

Consapevolezza

Quando ti accingi ad un'impresa importante, il primo passo è sempre quello più difficile.
Spesso ti blocca la paura. E se non è la paura sono i dubbi, i ripensamenti dell'ultimo minuto.
Sei lì, immobile. Sai che ti vuoi muovere ma... niente... non ti sposti.
Certo, dipende da cosa intendi per "primo passo".
Il debito pubblico sfora il 100% del prodotto interno lordo?
Dovresti tagliare le spese, soprattutto quelle superflue. Ma qual è il primo passo?
Basterebbe già solo essere consapevoli che il baratro è vicino, che stiamo tirando a campare, che possiamo raccontarcela ancora per poco, che dovremo vincere la paura, che faremo delle scelte solo apparentemente drastiche, che i benefici futuri saranno maggiori dei dolori presenti.
Ma c'è qualcuno che abbia già solo il coraggio di dire:
"sto facendo una cazzata e ne sono consapevole"?
C'è.
E dobbiamo fargli sapere che questo è il primo passo.
Aspettiamo gli altri, più o meno pazientemente.
Magari mettendoci a dieta, con le poche riserve che abbiamo messo da parte.
Ha da passà 'a nuttata...

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09 ottobre 2007

Conto alla rovescia

"Se non ti scalda il sole del mattino non ti scalderà quello del pomeriggio".
Proverbio iraniano.
Lo dice il vecchio protagonista de "La mela", film di Samira Makhmalbaf, regista come papà Mohsen.
Storia triste, e ispirata a un fatto vero, di due bambine analfabete tenute segregate in casa. Il padre giustifica la loro condizione con la cecità della madre e con la necessità di tenere le bambine lontane dai pericoli della strada.
"La donna è come un fiore: se prende troppo sole appassisce". Ma all'uomo si contrappone un'altra donna, l'assistente sociale che cerca d'aiutare le bambine.
Un vero e proprio inno alla libertà.
Vidi questo film nel '99 in un piccolo cinema di Roma, il Politecnico. All'inizio della proiezione in sala c'eravamo solo io e Gabriele, poi sui titoli di testa in quattro.
Passammo i giorni successivi a scherzare sui proverbi iraniani e ne inventammo di assurdi.
"Lo stolto può dissimulare l'udito di fronte all'onda del maremoto inatteso. Ma quando la lapide, violenta, urterà il suo orecchio, la sentirà".
Tutto questo mi torna in mente dopo aver letto che per Seymour Hersh (giornalista del "New Yorker") l'attacco degli USA all'Iran è vicino. L'amministrazione Bush avrebbe capito che la minaccia nucleare iraniana fa poca presa sull'opinione pubblica americana; meglio puntare sul pericolo rappresentato dagli sciiti iraniani che, protetti dal loro Governo, addestrerebbero iracheni per colpire le truppe americane e i civili in Iraq.
In Italia il sole iraniano non ha finora scaldato abbastanza.
Ma io aspetto di poter scendere in piazza a cose fatte, sfoggiando una bella maglietta colorata.
Col sole tiepido del pomeriggio, ovvio.

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Chiavi di lettura

Me lo immagino così un secondino: un voluminoso mazzo di chiavi, tenuto insieme da un grande anello in metallo. Ognuna delle chiavi serve per aprire e chiudere celle, cancelli divisori, grossi portoni in ferro.
Socchiudendo gli occhi per qualche istante sembra proprio un carcere. Un cancellata in ferro, un uomo che afferra il suo mazzo di chiavi e cerca quella giusta per entrare.
Ma è Porta Palazzo, l'ingresso di una casa che si affaccia su Piazza della Repubblica.
E quello è un postino, con le chiavi dei condomini della zona.

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05 ottobre 2007

Banalità

Camminare il 5 di ottobre a Torino in maniche corte, fermarsi davanti alla vetrina dell'Upim per ammirare un maglione in cachemire che costa "solo" 139 euro, constatare quant'è comoda la metropolitana fino a Porta Nuova quando devi tornare in fretta a Porta Susa.

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28 settembre 2007

Solidarietà al popolo birmano


Oggi non indosso una maglietta rossa.
Ma è possibile ugualmente fare qualche piccolo gesto concreto per aiutare il popolo birmano.
La sezione italiana di Amnesty International ha organizzato due sit-in:
oggi a Roma, alle 17.30 davanti all'Ambasciata del Myanmar (in via della Camilluccia 551);
domani 29 settembre a Milano, alle 16.30 in Piazza della Scala.
E' possibile anche firmare un appello urgente alle autorità birmane perché cessino la repressione.
Un piccolo gesto, ma serve.
Serve a far sentire la nostra presenza a tutti i birmani che stanno rischiando la loro vita in piazza per avere democrazia.
E serve per far capire ai militari birmani che, nel mondo d'oggi, un Paese isolato non può resistere a lungo.
Dobbiamo far sentire la nostra voce. Solo in questo modo anche le autorità italiane si sentiranno in imbarazzo e troveranno la forza per chiedere ai militari birmani, e al governo cinese che li protegge, di fermarsi.

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27 settembre 2007

Articoloventuno

Mancano pochi giorni, ma proprio non ci riesco ad appassionarmi alle primarie del Partito Democratico.
Rifondazione e Comunisti Italiani ci provano; ma senza arrivare ai penosi sorpassi a destra in autostrada, nella corsia d'emergenza, manco loro riescono a bucare il mio muro di diffidenza e malinconia.
La sinistra democratica non sono ancora riuscito a capire cosa voglia, forse aspettano di vedere dove davvero si collocherà il PD.
Non m'ispiravano i girotondi come m'ispirano poco tutti quelli che pensano sia semplice passare dalla sacrosanta analisi critica di Grillo all'effettiva capacità di governare e mediare interessi/conflitti.
Insomma, forse sono solo un bel qualunquista che osserva da fuori e non si vuole sporcare le mani.
Ma quando sento al giornale radio che Mussi viene definito come appartenente alla "sinistra radicale"...
La realtà è complessa, come diciamo per semplificare e nasconderci dietro un dito.
Ma non pensavo che descriverla richiedesse così tanta creatività.
Si, mi serve un pusher.

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