03 febbraio 2013

DIARIO MINIMO DA MIAMI - 19 - Ai Ravens il Superbowl XLVII

"Oh! Ma sembra il fratello di quello dei 49ers!".
Un mese fa nemmeno sapevo che l'allenatore dei Ravens, John Harbaugh, avesse davvero un fratello, e che quel fratello fosse l'allenatore dei 49ers, Jim Harbaugh. Stasera papà e mamma Harbaugh sono in tribuna a New Orleans, tirati a festa, per godersi lo spettacolo dei loro figlioli nella partita dell'anno: Baltimore Ravens contro San Francisco 49ers, Superbowl numero 47. Ma qui, per rendere più epico il tutto, si usano i numeri romani: XLVII.
A metà partita i Ravens sono sopra di quindici punti, 21 a 6. Capisco poco di football americano, ma secondo me solo loro possono perdere questa partita. Il quarterback di San Francisco, Colin Kaepernick, che aveva fatto cose grandi durante tutta la stagione, stasera è andato in crisi dopo nemmeno un minuto, con un pessimo drive che ha regalato subito la palla all'attacco di Baltimore. Ed ha proseguito anche peggio, facendosi intercettare in momenti cruciali.
Non ho sentito Alicia "Parsley" Keys cantare l'inno nazionale (anche se dall'Italia l'amico Bit mi scrive che l'esecuzione è stata penosa). Dopo la figuraccia rimediata il giorno dell'insediamento di Obama, dove le sue labbra erano evidentemente fuori sincrono, Beyoncé è la protagonista dello spettacolo di metà gara. Ascoltando l'interminabile medley, ho capito che tutte le canzoni che ho cercato di evitare in questi anni erano sue.

Il Superbowl è soprattutto festa, un grande pretesto, anche per chi non è tifoso, per ritrovarsi con gli amici e mangiare senza limiti. Per settimane i supermercati sono pieni di cibo e bevande da consumare rigorosamente in questa domenica.
Il Superbowl è il momento in cui le aziende spendono di più per creare spot pubblicitari ad hoc per l'evento. Il migliore è quello della NFL. Per ringraziare i suoi fan, si vedono degli enormi pacchi dono recapitati davanti alle case dei tifosi. Da uno di questi escono dei giocatori che aiutano a pulire il giardino. Spettacolare. Sempre della NFL, bello anche lo spot con le immagini di repertorio della famiglia Kennedy che gioca a football.
Inizia il terzo quarto. Dopo 11 secondi i Ravens sono di nuovo a segno. Con 109 Yard, Jacoby Jones ha fatto registrare il ritorno più lungo della storia della NFL. Touchdown e choc per i 49ers. Jim Harbaugh si dimena come un disperato.
Sorpresa. San Francisco non fa in tempo a riprendere il gioco che su metà Superdome cala il buio, causa blackout. Il cronometro segna il minuto 13 e 22 secondi. Metà Mondo, che aspetta solo il momento buono per cogliere in fallo gli Stati Uniti, starà facendo festa per la brutta figura in diretta. E poco importa se farà festa con la bava alla bocca. Qui, intanto, si parla di quindici minuti per ripristinare la potenza necessaria. Ma dopo 28 minuti ancora non si vede soluzione. Si vede invece John Harbaugh, che pure sta vincendo, e generalmente è molto pacato, agitarsi furiosamente con uno dei commissari di campo. New Orleans è proprio maledetta.
Si ricomincia, dopo più di mezz'ora. Nulla sembra cambiato. Pessimo drive dei 49ers e  palla ai Ravens.
Minuti sette e venti alla fine del terzo quarto. Difesa dei Ravens bucata, San Francisco riduce il distacco e si porta a meno quindici: 28 a 13 per Baltimore.
Al sesto minuto Joe Flacco, il quarterback dei Ravens, viene abbattuto da una montagna a poche yard dalla sua end zone. Il ritorno su calcio porta San Francisco in posizione favorevole e in due azioni arriva il touchdown che potrebbe riaprire la partita. Siamo 28 a 20 a cinque minuti dalla fine della terza frazione. Facile prevedere polemiche: il blackout ha cambiato il volto della gara, e mentre i 49ers hanno ritrovato le energie, i Ravens hanno perso completamente la concentrazione.
Momento favorevole per San Francisco. Palla persa dai Ravens e i 49ers accorciano ancora con un calcio, fatto ripetere per fallo sul kicker. 28 a 23.
Inizia l'ultimo quarto. Field goal per Baltimore, che si porta a 31. Sto per perdere il conto, e mi chiedo come facciano a scrivere i cronisti sportivi. Massimo rispetto a loro.
9 e 57 alla fine, Kaepernick se ne va in touchdown, con quella semplicità se sembra sia solo sua Ma la scelta di non calciare e provare a cercare i due punti si rivela infelice. 31 a 29, partita apertissima.
Di nuovo Ravens, tre preziosi punti su calcio piazzato, per allontanare la paura della beffa di questa partita folle.
Un minuto e quarantasei di speranza per San Francisco. Trattenuta in area, ma non viene fischiata. Primo down per i Ravens, a un passo dalla loro area.
Quattro secondi interminabili. Niente da fare per i 49ers, arrivano tre punti ma non bastano. È finita. Il Maryland è in festa. Baltimore batte San Francisco 34 a 31.
Ci si rivede il 2 febbraio 2014 (Groundhog Day), a East Rutherford, nel New Jersey. Battuta la concorrenza di Tamba Bay e Miami, dove in totale sono già state giocate 14 edizioni, sarà il primo Superbowl giocato in uno stadio scoperto durante la stagione invernale. Le previsioni? Neve.



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