Ho un ricordo molto vivido della fine degli anni '70 anche se ero solo un bambino di dieci anni. Ricordo bene quando un cugino più grande, che si era trasferito a Torino, portava a casa "il Male", la rivista satirica. Non dimenticherò mai il numero con il presepe da ritagliare: c'era anche una figurina di un uomo con il mitra. Capivo poco e niente, ovvio. Ma la Torino di quegli anni era chiara anche per un bambino. Non avevamo un giradischi, quando ero un bambino, ma io ascoltavo lo stesso tanta musica alla radio. Eppure arrivai agli Skiantos solo dieci anni più tardi, con una loro raccolta. "Ze best in laiv!", finalmente un vinile. Ho lasciato i miei pochi dischi in Italia e ho portato con me solo alcuni cd. Tra questi, una raccolta degli Skiantos.
Non conto le volte che li ho poi visti in concerto. La mia era semplice adorazione, punto e basta.
Ma non potrò mai dimenticare la prima volta che ho avuto la fortuna di ascoltare dal vivo Roberto "Freak" Antoni, quando l'Hiroshima mon Amour si trovava ancora in via Belfiore.
Sul palco c'era solo lui, a leggere il suo libro di aforismi, appena pubblicato da Feltrinelli.
"Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti".
Come tanti, ho letto che stamattina Roberto "Freak" Antoni è morto.
Facciamo largo all'avanguardia, siamo un pubblico di merda.