14 gennaio 2011

VIA BERTANI 80

Aspettando tre uccellini

Ogni volta che ci vengo, non posso fare a meno di notare quella grande foto della laurea e immaginare l'orgoglio dei suoi genitori, che con tre lettere dorate e un punto hanno voluto ricordare per sempre il loro giovane avvocato.
E' maledettamente freddo, buio, un lungo corridoio con lapidi e fiori, in questa mattinata attraversato solo da aria gelida e da qualche donna che piange.
Lasciandosi alle spalle il campo D, la prima cosa che si nota è l'enorme croce, la si può vedere da ogni punto del cimitero di Torino Sud. Subito dietro, le due ciminiere della fabbrica. Una sbuffa, l'altra è spenta. Se solo una telecamera entrasse qui oggi, con questo sole asfittico, la retorica su Mirafiori diventerebbe davvero immortale.
Non mi piace venire a trovare mio padre qui, per me lui è rimasto davanti alle sue rose, l'ultima cosa che ha visto. Sono passati quasi undici anni e io, stamane, ero troppo vicino a questa strada per non subire un senso di attrazione e colpa.
La notte mi ha lasciato un sapore dolce, che ho paura di perdere. Questi dieci anni, invece, non li posso più perdere, sono lì. Ieri sera, mentre rientravo da Roma, una giovane hostess ha urtato involontariamente il mio ginocchio. "Scusami!".
E' sempre più difficile, in situazioni simili, che qualcuno mi dia del tu, facendomi sentire giovane.
Non c'è riuscita nemmeno lei.
Ma ho pensato che "every little thing gonna be all right".
E la sto ancora canticchiando.

08 gennaio 2011

CENTRI DI GRAVITA'

Torino-Berlino. E ritorno

Non è solo quella che vedi. Berlino ce l'abbiamo nella testa. Il Muro, le canzoni, i film.
A Berlino concedi quello che altrove ti farebbe schifo: spianate di anonimi grattacieli e angoscianti condomini da 20 piani, tanto per non perdere l'immaginario da socialismo reale.
Desideravo troppo quella passeggiata in solitudine per potermi ricordare che non dormivo da 24 ore. Da Prenzlauer Berg ad Alexanderplatz, a schivare bottiglie rotte, con la prima luce del primo giorno di gennaio.
Neanche a farlo apposta, nelle orecchie passavano random i Pink Floyd, ma quelli di "Shine on you crazy diamond".
Il Tacheles con i suoi piani a sorpresa, Tiergarten e la Bauhaus, Friedrichshain e il Raw-tempel, Kreuzberg e l'acqua multi-kulti del suo canale. Anche loro in ordine sparso, senza un tempo definito.
Mi è pure rimasta la fissa: voglio fare il tassista abusivo a Berlino, vai a capire perché. Forse perché quei viali immensi sono perfetti per fuggire.
Mica semplice rientrare in Italia e far finta di niente. Ci provo lo stesso.
L'espresso a regola d'arte in Piazza San Carlo, i noodles con gamberi e salsa di tamarindo per merenda, due passi tra gli etiopi vicino la moschea di San Salvario. Anche le colonne di giornali a casa mia sono calde e rassicuranti.
Berlino può aspettare ancora un po', tanto s'è conficcata sotto pelle.