26 settembre 2006

I will survive

Innumerevoli volte, sempre la stessa scena. Immutabile.
Devo scrivere qualcosa d'importante, pure con urgenza. Mi avvicino al foglio, alla tastiera, a quel che è.
E...
Lo sguardo si alza, mi distraggo. Mi ricordo che qualche settimana fa cercavo un libro... si ma quale?... Ah, avevo detto che dovevo chiamare Ga... si, ho sete, magari prendo un bicchiere d'acqua... cazzo, guarda che ora è, non è tardi ma non ho ancora buttato giù una riga... si, ma tanto lo so quello che devo scrivere, mi basta concentrarmi un po'... certo, forse un po' di musica... oh, si, questa mi piace.... lovely day, lovely day...
Avanti devo concentrarmi!
"La via della felicità, una guida al buonsenso per una vita migliore".
Guardo la copertina azzurra e inizio a sfogliare.
"Certamente tu puoi aiutare i tuoi amici e i tuoi conoscenti".
Ma senti questo! Già io soffro la sindrome della crocerossina in burn out e questo mi viene pure a dire che devo aiutare gli altri!
"Scegli qualcuno le cui azioni influenzino, anche alla lontana, la tua sopravvivenza".
Sopravvivenza?? Stai parlando di rimanere in vita, quale che sia??
Anche alla lontana... mmmhhh...
Osama?
Troppo alla lontana? Si, mica lo conosco. Poi mi sa che deve pensare alla sua di sopravvivenza... Con quella faccia, ma dai! Lombroso mio, forse non sei morto invano.
"Scrivi il suo nome sulla prima riga della pagina di copertina. Scrivi o timbra il tuo nome sulla seconda riga della pagina di copertina".
Osama, Denis... ehi, suona!
"Offrigli il libro".
...si, Ciccio... e dove lo trovo? O dici che sono mica in tanti a cercarlo?
"Chiedigli di leggerlo. Scoprirai che anche lui è minacciato dall'eventuale cattiva condotta di altri".
Osama, Osama... te l'avevo detto, l'amico americano... no, Os..Osam... no, no,... no quello di Wenders.
Vabbè, fammi vedere che c'è scritto dentro.
"La gioia e la felicità autentiche non hanno prezzo".
Prosegui.
"Se non si riesce a sopravvivere non si possono ottenere gioia e felicità".
Ma allora 'sta cosa della sopravvivenza è una fissa! Mi servivi proprio per ricordarmelo, guarda.
"E' difficile sopravvivere in una società caotica, disonesta e, in generale, immorale".
Certo, la malaria e la dissenteria invece...
E poi, senti, a me il caos piace.
Sopravvivere.
Ho capito, sai. E infatti guardo l'orologio del telefono. E' tempo che mi metta a scrivere, seriamente.
La mia felicità passa attraverso le clausole di un contratto?

10 settembre 2006

Curry

Sono quasi le 15, il treno ha lasciato Campiglia in perfetto orario e ci ha portati a Pisa. Torino è ancora distante e lo sembra ancor di più Cala Moresca, che oggi era più suggestiva che mai con la sua acqua fredda. Tengo il libro sulle gambe e cerco di dormire. Non c'è verso. Un ragazzino rumeno sta caricando l'impossibile e fa cenno perché lo aiuti a sollevare un pacco. Che c'è dentro, ghisa? Provo a chiudere gli occhi, non il naso. C'è un profumo di curry molto intenso. Sono i ragazzi indiani al mio fianco che stanno consumando il loro pasto. Guardo invidioso il chapati e la carne con la salsa rossa. Provo a chiudere gli occhi di nuovo. No way... Si rivolgono a me. In inglese, of course. Mi chiedono informazioni su Pisa. Quanto è lontana la torre dalla stazione? C'è un bus? E la torre quanto è alta? Quanti sono gli scalini da fare? C'è un ascensore? No? E quanto si impiega a salire? E alla stazione di Pisa quante uscite ci sono? Non è come Roma, vero? Lui e lei, così teneri, fanno foto di continuo attraverso il finestrino, col treno in movimento. E non smettono di fare domande. Il mio inglese arranca impietoso. Si, loro sono comprensivi. Ma sto iniziando ad appezzare i cenni grezzi che il ragazzino rumeno mi fa col capo quando ha bisogno d'aiuto. Il treno sta lasciando Viareggio. È caotico scrivere col telefono. Assolutamente.

09 settembre 2006

Mao

Mario è l'amico che tutti vogliamo.
Mamma mi dice che sono prepotente, che voglio sempre averla vinta. Una mattina ho anche fatto piangere una bambina mentre eravamo in cortile. Per farci fare la pace mamma ci ha fatto le patatine fritte e ce le ha portate. La bambina ha smesso di piangere e io mi sono sentito meglio.
Mario non piange mai, Mario non parla mai. Neanche io parlo tanto con lui, ci capiamo senza parlare. Con lui non penso a vincere, gioco e basta. E a lui piace giocare con me.
Io e Mario giochiamo quasi sempre sul divano e la radio ci fa compagnia. Spesso ci fa compagnia anche mamma, lei ci guarda dal tavolo mentre prepara pranzo.
Il tavolo e il divano stanno nel retrobottega, si chiama così. Non passo le giornate a casa ma nel negozio dei miei genitori. Papà e mamma fanno materassi, papà carda la lana, si dice così, e mamma cuce le fodere. Quando entrano i clienti in negozio suona un campanello e lei lascia le sue faccende al tavolo e va a parlare con loro. Io e Mario la aspettiamo e giochiamo.
A volte io e Mario restiamo soli, perchè mamma e papà vanno a fare le commissioni. Quando suona il campanello lascio Mario e vado a vedere chi è entrato in negozio e mi faccio lasciare il suo nome e il numero del telefono.
Mario rimane ad ascoltare la radio.
A noi due piace ascoltare la radio. Ci piace la musica che c'è nelle discoteche, è allegra. Dicono che c'è nelle discoteche in America, a New York. Ho letto di una discoteca che si chiama Studio 54, è famosa. Mi piace quella musica, c'è un gruppo, non so scrivere il nome, è americano. Ho sentito che in italiano dentro il nome ci sono la terra, il vento e il fuoco.
Mi piace anche ascoltare Alto Gradimento, si chiama così. Mi fa ridere, c'è uno che dice li pecuri e io rido tanto quando lo ascolto e vado a prendere una pecorella di gomma e la metto davanti alla radio.
Oggi stiamo giocando sul divano con una scavatrice di plastica arancione, quella che mi piace più di tutti gli altri giochi.
La radio è accesa.
Deve essere successo qualcosa d'importante, dicono che interrompono le trasmissioni e c'è il radio giornale.
Un uomo dice la notizia. Si, è successo qualcosa di importante, ho sentito tante volte quel nome.
Mi alzo, apro la porta del retrobottega e corro in cortile per andare da mio papà, nel magazzino pieno di polvere.
"Papà! Papà! E' morto Mao Tse Tung!".
9 settembre 1976

03 settembre 2006

Un euro e settanta

Non ho assistito alla scena, devo fidarmi delle parole della testimone.
Susa, esterno giorno.
Un distributore di preservativi campeggia a fianco dell'ingresso di una farmacia.
Una coppia di anziani si avvicina al distributore, sembrano spaesati, forse non riescono ad inserire le monete.
La testimone li osserva e, tra se, non può fare a meno di notare che, data l'età, sono decisamente vivaci e disinibiti.
I due continuano ad armeggiare con i pulsanti del distributore senza risultato. La testimone si è completamente dimenticata che è li per entrare in farmacia, li osserva morbosamente, vuole vedere tutta la scena.
Il distributore non risponde, i due inseriscono altre monete. Niente.
Sconsolati si rivolgono alla testimone:
"Scusi... sa come si fa per avere il biglietto del parcheggio?".

01 settembre 2006

Playboy

Papaboy? Forse voleva dire Papaboy?
No, no, proprio playboy.
San Francesco «prima era quasi una specie di play boy».
Parola di Papa Ratzinger.
Se lo dice lui...