02 dicembre 2012

DIARIO MINIMO DA SAN FRANCISCO - 2 - Strade

Mi biascica qualcosa, riesco solo a capire "buddy". Ai quattro angoli dell'incrocio ci sono negozi che vendono alcolici, i pochi ubriachi che incontro sono concentrati qui e cercano qualche moneta per la loro serata. Continuo a camminare lungo Geary Street, scendo verso Downtown. Potrei mangiare qualunque cosa: da Milan Pizza, che la offre a tranci, oppure un Mediterranean Sandwich, che poi sarebbe un ovvio kebab. Tengo stretto il mio caffè e tiro dritto. 
Verso Powell, la folla di turisti del fine settimana. I ragazzi sono a rimorchio di ragazze con gonne cortissime e gambe improbabili, in coda per entrare nei disco-pub. Solo qualche giovane asiatico sale sulla funivia, la cable car, che va in senso opposto.
Market Street ha perso la vivacità del pomeriggio. In meno di duecento metri conto quattro farmacie, che sono veri e propri drugstore dove puoi trovare un po' di tutto. Il cartello "rent" segnala alcune vetrine in cerca di luce, mentre all'Apple Store due operai su una piattaforma stanno sostituendo il pannello bianco della mela con uno rosso, perché anche qui è Natale.
Dietro al Wenstin, tre uomini stanno pisciando lungo il muro e chiedono agli ospiti dell'hotel di scattargli una foto.
Tra Hemlock e Polk non ci sono turisti. "Push it" rimbomba da un locale pieno di ragazzi, mentre alcuni senza tetto dormono davanti alla Chiesa Metodista.
Risalgo verso l'albergo.
Dopo Van Nees c'è il silenzio.
Mi giro di scatto, ma il ragazzo alle mie spalle ha già cambiato strada.

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