16 dicembre 2013

Ventuno [ NYC #19 ]

14 Dicembre 2013
Non solo è un connubio che non riesco a concepire. No, quasi non riesco a pronunciarlo: pizza e vino. Poi, se ci penso bene, magari sono io quello che si è fatto condizionare il cervello dal marketing e cinquant'anni fa la gente mangiava la marinara bevendoci sopra un bicchiere di comunissimo rosso. È che sono cresciuto vedendo la birra a tavola a pranzo e cena, rigorosamente Moretti, quando manco era pubblicizzata. Quindi, per me la pizza è solo con la birra, punto. Ma la ragazza dai capelli rossi è un'americana che ama il vino e lo conosce meglio di tanti miei compaesani in Italia. Così, non c'è nevicata che tenga: io e il piccoletto ci imbacucchiamo per benino e andiamo a cercare il vino giusto. Prima di metterlo sul passeggino, voglio che cammini un po' mentre nevica. Gli piace, non avevo dubbi, ma siamo maledettamente lenti e l'ora di cena è dietro l'angolo. In genere, credo che veda ben poco quando è seduto sotto la copertura anti-pioggia, figurati adesso che si riempie di neve. Il nuovo passeggino, comunque, si dimostra assai più maneggevole di quello che usavamo appena siamo arrivati a New York agli inizi di febbraio, quando la città è stata colpita in pieno da una tempesta di neve. Quella attuale, sta solo passando di striscio e lascerà pochi centimetri, dicono.
Nonostante la strada, dopo ore di nevicata, si stia iniziando a imbiancare, la Quinta Avenue a Bay Ridge è trafficata dalle auto come un qualunque tardo pomeriggio di sabato. Anche i marciapiedi, abbondantemente innevati, sono pieni di gente che va a fare la spesa. La neve cade fitta e le donne musulmane non sono più le uniche ad avere il volto coperto sino agli occhi. Tanti tirano la sciarpa sul naso, io mi limito a piegare la testa e ad incassarla nel collo. In un negozio d'abbigliamento per le donne mediorientali del quartiere, uno dei manichini è ricoperto da una leggera ed elegante tunica bianca. Non penso che i capezzoli del manichino siano turgidi per il freddo che passa dalla vetrina. Quattro ragazzi non sono di certo preoccupati dalla neve e nemmeno dalla polizia, che con questo tempo da lupi col cavolo che passa. Invece di riscaldarsi in uno dei tanti hookah cafè della via, si stanno fumando una canna tranquilli sul marciapiede.
Quando siamo nell'enoteca, cerco di fare più in fretta possibile. Vado a botta sicura sul vino locale, ma prendo anche una bottiglia di Dolcetto di Diano d'Alba. Sento che il piccoletto inizia a scalpitare nel passeggino e non credo sia solo perché ho tentato di creargli un ambiente anaerobico. Non è vero che i poliziotti stiano al caldo: le due signore ferme al freddo nel loro suv, mentre i lampeggianti della volante illuminano tutto intorno, stanno contribuendo come possono al bilancio cittadino. Grazie, care, la metropolitana costa già due e cinquanta, magari il prossimo aumento slitta. Pure lui, come il nostro passeggino.
Andiamo, forza! La ragazza dai capelli rossi ci sta aspettando a casa.

14 Dicembre 1992
I Knicks hanno battuto i Nuggets. Il Madison Square Garden era strapieno. Seduti davanti a noi c'era una fila di ragazzi ebrei, si capiva perché avevano il caratteristico cappello di cui non so il nome. C'erano due ragazzi più grandi e quattro bambini, forse erano fratelli. La partita non è stata proprio bellissima, è vero. Ma vuoi mettere vedere i giocatori NBA dal vivo? Fighissimo. Cioè, noi siamo arrivati a New York, avendo solo tre giorni a disposizione prima di rientrare a Torino e che abbiamo fatto noi? Noi ci siamo comprati i biglietti per la partita! Si, volevamo fare i veri newyorchesi. Certo, abbiamo fatto anche i turisti, io e Davide. Grande "Mosca"! Che sei venuto con me fino in Florida per andare a trovare mia sorella. Ma quante ne abbiano viste in questo viaggio? Mamma mia, Reda e suo fratello, due egiziani e due italiani a giocare a biliardo in quel posto a Kissimmee dove gli hamburger costavano un cazzo. E Reda che per comprare l'agnello si è messo a trattare sul prezzo per più di mezz'ora? Minchia, non ci credo ancora, io e "Mosca" in crociera. E incredibile Laura, l'italiana che vive in Australia. Che viaggio! Qui a New York ho scattato tante di quelle foto alla Statua della Libertà che non so quanto mi costerà svilupparle. Poi siamo stati a Ellis Island e il nostro ostello è praticamente a Times Square. E quel tramonto spettacolare dall'Empire State Building, con le Torri Gemelle e tutto il resto. Siamo stati fortunati, c'era la neve fino a qualche giorno fa e adesso è arrivato il caldo, si, per dire. I turisti, ma in questi giorni abbiamo girato soprattutto la città, volevamo vedere le cose che puoi vedere solo qui. Come pazzi, siamo stati ovunque, abbiamo camminato per ore e ore. Quando eravamo in metropolitana abbiamo capito subito quando siamo arrivati ad Harlem, sembrava che eravamo gli unici bianchi nella carrozza! E siamo stati pure nel Bronx, allo Stadio degli Yankees e al Palazzo di Vetro e a Wall Street e abbiamo fatto lo stesso le foto anche quando ci hanno detto di non farle, anzi le abbiamo fatte proprio perché ci hanno detto di non farle. Niente musei. Scommetto che quando rientreremo in Italia mi diranno: non sei stato al Moma? Ma io lo so che stiamo facendo la cosa giusta. Un museo lo puoi trovare ovunque, ma il Madison Square Garden e tutto il resto, no, lo puoi vedere solo qui. Ci sarà tempo un'altra volta per i musei.
Tanto lo so che a New York ci torno! Prima o poi. Si, prima o poi io ci torno.

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