02 maggio 2013

I rastrelli libertini [ NYC #4 ]

Da "Pies 'n Tights" la cucina è onesta, anche se il soul food e i piatti della tradizione del sud non sono quelli che abbiamo trovato da "Sylvia's". Ma lì eravamo ad Harlem, nel tempio della Regina del Soul Food, che in vita fu venerata da Mohammed Alì, Bill Clinton e pure da Barack Obama durante la sua campagna elettorale. Qui, invece, siamo a Williamsburg, il quartiere di tendenza a Brooklyn, e per gli alternativi locali (o hipsters, come dicono gli americani) i gusti sono più edulcorati. La trippa, per esempio, non la trovi. Un po' come andare al Pigneto a Roma e cercare i rigatoni alla pajata.

Già abbiam mangiato che erano le tre passate, ora senza caffè potremmo collassare. La bandiera svedese, a due passi dalla stazione di Bedford Avenue, mi dice che "Konditori" è il posto che fa per noi. Il locale è piccolo e ai tavolini tutti i ragazzi sono davanti a un computer. Ci sono muffin e cookie d'ogni tipo, ma io voglio solo un gigantesco bicchiere di caffè, e lo swedish roast è perfetto. Anche la musica è perfetta, batte le mani pure il nostro piccoletto. Però papà non è più aggiornato da un pezzo, e a parte gli Strokes di "Barely Legal" non riesce a riconoscere un brano che sia uno. Shazam, lui, lui si che può aiutarmi. Ed ecco che la striscia di suoni esce dall'anonimato. Ci sono i Moving Units con "Available", i Rapture con "Echoes", i Sounds con "Rock 'n Roll", i Ringside con "Struggle". Ma dai? Questi erano gli Interpol? Piercarlo avrebbe riconosciuto al volo "Obstacle 1", io mi posso solo vergognare. Di nuovo gli Strokes, li riconosco da solo, ma Shazam mi ricorda che il titolo è "Reptilia".
E questa? Accidenti, questa qui? Shazam dice che non riesce a capire. Il nostro vicino chiude il suo computer, si alza e sta per andare via. Shazam sembra aver trovato la soluzione. Ma prima che io possa leggerla, il vicino mi dice: "The Rakes, 22 Grand Job". Guardo Shazam: è vero, il ragazzo ha ragione. Mentre gli faccio un cenno con la mano, mi saluta sorridendo e se ne va.
Ai newyorchesi piace descriversi come presuntuosi e aggressivi, ma anche amichevoli e dalla mente aperta. Io so solo che oggi ho trovato un angolo in cui sentirmi a casa.

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