08 gennaio 2011

CENTRI DI GRAVITA'

Torino-Berlino. E ritorno

Non è solo quella che vedi. Berlino ce l'abbiamo nella testa. Il Muro, le canzoni, i film.
A Berlino concedi quello che altrove ti farebbe schifo: spianate di anonimi grattacieli e angoscianti condomini da 20 piani, tanto per non perdere l'immaginario da socialismo reale.
Desideravo troppo quella passeggiata in solitudine per potermi ricordare che non dormivo da 24 ore. Da Prenzlauer Berg ad Alexanderplatz, a schivare bottiglie rotte, con la prima luce del primo giorno di gennaio.
Neanche a farlo apposta, nelle orecchie passavano random i Pink Floyd, ma quelli di "Shine on you crazy diamond".
Il Tacheles con i suoi piani a sorpresa, Tiergarten e la Bauhaus, Friedrichshain e il Raw-tempel, Kreuzberg e l'acqua multi-kulti del suo canale. Anche loro in ordine sparso, senza un tempo definito.
Mi è pure rimasta la fissa: voglio fare il tassista abusivo a Berlino, vai a capire perché. Forse perché quei viali immensi sono perfetti per fuggire.
Mica semplice rientrare in Italia e far finta di niente. Ci provo lo stesso.
L'espresso a regola d'arte in Piazza San Carlo, i noodles con gamberi e salsa di tamarindo per merenda, due passi tra gli etiopi vicino la moschea di San Salvario. Anche le colonne di giornali a casa mia sono calde e rassicuranti.
Berlino può aspettare ancora un po', tanto s'è conficcata sotto pelle.

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