31 agosto 2006

Muri

Sarà opera delle matite di qualche bambino.
Complimenti bambino, bel lavoro, com'è che t'è venuto così azzurro il cielo oggi? Eh?
Nelle orecchie hai ancora alcune idee deliranti, di quelle che ti mettono adrenalina. Si, le vacanze ti hanno fatto proprio bene, non parleresti così dopo una riunione di lavoro. Ma era un incontro di brain storming a due, quindi vi siete detti tutto quello che albergava nell'angolo delle fantasie.
Aspetti che arrivi l'ora dell'appuntamento pomeridiano e decidi di rimanere in centro per il pranzo.
Sei fortunato, nella tua città c'è un fiume. A dire il vero ce ne sono quattro, solo uno è il Fiume.
"Abbiamo un fiume sporco dove non ti puoi bagnare, così quando fa caldo noi gridiamo qui non c'è il mare!".
Hai il giornale, serve qualcosa da mangiare. Entri nel primo supermercato e chiedi se fanno dei panini. Ti va già bene che non ti rispondano male: alla tua destra c'è un cartello grande e grosso, dove a lettere grandi e grosse c'è scritto che non si fanno panini. Non ti fai scoraggiare, taglierai i panini con le unghie, si vabbè, li strapperai con le dita.
Mortadella, pane, acqua. Penseranno che sei uno di quelli buttati fuori con l'indulto. Ma no, dai, hai Repubblica sotto il braccio e la polo pulita, quella chiara e stretta che ti fa la pancia. No, penseranno che sei solo ragno, che non volevi andare in un bar a buttare i tuoi soldi per due schifidi panini che manco... Ne sanno di cose.
Prendi Via Maria Vittoria. Non ti sei mai domandato chi fosse Maria Vittoria.
Ma pensi al tuo amico romano che non capisce perchè dici Piazza Vittorio, tralasciando che è quello Veneto; o perchè dici Corso Massimo, come se con D'Azeglio ci facevi merenda assieme.
Via Maria Vittoria è attraversata da qualche auto ma non c'è ancora il traffico caotico di una qualunque giornata settembrina. I soliti palazzi austeri, dai colori poco appariscenti, anche quello della Provincia lo noti a malapena. Tutto molto torinese, senza eccessi.
Mentre cammini vedi giù dal marciapiede, a fianco di una macchina parcheggiata, un uomo dalla corporatura robusta. Vedi solo la sua testa bianca ma ti sembra di conoscerlo. E' vestito con un abito chiaro, forse beige. Sei un uomo anche tu, è inutile che fai lo sforzo di notare o ricordare i colori, non rientra proprio nel bagaglio del tuo dna. Neanche nel bagaglio che porteresti per stare via mesi.
E' Enrico Salza.
Si, vabbè, non è Taricone o Alessia Marcuzzi. E tu ti emozioni se vedi De Bortoli nel borgo di Finale Ligure ("Ma dai! Il direttore del Sole!").
Però ha potere mica da ridere. E se ne sta lì a parlare tranquillamente con un ragazzo. Si, magari il ragazzo c'ha almeno quarantacinque anni, e per te è giovane.
Sanpaolo-Intesa, se ne parla da giorni, i giornali sono pieni di notizie e foto. Ora anche il panettiere sa chi è Salza: si, è il Presidente della Sua Banca.
Continui la tua lunga marcia verso il fiume; no, non sei Mao che va allo Yang Tze, vai solo ai Murazzi.
Cerchi una panchina di pietra e consumi il tuo pasto. Forse la mortadella era un po' troppa per due soli panini, forse la sua presenza ti accompagnerà per tutto il resto del pomeriggio, una vera amica. L'acqua della bottiglietta è già calda.
Cerchi un punto vicino al fiume, uno scalino sporco per sederti e vedere il fiume, sporco pure lui.
Forse è la mortadella, forse è di nuovo la valigia del tuo dna, dove hanno dimenticato di mettere dentro la capacità di fare tante cose tutte insieme. Ma non pensi a niente, guardi solo il fiume che si muove, guardi i pesci, piccoli piccoli nell'acqua torbida. Attorno non c'è quasi nessuno.
Al bar due ragazzi si scambiano tenerezze, lontani dagli sguardi della città moderna e bacchettona; sulle scale stazionano già i piccoli pusher maghrebini, è ancora presto per lavorare, giocano a lanciare lattine vuote e squassano il silenzio con le loro risate; una coppia di amanti sceglie lo scalino vicino all'acqua; un ragazzo si stende sulla panchina di pietra; otto turiste giapponesi portano i loro otto cappellini da pescatore e i loro otto zainetti verso il Valentino.
Non è la terra di nessuno.
E' la terra di chi la vuole.

(altre foto dei Murazzi: http://it.pg.photos.yahoo.com/ph/denis.spedalieri/my_photos)


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