30 ottobre 2007

Occhi

Perché quello che vedo io non è quello che vedi tu

Husserl avrebbe detto che la coscienza è intenzione. Cioè l'oggetto è sempre lo stesso ma se io ho un'intenzione di giudizio, di sentimento o di desiderio, lo rappresenterò in modo diverso.

Si, vabbé... ma una cantonata?

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I feel for you

Due gay possono baciarsi tranquillamente per strada?

Già da tempo la regione Piemonte ha creato un sito internet per promuovere il turismo: si chiama Piemonte Feel.
Oggi sulle pagine web de La Stampa campeggiava, in alto a destra, la pubblicità di Piemonte Feel.
Fin qui, niente di strano.
La sorpresa sta nella foto scelta da Piemonte Feel: due ragazzi che si baciano su un autobus.

Se fossimo in un paese normale non dovrebbe esserci nulla di sorprendente.
Invece siamo in un paese dove da più di 20 anni, a Torino, c'è un importante festival cinematografico con tematiche omosessuali (meglio: gay, lesbiche, bisessuali e transgender), e tutti gli anni qualcuno scende in piazza a chiedere che gli enti pubblici non diano soldi a questa manifestazione. Un paese dove se qualcuno ti vuole offendere la prima cosa che ti dice è che sei frocio. Un paese bigotto, dove chiunque abbia una sessualità diversa da quella eterosessuale viene guardato storto. Un paese dove se vediamo due ragazzi o due ragazze baciarsi, siamo comunque un po' sorpresi, perché non abituati.

Per questo è una gran cosa che Piemonte Feel abbia deciso, tra le varie fotografie che scorrono sul suo sito, di inserire anche quella dei due ragazzi.
Chissà se ora qualcuno scriverà scandalizzato alla Stampa. O magari da Piemonte Feel diranno d'essersi sbagliati o che, in realtà, trattasi di un ragazzo e una ragazza (e l'inganno nasce dal non vedere che uno dei due ha la coda).
Quando saremo veramente liberi di fare quel che ci piace?
Forse potremmo iniziare a fregarcene del giudizio altrui...

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24 ottobre 2007

Risveglio?

E' tortuosa la strada verso l'addio ai sogni

"Oh, cosa sarà, che ti svegli al mattino e sei serio
che ti fa morire di dentro di notte
all'ombra di un desiderio, cosa sarà.
Che ti spinge ad amare una donna bassina e perduta
la bottiglia che ti ubriaca anche se non l'hai bevuta.
Cosa sarà che ti spinge a picchiare il tuo re
che ti porta a cercare il giusto dove giustizia non c'è.
Cosa sarà che ti fa comprare di tutto
anche se è di niente che hai bisogno
cosa sarà che ti strappa dal sogno
".

Era il 1979, lo stesso anno di Banana Republic. Sempre Dalla e De Gregori.
A dieci anni è più facile seguire la musica e non le parole. Se già sei un minimo propenso al sogno, la musica ti fa volare.
Sogni New York e lo Studio 54, ma balli davanti ad una radio nera e non hai lo stereo.
Sogni di girare l'Europa e parti con la guida, ma fai cento volte il giro dell'isolato in bicicletta.
Sogni d'essere Zaccarelli ai Mondiali, ma non puoi neanche andare ai giardini perché al posto delle porte ci sono i sacchetti di sabbia e stanno processando chi sognava la rivoluzione.
Sogni che il tuo primo concerto sia quello di Bob Marley al Comunale, ma sei ancora troppo piccolo e dici: "La prossima volta".
No, la prossima volta non c'è stata.

Sbatti la faccia contro le realtà più ovvie.
Non importa, ti ostini a pensare che cambieranno o, peggio, che tu possa cambiarle.
Non sarà razionale, ma ti salva solo un'ostinazione volubile.
Altro giro, altra corsa!

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22 ottobre 2007

Bachi

Estetica della camicia di seta

“Ciao! Ti ricordi di me?”.
La signora dai capelli rossi si avvicina ma lui rimane immobile. Finge di non riconoscerla, poi da sotto i baffi sbuca un sorriso, le mette una mano sul braccio e la saluta. Solo dopo un po’ mi accorgo che lui sta in piedi su una pedana in legno che lo fa più alto di qualche centimetro appena, quelli sufficienti per riuscire a prendere le castagne dal fuoco. Ne infila alcune in un sacchetto di carta e le regala alla sua amica. È fortunata, perché per un sacchetto simile Mimmo chiede anche tre euro. “Da Mimmo caldarroste” deve essere un’istituzione a Pavia, ed è parcheggiato con la sua Ape davanti all’istituzione cittadina per eccellenza, la pellicceria Annabella, quella di Alain Delon.
È un punto strategico del centro città, dove Strada Nuova e Via Cavour s’incrociano, giusto alle spalle della piazza principale, Piazza della Vittoria. Per quello che mi riguarda la vera istituzione si trova però a 50 metri da lì: è la pasticceria Vigoni, dove si produce “la vera torta Paradiso”.
È il primo vero sabato di freddo autunnale. Alcune signore sfoggiano i primi leggeri cappotti color beige, una azzarda addirittura un prematuro piumino bianco come la panna. Due coppie di immigrati passano a poca distanza l’una dall’altra e sembrano macchie estranee nel quadro che li circonda, fatto di ragazzini con pantaloni da rapper, universitari ben pettinati, famiglie a struscio con passeggini. Qualcuno cerca d’essere stravagante, mettendo una felpa al suo bassotto.
Eli si sbraccia, la riconosco a malapena perché nasconde la sua folta chioma di capelli ricci sotto un cappellino con visiera. Mi porta a prendere un aperitivo sotto casa sua, a due passi dal Duomo, in un locale alla moda. Non ci vediamo da un bel po’ di tempo, sono tante le cose da raccontarci. Qualche rapido aggiornamento sul lavoro prima di passare a quello che più ci interessa. “C’è qualcuno?”.
Nonostante io sia più vecchio di tre anni, lei mi chiama ancora cuginetto. Certo, la sua statura l’aiuta. Ascolto le storie di cuore degli ultimi mesi.
“Vedi, cuginetto, le persone non sanno più apprezzare le cose belle”.
Cioè?
“Ho fatto questo esempio ad una mia amica. Sei in giro e vedi una camicia di seta che ti piace proprio. Costa cinquanta euro e vorresti comprartela. Poi vai al mercato e vedi un’altra camicia, ti piace pure quella ed è una camicia alla buona, di quelle che costano una decina di euro. Che camicia compri, ho chiesto alla mia amica? Risposta: quella del mercato! L’ho mandata a cagare. Ma come, quella del mercato??! Hai la possibilità di spendere solo qualche euro in più, per avere una camicia bella, di quelle che ti durano e tu ti accontenti di prenderne uno che dopo qualche mese non potrai più mettere!? Vedi cuginetto, non è solo una questione di soldi, è che la camicia di seta richiede più impegno, per lavarla e poi per stirarla, per tenerla bene…”.
Devo imparare a stirare meglio le mie camicie.

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18 ottobre 2007

Zebre

Intelligenza e razze

Una vera boccata d'ossigeno.
Non se ne poteva più di bambini scaraventati dal balcone, protocolli sullo Stato sociale, primarie del Partito Democratico, innovative Feste del Cinema con la Loren a fare da madrina.
Finalmente una bella notizia di quelle che fanno scalpore.
Uno scienziato americano, James Watson (tra gli scopritori del DNA), ha detto che è pessimista sul futuro dell'Africa. Perché tutte le politiche di solidarietà occidentali sono basate sul presupposto che la nostra intelligenza è uguale alla loro. Mentre - afferma Watson - i test dicono il contrario...
E stamane sui nostri giornali c'è chi (Corriere della Sera) ha ricordato come ci siano un sacco di neri in posti di potere; e chi
(il Giornale) ha dato voce ai dubbi di qualche nero che si domanda come mai alcuni neri come lui abbiano problemi d'apprendimento.

Come hanno fatto eserciti di ridottissime dimensioni (eufemismo) come quelli di Cortes e Pisarro ad avere la meglio sull'impero azteco e su quello inca?
Perché i connazionali che erano arrivati prima di loro in America Latina avevano portato una malattia sterminatrice, il vaiolo; e perché i loro eserciti disponevano di grandi navi, di armi in acciaio e di informazioni scritte.
In altre parole, gli spagnoli erano tecnologicamente superiori.
E perché i discendenti degli euroasiatici erano superiori tecnologicamente e sono riusciti a dominare per secoli gli abitanti dell'Africa, dell'America e dell'Oceania?
Lo spiega in maniera chiara Jared Diamond in un saggio di qualche anno fà: "Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni".
In breve: a differenza degli altri continenti, l'Eur-Asia disponeva di molte più specie animali e vegetali addomesticabili. Questa grande varietà consentì di passare più velocemente dallo stato primitivo di cacciatori e raccoglitori a quello di allevatori e agricoltori. L'accresciuta disponibilità alimentare permise a un'ampia fascia di popolazione di dedicarsi ad attività diverse dall'agricoltura e dall'allevamento. Le società agricole divennero sempre più complesse: nacquero burocrazie, eserciti e si svilupparono nuove tecniche.
Addestrare una zebra non è così semplice...
Alla faccia dell'intelligenza.

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Varia umanità

A spasso per la via

Probabilmente hanno ragione loro. Tu la testa non l'hai mai alzata, hai sempre tirato dritto con la certezza di sapere cosa ci fosse intorno a te. Invece quei turisti che sembrano filippini stanno fotografando dei balconi che non avevi mai notato prima. Si, hanno ragione: sono di fattura davvero pregevole...
A meno di non essere completamente assorto dai tuoi pensieri, è più facile accorgersi delle persone.
Una ragazza canta una nenia insopportabile, una filastrocca di parole incomprensibili. Tiene in mano un blocco di fogli, quasi stesse recitando, ha gli occhi sbarrati, sembra invasata. Al suo fianco, buttato a terrà, c'è un sacchetto di plastica aperta, forse per raccogliere le monete che qualche passante disperato dovrebbe lasciarle.
Posi l'occhio su un volto che ti sembra noto. Dove l'ho già visto? Ah, si, in televisione. E' un giornalista, ha diretto un quotidiano e prima ancora un telegiornale. Adesso parlotta tra se e se per strada. Non deve avergli fatto un gran bene tornare indietro dopo essere stato inviato in una delle capitali del mondo.
Non sarà Regent Street ma forse via Garibaldi è anche meglio.
E' bello passeggiarci soprattutto sotto la pioggia, in un pomeriggio reso corto dall'autunno.
O anche mangiando un panino alla testina toscana, preparato con cura d'altri tempi dal salumiere di Via Barbaroux.

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16 ottobre 2007

Uberto

Raccontare è faticoso

Uberto fa il minatore.

Tutte le mattine, quando ancora è buio, Uberto esce di casa, arriva alla miniera, accende la candela sopra il casco ed entra nei cunicoli. Ogni sera, quando è già buio, Uberto porta a casa un po' del carbone che raccoglie in miniera, e lo usa nella sua stufa. Uberto - non lo diresti - ma ha una casa grande, con ben 95 stanze. Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto... vabbé... settanta... novantatre, novantaquattro e novantacinque! Per riscaldare tutte le stanze Uberto ha collegato un lunghissimo tubo di ferro alla stufa e il tubo corre per tutta la casa. Però Uberto, ben presto, s'accorge che il tubo riesce a scaldare solo le stanze più vicine alla stufa. Pensa e ripensa, Uberto dice: "Devo inventare qualcos'altro... devo inventare... si, ci sono! L'acqua calda!". Con un marchingegno tutto nuovo, Uberto riesce a far passare l'acqua nel tubo, ed è acqua calda. Così l'intero lungo tubo diventa bollente e tutte le stanze si scaldano, e pure in poco tempo.
Intanto Uberto continua a fare il suo lavoro di minatore. E un bel giorno - perché era un bel giorno anche se Uberto non lo sapeva - al posto delle pietre nere di carbone trova delle pietre gialle gialle, che luccicano. Uberto è preoccupato: che se ne fa di quelle pietre? Mica può usarle nella stufa... Quella sera Uberto è triste. Il suo sacco è pieno di pietre gialle e nessuna pietra nera di carbone. Tutt'intorno è buio fitto, come ogni sera. Come d'incanto, all'orizzonte, Uberto intravede una luce. Uberto aumenta il passo e finalmente raggiunge il punto luminoso. La luce arriva dai capelli di una bellissima ragazza. Uberto cerca di pulirsi la faccia, che' è sporca di carbone, ma si zozza ancor di più! La ragazza ride. Uberto estrae una pietra gialla dal sacco e la fa vedere alla ragazza dai capelli lucenti. "Ma è una pietra preziosa!", esclama la ragazza. "E' oro, lo sai?". Uberto la fissa per un po'. "Si, ma io con queste pietre non posso mica scaldare la mia casa...". Afferra il sacco e lo scaglia lontano lontano nel buio della notte. Per lui c'era qualcosa di più prezioso di tutte quelle pietre gialle. Così Uberto prende la mano della ragazza dai capelli lucenti e inizia a camminare verso casa...

"E la candela sul casco?", chiede il figlioletto del mio amico, ancora con gli occhi spalancati e senza la benché minima intenzione di provare a dormire...

Forse non sono fatto per raccontare fiabe ai bambini.
O forse era solo colpa dei capperi sulla pizza a cena.

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15 ottobre 2007

Orgoglio di zio

"Andrea, come si chiama?"
"Giaadaaa!"
"Ed è bella?"
"Siiiiiiiii!!!".
3 anni e ha già perso la testa per una di 5...
Bravo mio nipote.
Il dna non è un'opinione.

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12 ottobre 2007

Eredità

"No, io non sono a destra. Sono ancora più a destra.
In Somalia ci sono ancora le pietre miliari con l'aquila e il fascio littorio!
Spettacolare!".
Così il fabbro che è venuto a ripararci la serratura in ufficio.
Chissà se Ali Imam Sharmake la pensava nello stesso modo.

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11 ottobre 2007

Can-didati

Peccato davvero che abbia declinato l'invito.
Si, Veronica Lario avrebbe fatto la sua figura nel Barnum di Veltroni.
Il Sindaco di Roma dice: "sarebbe bello disporre di un contesto dove Veronica Berlusconi possa dare un suo contributo"; e aggiunge che la moglie di Berlusconi ha "due caratteristiche rare, entrambe utili a questo Paese: è open minded, curiosa e ha una grande autonomia intellettuale".
Disporre di un contesto...
Open minded...
Feuerbach diceva: "der Mensch ist was er isst", l'uomo è quel che mangia.
Una proposta per le primarie del futuro: Er Canaro.


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10 ottobre 2007

Consapevolezza

Quando ti accingi ad un'impresa importante, il primo passo è sempre quello più difficile.
Spesso ti blocca la paura. E se non è la paura sono i dubbi, i ripensamenti dell'ultimo minuto.
Sei lì, immobile. Sai che ti vuoi muovere ma... niente... non ti sposti.
Certo, dipende da cosa intendi per "primo passo".
Il debito pubblico sfora il 100% del prodotto interno lordo?
Dovresti tagliare le spese, soprattutto quelle superflue. Ma qual è il primo passo?
Basterebbe già solo essere consapevoli che il baratro è vicino, che stiamo tirando a campare, che possiamo raccontarcela ancora per poco, che dovremo vincere la paura, che faremo delle scelte solo apparentemente drastiche, che i benefici futuri saranno maggiori dei dolori presenti.
Ma c'è qualcuno che abbia già solo il coraggio di dire:
"sto facendo una cazzata e ne sono consapevole"?
C'è.
E dobbiamo fargli sapere che questo è il primo passo.
Aspettiamo gli altri, più o meno pazientemente.
Magari mettendoci a dieta, con le poche riserve che abbiamo messo da parte.
Ha da passà 'a nuttata...

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(e poi, ci mancherebbe altro...) tag: ,

09 ottobre 2007

Conto alla rovescia

"Se non ti scalda il sole del mattino non ti scalderà quello del pomeriggio".
Proverbio iraniano.
Lo dice il vecchio protagonista de "La mela", film di Samira Makhmalbaf, regista come papà Mohsen.
Storia triste, e ispirata a un fatto vero, di due bambine analfabete tenute segregate in casa. Il padre giustifica la loro condizione con la cecità della madre e con la necessità di tenere le bambine lontane dai pericoli della strada.
"La donna è come un fiore: se prende troppo sole appassisce". Ma all'uomo si contrappone un'altra donna, l'assistente sociale che cerca d'aiutare le bambine.
Un vero e proprio inno alla libertà.
Vidi questo film nel '99 in un piccolo cinema di Roma, il Politecnico. All'inizio della proiezione in sala c'eravamo solo io e Gabriele, poi sui titoli di testa in quattro.
Passammo i giorni successivi a scherzare sui proverbi iraniani e ne inventammo di assurdi.
"Lo stolto può dissimulare l'udito di fronte all'onda del maremoto inatteso. Ma quando la lapide, violenta, urterà il suo orecchio, la sentirà".
Tutto questo mi torna in mente dopo aver letto che per Seymour Hersh (giornalista del "New Yorker") l'attacco degli USA all'Iran è vicino. L'amministrazione Bush avrebbe capito che la minaccia nucleare iraniana fa poca presa sull'opinione pubblica americana; meglio puntare sul pericolo rappresentato dagli sciiti iraniani che, protetti dal loro Governo, addestrerebbero iracheni per colpire le truppe americane e i civili in Iraq.
In Italia il sole iraniano non ha finora scaldato abbastanza.
Ma io aspetto di poter scendere in piazza a cose fatte, sfoggiando una bella maglietta colorata.
Col sole tiepido del pomeriggio, ovvio.

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Chiavi di lettura

Me lo immagino così un secondino: un voluminoso mazzo di chiavi, tenuto insieme da un grande anello in metallo. Ognuna delle chiavi serve per aprire e chiudere celle, cancelli divisori, grossi portoni in ferro.
Socchiudendo gli occhi per qualche istante sembra proprio un carcere. Un cancellata in ferro, un uomo che afferra il suo mazzo di chiavi e cerca quella giusta per entrare.
Ma è Porta Palazzo, l'ingresso di una casa che si affaccia su Piazza della Repubblica.
E quello è un postino, con le chiavi dei condomini della zona.

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05 ottobre 2007

Banalità

Camminare il 5 di ottobre a Torino in maniche corte, fermarsi davanti alla vetrina dell'Upim per ammirare un maglione in cachemire che costa "solo" 139 euro, constatare quant'è comoda la metropolitana fino a Porta Nuova quando devi tornare in fretta a Porta Susa.

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