Musica e una notte insonne
Ma sono poi davvero così precoci i figli delle nuove generazioni? O siamo noi quaranta-cinquantenni che abbiamo rinviato a data da destinarsi il momento dell'età adulta? Poi: che mai dovrebbe significare "età adulta"? Vabbè, la faccio breve. Io ho dovuto attendere i miei dieci anni per scoprire il reggae. E sempre a dieci anni correvo a comprare le mie cassette di musica jazz. Adesso, quando a fine giornata provo ad avvicinarmi allo stereo, è il Piccoletto che detta legge e scaletta: "Dada, Bob Marley". Devo ricordarmi di chiedere a mia madre che cosa chiedevo io a due anni e mezzo. Lui, beato lui, sente davvero il ritmo e ha un gran senso per la musica. Ascolta concentrandosi e ripete l'ultima parola di ogni strofa che sente cantare. "Trumpet", chiede a me, che fatico a distinguere un violino da un pianoforte. Lui, beato lui, ascolta di tutto. Passiamo con disinvoltura da "Bella Ciao" a Miles Davis.Soprattutto col jazz, nemmeno a dirlo in questa famiglia, abbiamo già amori consolidati, tipo Bobby Mc Ferrin, o nuove fiamme. Di ritorno da Washington abbiamo scoperto, su una compilation della Blue Note, "Liquid Spirit" di Gregory Porter. Quando il piccoletto dice "clap clap" significa che vuole ascoltare proprio quella. "The people are thirsty 'cause of man's unnatural hand. Watch what happens when the people catch wind, when the water hits the banks of that hard dry land. Clap your hands now, go 'head and clap your hands now". Quando inizia ad ascoltarla, non smette più. Le voci dei Beatles le riconosce al volo, forse da quando s'è seduto sulla batteria di Ringo Starr alla mostra per il cinquantesimo anniversario del loro arrivo in America. Con i Kinks non ci siamo ancora ma il sentimento è sincero. Tenuto conto di quanto è vecchia questa musica, e del fatto che il tipico PeterPanPadre, come minimo oggi usa Rdio e si sintonizza sulla stazione "A Very Indie Christmas", direi che Bob Marley e i Beatles rientrano a buon diritto tra i grandi classici per i bimbi. I quali bimbi, quindi, sono niente affatto precoci e masticano le nostre briciole. Siamo invece noi quaranta-cinquantenni che a dispetto della sciatica o della panza, non smettiamo di cercare la tendenza del momento, anche quella sonora. Ah, ovviamente guardiamo con disprezzo gli hipster. Ma appena possibile gli facciamo vedere che siamo più fighi noi e rimaniamo tali pure con il doppio degli anni. Perché siamo stati hipster prima delle loro barbe e c'avevamo pure noi le camicie di flanella a quadri. Il Piccoletto ascolterà pure Bob Marley, ma il suo papà, come minimo ascolta The Alternate Side, una delle migliori radio per la musica alternativa qui a New York, che trasmette quasi esclusivamente via internet. (Chi possiede una macchina in questa città capisce il gioco di parole e sa bene cosa sia il vero "alternate side": cioè quel giorno della settimana in cui avviene il lavaggio delle strade e, a seconda dei giorni, avviene alternativamente sul lato destro o su quello sinistro; costringendoti a cercare parcheggio nelle vie limitrofe, cosa pressoché impossibile, o a lasciare la macchina in doppia fila, per la gioia dei disgraziati di turno che sono, si, parcheggiati sul lato non interessato dal lavaggio, ma pure bloccati dalla tua macchina). The Alternate Side, la radio intendo, ogni settimana estrae a sorte e regala biglietti per qualche concerto. Io, in un anno, ho già vinto due volte. E se per gli Interpol non c'è stato verso, al concerto dei Tame Impala qualche settimana fa al Beacon Theatre, io e l'amico Luciano abbiamo sicuramente alzato l'età media, almeno quella della nostra fila.
Non vedo l'ora che arrivi l'estate. E mica per il clima, ché io adesso sono solo impaziente di vedere la neve. No, l'estate significa concerti nei parchi. E io non vedo l'ora di caricarmi il Piccoletto sulle spalle e portarlo ad ascoltare musica dal vivo. Magari non proprio sulle spalle... Dipende... Io invecchio, lui pesa... Insomma, tanto dobbiamo sentire e ballare. Poi la prossima estate sarà ancora più facile. La maggior parte dei concerti a Brooklyn si tengono a Prospect Park e noi, ora, abbiamo la fortuna sfacciata d'abitare a un quarto d'ora a piedi da questo cugino di Central Park che non conosce turisti.
Quando il PeterPanPadre vuole darsi un tono più adulto, e concedere una pausa a batterie e sintetizzatori, ci sono sempre Maria Callas e Pavarotti, che per il Piccoletto sono semplicemente "Callas" e "Paaaotti". In questo caso non prova a ripetere l'ultima parola delle strofe ma tenta con successo l'acuto. Ci vorrà ancora un po' di tempo prima di portarlo al Metropolitan Opera, perché credo che lì sia bandito tenere i bambini sulle spalle. Ma al negozio del teatro si può entrare liberamente e rimanere imbambolati di fronte ad una fotografia autografata della Callas, che con 4100 dollari ti puoi portare a casa (autografo ben fatto, riconoscibile, non come le iniziali di Neil Patrick Harris, il Barney Stinson di "How I Met Your Mother", tracciate con un pennarello sull'ultima copia disponibile del suo libro, oggi pomeriggio a 20 dollari da Barnes and Noble. Digressione a proposito di celebrità. Se non ti basta l'autografo, puoi sempre comprarti la ex casa di qualcuno che ha fatto i milioni e ora ha traslocato. Qualche mese fa era possibile comprarsi un appartamento dove ha vissuto Jay-Z quando era uno spacciatore e, come canta in "Empire State Of Mind", prima andava ad Harlem a comprare la droga e poi tornava al 560 di State Street, qui a Brooklyn. Se comprare l'ex appartamento di una celebrità è fuori dal tuo budget, puoi sempre affittare. Anche solo l'odore della celebrità. Tipo l'aroma che dal Cafè Grumpy di "Girls" sale all'appartamento del piano superiore. Quando con la Ragazza Dai Capelli Rossi abbiamo cercato casa avevo visto l'annuncio. Nemmeno caro, a dire il vero, ma le scuole di Greenpoint non erano il nostro primo obiettivo per il Piccoletto. Per chiudere la parentesi, sappiate che Neil Patrick Harris e il suo compagno si sono comprati una casa da 10 milioni ad Harlem, mentre Lena Dunham si è fermata a 5 milioni di dollari per un appartamento a Carroll Gardens, uno tra i tanti quartieri di tendenza a Brooklyn. Punto e chiusa parentesi).
È una di quelle notti in cui non ho sonno, abbastanza frequenti nel fine settimana. L'ultimo mese è stato così frenetico che non solo non sono entrato nell'atmosfera natalizia, ma non riesco ancora a pensare che settimana prossima saremo a Torino. L'albero, quest'anno, è un alberello. Illuminato giusto per quel piccolo intervallo di tempo tra la fine del trasloco e la partenza per l'Italia. Come da tradizione, invece, la mia corsa all'ultimo momento utile per i regali. Ho deciso che quel momento doveva assolutamente essere oggi pomeriggio e così è stato. Miracolo. Come da tradizione anche la mia incapacità nel trovare i negozi giusti per i regali. Durante l'anno vedo delle cose bellissime ma a dicembre mi prende l'amnesia e mi complico la vita. In una città dispersiva come questa, poi, il cercatore dell'ultimo minuto si impicca con le proprie mani. Quando vivi qui, a parte il lavoro non ci sono molte ragioni per apprezzare Midtown e per andarci spesso (con l'eccezione del Moma): è caotico, affollato di turisti e catene di ristoranti che puoi trovare in un qualunque centro commerciale. Per chi, come noi, sta ancora costruendosi un'identità e una memoria legata alla città, può avere un minimo di senso. Questa sarà la città del Piccoletto. E se nei suoi libri vede il Chrysler Building o Grand Central Terminal, ci piace portarlo a vedere gli originali. Così come credo andremo a vedere l'albero al Rockefeller Center, almeno quest'anno. Ma andare a Midtown per fare acquisti è una cattiveria che ti puoi risparmiare. Io, invece, stavo cercando un negozio che è solo lì (a meno di non fare gli acquisti online, cosa saggia se però non ti riduci all'ultimo minuto, rendendo impossibile la consegna a casa in tempo utile). Ho impiegato un'ora per scegliere i regali e poi ho avuto l'infelice idea di rimanere in zona per cercare altre cose. Risultato? Non ho trovato nulla, a parte una piccola cosa che condividerò con la Ragazza dai Capelli Rossi. In compenso ho visto: Babbo Natale concedersi per scatti fotografici davanti al camion della Coca-Cola; gigantesche palle rosse per albero, ma senza albero, grandi qualche metro di diametro; altrettanto giganteschi e suggestivi soldatini di legno (belli oltre tutta la necessaria retorica antimilitarista d'ordinanza); decine di scampanellatori per l'Esercito della Salvezza. Ah, New York. Cosa diceva Jay-Z? "Concrete jungle where dreams are made of, there's nothing you can't do".
Forse meglio le parole di Tina Fey. "It's like Jay-Z says: concrete bunghole where dreams are made up, there’s nothing you can do".
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