06 novembre 2012

DIARIO MINIMO DA MIAMI - 3 - Election Day


Nel parcheggio del Community Center di Uleta fa caldo e tutto è muto, non c'è folla. Non quella che i telegiornali locali raccontano da altre zone della Greater Miami. Dal guardiano, agli elettori in coda, alle addette alle postazioni per il voto elettronico, la maggioranza qui, in questo quartiere popolare di North Miami Beach, è afro-americana o, al massimo, centro-americana con prevalenza di giamaicani e haitiani. Siamo tra i pochi bianchi presenti in questa grande palestra adibita a seggio elettorale, a parte alcuni ebrei riconoscibili per la loro kippah. 

I fogli della scheda elettorale, comprese le istruzioni , sono ben dodici, ma nessuno si lamenta. Ci sono piccoli spazi dove è possibile compilare le schede in riservatezza, prima di mettersi in coda per raggiungere le macchine che faranno la scansione delle pagine. Nelle precedenti elezioni il voto era esclusivamente elettronico, senza prova cartacea. Ma la fama di Stato dei brogli ha suggerito qualche modifica.
Tornati all'esterno ci sono dei ragazzini in pattini e skateboard, uno di loro canta "Obama! Obama!". Alzo il mio indice, approvando, e lui ride. 
Guardo l'orologio: troppo tardi per pranzare e troppo presto per cenare, ma decidiamo lo stesso d'andare al ristorante vietnamita. 
Nel tratto finale di N Miami Av sfreccia una vecchia Ford nera. Dalla macchina i ragazzi urlano "Obama! Obama! Obama!". 
Too early to call, direbbero qui.


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