26 ottobre 2006

Globalizzazione

Torino, coda al semaforo.
Corso Regina è di quelli larghi, a tre corsie, una lama che dalla tangenziale arriva dritta al centro della città senza mai curvare.
Corso Regina, per la precisione Margherita, quella della pizza. Per tutti è solo Corso Regina.
Da una parte il parco della Pellerina, noto un tempo per la lunga processione di schiave nigeriane costrette a prostituirsi, ora luogo di ritrovo per le feste domenicali della comunità peruviana e sede del miglior festival musicale della città; dall'altra parte, l'ultima Fabbrica incastonata a pochi chilometri dalla zona aulica, una fabbrica con la F maiuscola, i cui nomi hanno accompagnato gli ultimi 200 anni di storia industriale europea: la ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, a ricordarci la lenta decadenza italiana.
La macchina è in coda nella corsia centrale.
Due ragazzi, dall'aria indiana o cingalese, si contendono il mercato dell'informazione cartacea.
Uno vende La Stampa, l'altro distribuisce gratis City.
Tutta la globalizzazione, in pochi metri quadri.

18 ottobre 2006

Non lo diresti mai

Con le sue ampie vetrate si affaccia su una delle principali e centrali piazze di Torino.
Il Caffè di Roma. L'italianissima risposta data a Starbucks dal principale produttore di caffè in Italia. Torinesissimo. Lo diresti?
L'atmosfera è informale, tavolini in legno di colore verde scuro, il tratto dominante, e una sorta di rosso pompeiano alle pareti. I camerieri sono tutti giovani e, probabilmente, hanno l'ordine preciso di non stressare i clienti. Puoi entrare a prenderti un semplice caffè, sederti al tavolino, magari leggendo El Pais o Le Monde, e passarci ore senza che alcuno venga a farti capire che è arrivato il momento di sloggiare.
Due donne sono sedute proprio di fronte alla vetrata centrale, chiaccherano allegre. Quella coi capelli corti appoggia il braccio destro al tavolo e si tiene il mento con la mano. Gli occhiali rendono ancora più sognante lo sguardo verso l'amica. Allunga l'altro braccio per sfiorarle leggermente la mano. L'amica si ritrae e sorride timida dopo essersi guardata attorno...
Poco distante c'è un signore dall'aria distinta e molto professionale. Abito grigio scuro, camicia bianca, cravatta blu. Legge il Corriere della Sera. Dopo un po' smette ed estrae dalla sua borsa un altro giornale: Lotta Comunista.

13 ottobre 2006

Point ov viù

Roma, La Sapienza. Sole a picco.
"Ahò! Maddai! È 'n mostro! È basso, pelato e co la panzaaa!".
"Maaa nooò! È beellloo!!".

Marketing

Roma, Torre Argentina, madonnaro in attesa di clienti.
"Vincenzo io ti ucciderooò!! Sei troppo stupido per vivereee!!!".

11 ottobre 2006

Rimozione

Milano, quasi Piazza della Repubblica.
Un sussulto improvviso! Non è possibile, non voglio crederci. Perché mi è tornato in mente?
Stanotte ho sognato Confalonieri...

Senza età (2)

Torino, metropolitana.
Lui ha i capelli a caschetto biondi, lo zaino sulle spalle, una felpa grigia. È timido. Lei ha i capelli raccolti in una coda, parla veloce, occhi vivaci sempre puntati sul ragazzo. 'Il prof durante l'ora di latino ci parla in greco e io non lo capisco! Logos??' urla lei. 'Vuol dire discorso' dice lui sottovoce. Lei scende alla prossima fermata, lo saluta e continua a fissarlo dalla scala mobile.

10 ottobre 2006

Senza età

Torino, metropolitana.
Lui è magro, una
giacca a quadretti nasconde le spalle incurvate dai tanti anni, ha il naso lievemente adunco, gli occhi chiari e sorride gentile. Cammina a fatica, appoggiandosi a un treppiede con rotelle.
Lei è seduta al suo fianco, i capelli bianchi ordinati, la pelle liscia che lascia vedere solo qualche ruga intorno agli occhi, sta dritta, senza appoggiarsi allo schienale e con le mani sulle ginocchia.
L'altoparlante scandisce con regolarità il susseguirsi delle fermate.
"Ma tu non devi scendere a Montegrappa?", chiede lei con voce tenue.
"Oh no no!!", ride lui, "Ti porto fino a destinazione!".
"Allora grazie...".
E, sorridendo appena, osserva i lenti preparativi del suo cavaliere.

07 ottobre 2006

Gramigna

E' come la gramigna, certa fama; ti si attacca addosso e non la levi a piangere. Anzi, quando t'illudi d'averla scampata è di nuovo lì, bella e ricresciuta.
Certo, se poi le dai anche una mano... beh, allora...
Ti piace mangiare, e questo lo sanno tutti, anche chi ti vede per la prima volta.
"Dai ragazzi son solo maniglie dell'amore, eppoi dai si vede che è la maglia stretta a farmi la pancia, no? E se solo riuscissi a tenere dritta 'sta cazzo di schiena che mi fa pure male...".
Ti piace anche cucinare e lo sanno in pochi. Eccoli, sono loro l'humus per la tua gramigna.
Tempo addietro ti piaceva riunire 10/15 persone il sabato sera e le portavi da un amico siciliano, studente fuori sede. Un vero galantuomo. Tu gli spaccavi prepotentemente la minchia con le richieste più assurde e lui, piuttosto che dirti no, si metteva pure in imbarazzo.
Arrivavi a casa sua all'ultimo minuto, di modo da spaccare la minchia magari al suo compagno di casa: un pitecantropo eretto da poco, usciva dalla sua stanza solo per recarsi al cesso e, uscitone, ti salutava con un cenno della mano e si rintanava.
Tu all'epoca pensavi solo a mangiare e a sfidare Toni Dallara.
Un sabato, meschino, ti fai venire la felice idea di cucinare per loro. Ora usi quel verbo con parsimonia, anche perchè qualche amica ci tira su lo stipendio sfamando gli altri. Ma quella sera volevi solo fare una banale pastasciutta, che sarebbe stato mai!
"Carbonara per tutti, ok?". Neanche fossi stato l'animatore d'un villaggio vacanze.
Non hai la pretesa di realizzarne una versione trasteverina filologicamente ineccepibile, per carità. Ma non puoi immaginare cosa avverrà da lì a poco...
Fai due conti: siamo in dieci, nove uova. L'errore è già in agguato, pensi in termini di uova e non di tuorli. Panna? Non scherziamo, quella è tutta colpa di Tognazzi, buonanima, avesse fatto il mestiere suo senza propinarci le ricette.
Qualcuno ti aiuta. "Ci penso io a buttare la pasta".
Sbatti le uova, prepari la pancetta, tieni pronto il formaggio. E il pepe? "Oh, ragazzi! si chiama mica carbonara per un'altra ragione!".
Scolano la pasta.
Tu hai uova per sfamare una squadra di calcio con annesse riserve... e loro ti preparano la pasta per tre persone??
Niente, è colpa tua. E ti si attacca addosso per il resto dei giorni.
C'è gente che ancora si ricorda di quella sera, e ne ha un ricordo vivido come quello dei dolci mangiati da bambini.
E dagli torto! Come si fa a dimenticare una frittata di pasta?
La tua fama di cuoco è seppellita prima di nascere. Ma sei testardo, sai che gli anni ti daranno ragione.
Oggi fai una carbonara da urlo, per i pochi intimi che hanno la fortuna di assaggiarla
Hai smesso di credere di saper cucinare, ti limiti ai tuoi piatti preferiti, il risotto alla zucca o la pizza che ti impasti rigorosamente a mano per minuti e minuti.
Non disdegni le novità, così un giorno cerchi delle ricette svedesi: casa tua è una succursale dell'Ikea e se Kamprad viene a cena vuoi fare bella figura con lui. "Ingvar, vecchio filibustiere! Vieni avanti... no, no Ing... quella è la libreria non la cucina..."
Scopri allora la Tentazione di Jansson.
No, non c'è niente di malizioso, solo patate, aringhe, cipolle, burro e pangrattato. La provi e la riprovi più volte. Sempre buona, sempre più buona, ormai la fai ad occhi chiusi.
La gramigna? Tse, roba del passato...
Ingenuo.
E' il giorno, manca un'ora e a quel tavolo saranno sedute tre donne. Ti conoscono, sarà una semplice cena tra amici, niente per cui andare in ambascia.
Vuoi scherzare? No, no... sono comunque tre donne. Sarà il tuo filamento impazzito di dna siculo, sarà l'imprinting che t'ha davvero lasciato Tognazzi oltre alla panna, ma TU non puoi sbagliare. TU devi stupirle.
E allora ti armi di tutta la forza bruta che possiedi, lasci in un angolo l'intelligenza e il buon senso a farsi compagnia, ed esci tronfio e impettito dalla tua caverna.
Apri il frigo e prendi la vaschetta con le aringhe. Levi il cellophane.... Mmmmhh... cazzo! E' tardissimo e mo'?
Lavi le aringhe e le asciughi; peli le patate e le affetti; fai soffrigere le cipolle e prendi il pangrattato.
Tutto è pronto! A noi due mammuth maledetto!!
Patate, aringhe, cipolle, pangrattato, e via così, strato dopo strato. E per finire, tanto la disdegnavi che ci devi mettere su la panna liquida, che' questo dice la ricetta e non è il caso di fare gli snob proprio adesso.
Forno.
Tre quarti d'ora.
Suona il citofono, le ospiti sono arrivate.
Ti fai i complimenti da solo, bravo, tutto calcolato al minuto, avevi qualche dubbio che potesse finire diversamente? Si, bravo.
Pochi convenevoli, fai accomodare a tavola, stappi il vino che hanno portato.
E' il momento d'aprire il forno. Estrai il tuo tortino.
L'aspetto è bello più che mai, si, gran bel mammuth...
Maledetto mammuth! Non dovevi farmelo... Porti il tortino al naso.
Per un'ora hai voluto credere che quelle aringhe prese la sera prima non potessero farsi beffa delle tua intelligenza. Hanno vinto loro: puzzano come poche. Non puoi portare in tavola quella robaccia...
"Ragazze, sono mortificato... ma... no, non posso servirlo... vi chiedo scusa".
Cercano di confortarti con tutte le parole carine possibili. Niente. Le tue orecchie sono otturate, come prima il condotto del buon senso.
In 20 minuti metti in tavola degli spaghetti col misto pesce congelato. Dignitosi.
Le ragazze tornano a dirti che non devi preoccuparti, che sono buoni, che tu sei...
Niente, devi tornare nella caverna.
Quando ne uscirai?


05 ottobre 2006

Bisinìss

Milano, prestigioso hotel a pochi passi dalla Stazione centrale. Attendi il tuo interlocutore romano. Cerchi di darti un tono, sfogli il Wall Street Journal. Alzi di tanto in tanto lo sguardo... No, Cuffaro no... è troppo anche per la tua ipocrisia.