04 agosto 2012

BEL PAESE


Gabrielle Douglas, sedici anni.
Per i giornali del suo Paese, gli USA, è soprattutto "la prima donna nera", come scrive il New York Times, a vincere un oro olimpico in una gara individuale di ginnastica. 
Per tutti i media statunitensi, lei è un'afro-americana. 
Per "La Stampa" (e non credo che per il resto dei giornali italiani sarebbe tanto diverso), è soprattutto la prima "gazzella nera". Certo, poi nella didascalia della foto si dice che è afro-americana: probabilmente, uno sforzo per non essere ripetitivi e non essere cazziati dal caporedattore. Ma il titolo, quello che deve rimanere impresso in chi legge, va dritto alla pancia, perché con la pancia è stato scritto e con la pancia è stato approvato.
Non riesco davvero a pensare che sia razzismo, almeno non quello conclamato, che dalla sua ha pur sempre la dignità minima del coraggio delle proprie idee. Forse questo è solo un retaggio linguistico da libro "Cuore", e non ci ricordiamo manco più di quanto eravamo razzisti nel nostro recente passato di italiani brava gente.
Semplicemente, siamo banali.
Siamo maledettamente banali,  se non volgari.
Scordiamocelo, non moriremo democristiani. Sarebbe già un privilegio, di questi tempi men che mediocri.
Non ci ammazzeranno case crollate per terremoti che altrove le lascerebbero in piedi, o per colpa di fabbriche inquinanti, mazzette per costruire autostrade deserte, scambi di flebo, attentatori con le bombole del gas. Tanto meno ci ammazzeranno la disoccupazione, il costo del denaro, il deficit, la de-industrializzazione, l'assenteismo o le Università mignon.
Moriremo, invece, travolti da forme di parmigiano, oppure accecati dalla corda spezzata di qualche mandolino o per il diabete da panettone con l'uvetta più dolce del Mondo.
Ci ammazzeranno i luoghi comuni più banali, quelli della bontà italiana, gli stessi che ci impediscono di vedere quanto sia cambiato il resto del Mondo in appena un quarto di secolo, mentre noi vogliamo ancora fare la colazione al bar a metà mattinata e pretendiamo il premio di produttività se siamo stati assenti un mese dall'ufficio.
Si, probabilmente verremo tutti soffocati da un delizioso pistacchio iraniano andatoci di traverso appena abbiamo scoperto che ce lo hanno venduto come pistacchio di Bronte.
O forse avremo fortuna, ce la caveremo e il Bel Paese rimarrà almeno un formaggio. Tra i più banali, ovvio.

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