04 febbraio 2011

VIAGGIO NEL TEMPO D'UN CAFFE'

Quando l'aereo può attendere

La cioccolata calda coperta di latte condensato freddo e la piccola bottiglia di San Pellegrino. Sul bancone ho solo l'imbarazzo della scelta: El Pais, Guardian, Le Monde, Repubblica, Corriere, Stampa. E ancora Time ed Economist. Alle pareti ci sono enormi fotografie, ritraggono le mani di modelli che fingono d'esser clienti alle prese con tazzine e bicchieri. Su grandi pannelli è possibile leggere il menù della caffetteria. In sottofondo la musica pop di una radio locale.
A meno di un chilometro, un'ora fa, non mi hanno chiesto il passaporto.
Zeta era l'unica donna del locale e noi eravamo gli unici a parlare italiano. La menta profumata del suo the non lasciava spazio all'aroma del mio caffè. Ascoltavo i suoi racconti sull'orfanotrofio, sulla maman, sul bosco degli stregoni. E già mi vedevo atterrare a Benin City, diretto a Cotonou. Sul grande schermo alle sue spalle, le riprese di Al Jazeera da Tahrir Square, nella Cairo che vuole cacciare Mubarak. Tutto rigorosamente in arabo.
Adesso cerco il canale in lingua inglese. E penso a un corso di francese.

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