04 novembre 2014

L'ULTIMA DOMANDA

L'incomunicabilità uccide l'amore. Anche quello, cieco, per il proprio operatore telefonico.

Cara, vecchia, compagna telefonica italiana. Non semplice compagnia. No, proprio compagna. Quanto tempo abbiamo passato insieme... Quando avevo bisogno di te, il tuo cazzo di segnale era davvero una merda. Ma quando tu avevi bisogno di me, la mia carta di credito c'era sempre. Tu, poi, eri sempre così premurosa, con le tue offerte che non dovevano nemmeno essere delle truffe per abbindolare gli allocchi pigri come me. Ma a me piacevi così, eri rassicurante. Mi facevi credere d'essere un mezzo Dio, con tutte quelle telefonate illimitate... Ma chi cazzo avrei mai dovuto chiamare con tutti quei minuti? Ma che vita di merda sarebbe stata, sempre al telefono? Si, vabbé, il lavoro era diventato più facile, non guardavo più l'orologio; ma tu, forse, non avevi ancora sentito parlare di questa invenzione rivoluzionaria, la posta elettronica. Insomma, mi hai ciulato e a me andava bene così. Poi sono partito e tu sei rimasta lì, in Italia. Ho deciso di lasciare il mio vecchio telefono (quello che mi avevi convinto a comprare a rate, io che non ne faccio mai) alla mia mamma, così lei poteva vedere il nipote via Skype. Ovviamente, come ho già detto prima, il tuo segnale faceva così cagare che tra te e quelle altre bestie che si sono comprate Skype, mia madre vedeva suo nipote a tratti. Mi ero fatto un mazzo tanto per convincerla che l'America non era lontana e tu, con quel servizio dati di merda, le avevi fatto credere che era più lontana di Marte.

Eppure... Io continuavo ad esserti fedele e a pagarti lo stesso gli alimenti per quel servizio terzomondiale. Avrei potuto inchiappettarti, se solo fossi stato uno di quei tanti bastardi, e tu, i miei soldi, col cazzo che li avresti visti. Sono passati giusto due anni dalla mia partenza e dopo la separazione è arrivato il momento del divorzio. Ti ho avvertita per tempo e ti ho detto: chiudiamo questo rapporto il primo giorno possibile, perché io non solo non sto usando più davvero quel telefono ma sta scadendo pure la carta di credito italiana e io manco quella rinnovo più. Tu, allora, forse spaventata, mi hai detto che potevo pagare la bolletta anche con un bonifico. Potevo io tradirti? Non lo avrei mai fatto. Sono un romantico del cazzo, sono uno di quei babbioni che credono alle regole. Non dico che qualche volta non provo a fottere pure io, ma poi provo a controbilanciare le sorti dell'Universomondo. Magari quel viaggio gratis in metropolitana aggrava il buco del bilancio ma almeno ora quel barbone si beve un caffè caldo alla mia salute e la mia coscienza si sente pure figa.
Ti ho fatto il bonifico e ti ho mandato una lettera, cara vecchia compagna telefonica. Ti ho scritto parole belle, mia adorata. Ti ho spiegato che erano stati anni fantastici e che ora, non avendo più alcun obbligo legale a stare insieme, dovevamo riprendere le nostre strade. Ti ho chiesto per l'ennesima volta di chiudere al primo giorno utile e ti ho mandato anche la raccomandata, perché il tuo servizio clienti me l'aveva chiesta, lui che è rimasto fermo agli anni di Marconi (anche se io, che sono un bravo ragazzo, pure un po' paraculo, non te l'ho mai detto e ti ho adulata pure per quel servizio penoso). Tu che hai fatto? Mi hai risposto che nella raccomandata avevo dimenticato la firma... Hai ragione, ho sbagliato. Ma tu lo sai, vero, che anche di fronte ad errori formali come questi la legge ti consente d'andare avanti lo stesso? Sai che potevi protocollarla lo stesso e che c'erano una dozzina di mail a supportarla? Già, come fai a saperlo, tu che vuoi solo fottere... Tu, con un cavillo, ci godi. Per qualche giorno sono andato a controllare sul tuo sito la situazione delle mie bollette. Poi, un bel giorno, la mia mamma mi ha detto che, finalmente, avevi deciso di disattivare il servizio. Hurrà!!!
Così stasera, da bravo ragazzo, sono tornato sul tuo sito a cercare l'ultima bolletta da pagare. E cosa scopro? Che, con il numero disattivato, non posso più accedere al mio profilo. Adesso, tu, spiegami una cosa: come la pago io la bolletta? Dove me la spedisci? Ad un indirizzo italiano vecchio di dieci anni? Oppure mi cerchi qui a New York? Vuoi qualche indizio per trovarmi e mandarmi una cartolina? Ma perché sei così? Perché di fronte alla mia ingenuità, tu hai voluto strafare?
Ti faccio solo un'ultima domanda. Lo sai cosa ci puoi fare, ora, con quella bolletta?

P.s. Oh, mamma, se mai un giorno ti dovesse capitare di leggere queste righe, non t'incazzare per le parolacce. Sai che, quando voglio, con i congiuntivi non mi fotte davvero nessuno.