09 agosto 2015

Basta crederci [ NYC #53 ]

Credenze metropolitane e altre leggende


Macchina da East Village
A beneficio dei nuovi arrivati, soprattutto dalle immense aree suburbane americane, uno dei mantra locali più ripetuti in città recita: a New York non serve avere un'automobile. In effetti, con una metropolitana tanto estesa e con oltre 13mila taxi lungo le strade, guidati giorno e notte da 50mila autisti, non possedere una macchina sembra ragionevole, soprattutto a Manhattan. Adesso, poi, con altri 50mila potenziali autisti di Uber in tutti e cinque i borough cittadini... (e sottolineo comunque potenziali, ché il numero di corse totali che effettuano è di gran lunga inferiore a quelle dei taxi gialli). Insomma, avere una macchina? Lo dice il mantra: inutile. E ci credi pure. Fino a quando arriva il giorno in cui maledici di non averne una di tua proprietà e di non esserci seduto comodamente dentro, anche se bloccato al semaforo.
Poi ci sono dei mantra meno legati allo specifico newyorchese ma ripetuti fino allo stordimento in tante altre grandi città, tipo: l'ombrello non serve. In effetti, quando vengono giù le due gocce che il meteo aveva previsto, non è una tragedia nemmeno aver dimenticato a casa la tua giacca impermeabile di tendenza, tanto più se sei vicino ad una stazione di quella stessa metropolitana tanto estesa. Cosa ti manca mentre sei pressato in un vagone, in mezzo ad altre decine come te, con zaini, sporte della spesa, passeggini, contrabbassi e sacchi trasparenti saturi di bottiglie di plastica da riciclare vuote e non schiacciate? Ti manca una terza mano? Vuoi quella per tenere l'ombrello, dopo quella che tiene la borsa con il tuo computer e quella che agogna aggrapparsi a qualunque sporgenza mentre il treno prova a dimostrarti perché lui è un espresso? No, non è affatto una tragedia fare a meno di un ombrello. Fino a quando arriva il giorno in cui maledici di non avere un'auto, di non esserci seduto dentro ad ascoltare i Daft Punk e d'essere finalmente bloccato al semaforo per mandare fotografie al mondo intero. Perché sta diluviando e devi pure sbrigarti a tornare a casa.

Vita facile
Ad essere sinceri, nemmeno è 'sto grosso problema non possedere un'auto. Si vive anche senza. E poi il giorno in cui la rimpiangi sei solo a qualche isolato da casa. Ma viene giù a secchiate, maremma nana, e tira raffiche di vento di quelle che strappano l'anima agli ombrelli che vengono propinati per strada ai forestieri e agli sprovveduti (di buon senso più che di protezione per le loro teste). Così, quell'umido giorno, benedici quei 12 dollari spesi mesi addietro in un supermercato a 500 km da New York per comprarti un ombrello ultra-resistente e con doppia struttura, che pare si arrenda solo agli uragani. Sapevi bene, infatti, che lo stesso ombrello, qui in città, ti sarebbe costato tre volte tanto a esser fortunato. Per questa stessa ragione di banale economia familiare, quel fausto e pluvio giorno, nemmeno il cielo nero pece porta consiglio ai tuoi neuroni. È vero: se allunghi la strada per tornare a casa, c'è il concreto rischio che tu ti prenda le secchiate d'acqua. Ma quelle, pensi sornione, saranno niente di fronte all'assegno che dovresti invece staccare per comprare gli stessi 24 rotoli di carta igienica nel tuo micro-supermercato preferito a Park Slope, quello dove le quotazioni alla libbra della "toma piemontese" sono di poco inferiori a quelle di un barile di Brent. Così fai la deviazione verso il supermercato dei Comuni Mortali. Mentre cerchi la carta tra gli scaffali pensi a John Turturro e a Steve Buscemi. Nelle loro salumerie di fiducia, sempre qui in zona, quale sarà la quotazione della "toma piemontese"? Perché loro due la mangiano, vero? E avranno pure investito nel fracking in South Dakota e i soldi gli usciranno dalle orecchie e... Sei di nuovo per strada. Piove più di prima. Decidi che l'ascella è fatta giusto per proteggere i tuoi rotoli di carta igienica e affronti la salita con lo stesso spirito di un American Ninja Warrior. Hai voluto casa vicino al quartiere per famiglie di tendenza a Brooklyn? Adesso sguardo basso e pedalare.

Le leggende metropolitane, si sa, sono dure a morire. Son coriacee, sono, resistenti anche ai più feroci attacchi scientifici. Le favole? Idem come sopra. I mantra? Aspetta e vedrai come spappolano la tua patetica razionalità. Non vuoi credere all'inutilità di possedere un'automobile a New York? Bene, il mantra si vendica quando meno te lo immagini. Prova ad attraversare il West Village con il tuo passeggino quando la 7th Avenue è completamente bloccata. Li vedi i tassisti che escono dalle loro macchine e puntano lo sguardo all'orizzonte per cercare lumi? E scrutano fuori dai loro taxi mica solo quelli che, magari pure con malizia, hanno deciso di imbottigliarsi sulla 7h di proposito. No, anche quelli che per andare più ad ovest, verso l'Hudson, non avevano altra scelta. Hanno preso tutte le stradine laterali possibili eppure, adesso, se ne stanno lì come tutti gli altri: immobili da minuti e senza una prospettiva che sia una. Si sentono le ambulanze ed è chiaro che da quell'ingorgo non si uscirà per un bel po'. E tu, vuoi forse lamentarti perché le lamiere di macchine e camion sono così vicine che non trovi spazio per districarti con il tuo passeggino? Ringrazia che l'unica punizione di questo contrappasso è solo una letale dose di gas di scarico. Perché la prossima volta, quando avrai la tua stupida auto, maledirai di non essere schiacciato tra le migliaia in metropolitana o anche solo d'essere a piedi. Adesso, levati dalle scatole e fai attenzione che qualcuno non tamponi il tuo Piccoletto mentre dorme bello asfissiato.

Raccolta differenziata a Tribeca
L'elenco delle leggende è lungo, ci sarà tempo per tornarci sopra. Oh, prima di chiudere. A proposito di credenze metropolitane che fanno il giro del Mondo e arrivano fino in Italia. Li vedete quei sacchi di spazzatura lungo la strada qui a New York? Le vedete quelle montagne di sacchi, anche vicino ai grattacieli di Midtown? Le vedete al telegiornale? Un vostro amico ha postato, indignato, delle fotografie su Facebook e inizia la litania sul tutto-il-Mondo-è-Paese? Siete ancora in vacanza quaggiù e passeggiando per le strade durante l'estate percepite nettamente, in angoli ben specifici, la puzza di spazzatura? Pare che la leggenda in Italia dica che New York non sia così diversa da tante città del nostro Paese, dove la spazzatura viene lasciata per strada e nessuno passa a raccoglierla per giorni. Mentre preghiamo tutti insieme in qualche imminente miracolo italiano, qualche informazione sul sistema rifiuti newyorchese. Sia detto con tutta onestà: esistono sistemi migliori e città ben più efficienti di questa. Altre città che competono con questa sono spesso Capitali, finanziate dai loro Governi per essere lo specchio pulito del Paese (la Roma che amo sempre è ancora una dolorosa eccezione). E, ancora più spesso, queste metropoli non sono nemmeno lontanamente quell'insieme eterogeneo di culture, lingue e abitudini che New York è nella sua realtà quotidiana, quella dei singoli quartieri, dei singoli isolati. Avendo sempre chiara questa premessa, passiamo a capire come funziona la nettezza urbana quaggiù. Non esistono cassonetti della spazzatura lungo le strade, dove tutti quelli che vivono nelle vicinanze vanno a gettare i loro rifiuti. Ogni condominio deve provvedere da se e raccogliere la propria spazzatura. Due o tre volte alla settimana, a seconda della popolazione presente nell'isolato e dei rifiuti prodotti giornalmente, i camion del Sanitation Department o quelli del servizio in "appalto" passano a raccogliere i sacchi, secondo un calendario visibile su internet per ciascun palazzo della città ("appalto" è tra virgolette perché non serve aver visto i Soprano per sapere che da sempre rifiuti e criminalità mafiosa intrecciano le loro strade, anche a questa latitudine). La sera che precede il passaggio dei camion della raccolta rifiuti i sacchi sono stati preparati da ciascun condominio e lasciati dove? Ahimè, vero, lungo il marciapiede. Perché non c'è fisicamente altro posto dove metterli. Ma rimangono sui marciapiedi giusto il tempo necessario all'arrivo dei camion, che ovviamente può essere anche di qualche ora. Un sacco di spazzatura lasciato per alcune ore sotto il sole di luglio può fare una sola cosa: puzzare. Quanto alle montagne di sacchi, quelle che sembrano poter crollare da un momento all'altra, avvicinatevi e osservate bene. Non puzzano? Perché? Si tratta di carta e plastica. Tradotto: raccolta differenziata. Si potrebbe fare di meglio? Certo che si. Il vero problema è che quaggiù sono ancora pochissimi i quartieri dove si differenzia l'organico. È quello che rende le discariche dei produttori di metano, dovunque, anche a Basse di Stura o a Malagrotta.
Ora. Essere disinformati, è una cosa. Ma credere alle leggende metropolitane e spacciarle pure come vere...

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