05 gennaio 2014

Ma come fanno i newyorchesi [ NYC #24 ]

Marziani. Io non li capisco, i newyorchesi. Siamo arrivati qui a febbraio dello scorso anno, e c'è stata una bufera di neve. Due giorni fa, altra bufera, e siamo appena a gennaio. Venti e più centimetri di neve, vento fortissimo, ghiaccio. Centinaia di voli cancellati. Dall'autunno credo che abbia già nevicato almeno quattro volte. E loro che fanno? Imperterriti, escono di casa con i loro scarponcini alti, quelli fatti per camminare nella neve, si, proprio quelli. Di tutte le forme e colori. Nella metropolitana puoi vedere qualcuno con le scarpe da ginnastica, ma solo perché due giorni dopo, nonostante ci siano ancora ammassi di neve sporca lungo le strade e i marciapiedi, ci sono anche spazi dove puoi camminare senza per forza affondare i piedi. Qualche donna si azzarda a mettere gli stivali alti, per essere un po' più alla moda. Ci fosse qualcuna che provasse a camminare sui tacchi o qualche uomo in mocassini! Oh, magari ci saranno pure, ci devono essere, ecchediamine, in qualche ufficio ultramoderno di qualche super agenzia di pubbliche relazioni o nelle banche di Wall Street. Ma tra il Popolo della metropolitana e il Popolo dei ristoranti di SoHo, proprio non riesco a vederle. Ti credo che poi non sono capaci di lamentarsi se nevica a gennaio e manco riescono ad intonare peana per la primavera anticipata! Tu la concepiresti la neve, che ne so, a Torino? Secondo me, a dirla tutta, non dovrebbero concepirla manco ad Aosta. Loro, marziani, invece concepiscono la neve, le bufere e stanno pure a disegnare mappe per capire come evacuare meglio certi quartieri al prossimo uragano, perché sanno che prima o poi tornerà, eccome, l'uragano. Ma dico io! Lascialo in pace quell'uragano lì, che sarà per i fatti suoi, ancora senza nome, bello lontano e non vuole certo che tu lo chiami con la tua ossessione da pronti al tutto e se è peggio anche meglio. Io l'orecchio lo tendo, e di "f**king snow" non ne sento, forse colpa del casino che fanno i treni in galleria. "Maldita nieve" sarei comunque capace a riconoscerlo, mentre con "他媽的雪" dovrei proprio allungarlo al massimo, il mio orecchio. A leggere i commenti su Facebook, per uno che suggerisce di trasferirsi in Florida, ce ne sono almeno quattro che gli rispondono "no, grazie, preferiamo tutte e quattro le stagioni". Fatti due calcoli, ché qui le analisi statistiche sono ovunque, a un 20%  di commentatori Miami andrebbe sicuramente meglio.
Che c'hanno questi qui? Vai a capirli, 'sti americani. Perché qualcuno si preoccupa del riscaldamento globale e qualcuno gli ribatte che fa un freddo cane? Perché qualcuno vuole spaccare le rocce per tirarne fuori il gas e qualcun altro gli fa notare che ci sono già un bel po' di fattorie con le falde dell'acqua inquinate? Perché qualcuno vuole estendere la durata del sussidio per i disoccupati e altri si preoccupano di cancellarli? Perché qualcuno vuole l'assistenza sanitaria per tutti e altri la vogliono solo per chi può pagarsela? Perché alcuni si ostinano a chiedere un aumento della paga oraria minima e altri si sforzano di convincerti che il libero mercato deve rimanere libero libero, anche se con quel salario un affitto non te lo paghi e devi pure chiedere i buoni pasto?
Perché, come tutte le persone normali, gli americani non sono semplicemente capaci di starsene un'intera domenica a parlare di una singola parola di un politico? Perché su quella battuta non sono capaci di scriverci sopra altre argute battute, rivendicandole come più intelligenti e sagaci? Perché su quella stessa parola non sono in grado di disegnare cosa è avvenuto nel loro Paese negli ultimi vent'anni, pronosticandoci gli altri venti, perché è chiaro a tutti che il Mondo ruota attorno a una sola parola e a tutta la potente filosofia distruttrice che ci sta dietro? Perché gli americani non riescono a riempire i loro giornali di queste notizie?
Non riuscirò mai a capire perché il consigliere comunale che rappresenta la nostra zona, uno dei 51 che siedono nel Consiglio comunale di New York (solo cinquantuno su otto milioni! Pazzi), in un sabato mattina qualunque, a un mese dalla fine della campagna elettorale e della sua stracciante rielezione, abbia voglia di starsene al banchetto del partito democratico locale e tenere compagnia all'unico militante che è lì con lui per salutare la gente del quartiere come noi. No, non riuscirò mai a capire perché un volontario del Working Families Party, che sta un po' più a sinistra del Partito Democratico, in una gelida serata di gennaio, quando fuori c'è solo ghiaccio e neve, voglia venire a bussare a casa tua, a spiegarti che sta raccogliendo firme per modificare la legge che regola i finanziamenti elettorali nello Stato di New York e, quando tu decidi di firmare la petizione e di staccargli pure un piccolissimo assegno per una donazione, lui ti rilasci la ricevuta, ci scriva sopra grazie mille, gli auguri per il nuovo anno e, prima di salutare te e la tua famiglia, lasciandola alla cena interrotta, venga  lì ad abbracciarti.
Nick, sei proprio un pazzo ad abbracciare gli sconosciuti. Sei un marziano pure tu.

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