02 dicembre 2013

Prato, Italia. RIP

A pochi chilometri da Firenze, in una delle tante piccolissime fabbriche tessili di Prato, ieri sono morti sette lavoratori cinesi, rimasti intrappolati durante un incendio. I giornali di oggi ci tengono a sottolineare che l'unica vittima sinora identificata era un immigrato irregolare. E riportano le parole del procuratore incaricato delle indagini: dice che nonostante i controlli, a Prato "è un Far West".
Io e Alessandro, amico e socio di quello che fu il nostro esperimento imprenditoriale, ascoltavamo con attenzione. I nostri ruoli erano chiari: lui era la mente analitica, io quella commerciale e dedita alle pubbliche relazioni. Davanti a noi, un uomo che conosceva Prato sicuramente meglio di noi. Volevamo capire, immaginare un progetto per quel territorio, qualcosa di nuovo, che provasse a guardare oltre la miriade di micro-imprese e creasse forme di integrazione, collaborazione. Lui ci disse che Prato avrebbe dovuto puntare sul terziario avanzato. Si, disse proprio terziario avanzato. Io e Alessandro ci guardammo, in silenzio. Immaginammo esattamente la stessa cosa: wooow... t-e-r-z-i-ar-i-o a-v-a-n-z-a-t-o... come Milano... telecomunicazioni, finanza e... "Si, Prato deve offrire nuovi servizi alle tante piccole imprese del suo territorio. Servono commercialisti, avvocati, studi di progettazione e di consulenza", disse il nostro interlocutore.
Se non ricordo male, l'anno era il 2006, ma potrebbe essere stato anche l'anno successivo. Ricordo bene, invece, chi fosse quell'uomo. Era l'Assessore alle Attività Produttive della Provincia di Prato.
Corruzione? Burocrazia? Criminalità organizzata? I mali più profondi che stanno consumando lentamente l'Italia, proprio come un fuoco, hanno nomi più semplici: ignoranza e stupidità. Chi ha l'animo e la forza di pregare per quei lavoratori cinesi morti, e per dare una speranza a tutti noi, per favore, lo faccia.

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