08 dicembre 2012

DIARIO MINIMO DA MIAMI - 7 - Darwin e il buco allo stomaco

Un buon padre di famiglia, all'una di notte, dovrebbe già essere a dormire. Ma le pratiche per l'immigrazione mi hanno stressato al punto da non riuscire a chiudere occhio. E poi abbiamo pranzato alle cinque, uccidendo la cena. E domani è sabato. Quindi, non c'è ragione per non farmi un panino.
In America il panino è una religione nazionale. 
Non solo hamburger, ma anche tacchino, pollo, pesce. Lo trovi, come è normale per noi italiani, nei caffè, magari sotto forma di tramezzino, ma lo  trovi pure al ristorante, dove te lo servono aperto su un piatto e accompagnato da patatine, insalata o quant'altro. E il panino, ovviamente, è lo spuntino casalingo per eccellenza. Ma mentre in Italia, a parte i pub (che con quattro ingredienti quattro quattro fanno sedici panini sedici) e i bar specializzati, noi ci limitiamo a pochi abbinamenti fondamentali, tipo prosciutto e formaggio o tonno e pomodoro, loro liberano la fantasia e c'è cittadinanza per tutto quello che puoi masticare.
"Sbrigati a diventare americano", mi ha detto l'amico fotografo prima della partenza. L'ho preso alla lettera. Così adesso, non contento del primo panino notturno, un banale burro e salame, prima di mettermi a letto ho mollato gli  ormeggi del ritegno: pane dolce da colazione tostato, cream cheese, scaglie di pecorino romano, grape tomatoes e un filo d'olio extravergine d'oliva. Bicchiere di succo d'arance della Florida e via, primo morso. "Spettacolo", come direbbe l'amico.
Si, mi sto sbrigando.



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