01 maggio 2012

PECORE

Niente pietra o marmo, le colonne perimetrali sono in semplice cemento grezzo. Come le pareti, interrotte da ampie vetrate giallo opaco.
La croce, sorretta da lunghe catene, è sospesa in mezzo alla sala. Essenziale, con le sole barre di metallo necessarie a disegnarne i contorni.
La gente vestita a festa si accalca, cerca di farsi spazio per vedere qualcosa. Qualcuno cerca spazio per farsi vedere, i più rumoreggiano in continuazione, anche dopo gli inviti al silenzio. Telefonini, telecamere e tutto quello che serve per rivedere a casa tutto quello che non ci si è fermati a guardare qui.
I bambini e le bambine, in tunica bianca, ascoltano l'uomo che parla dal pulpito. Sembrano gli unici davvero attenti, pronti a rispondere alle sue domande, preoccupati di non fare la mossa sbagliata davanti agli occhi di parenti e amici.
L'uomo parla di pecore e pastori. Soprattutto dei pastori mercenari, che non amano le loro pecore e le lasciano appena sono in pericolo.
Parla di pecore che si sono smarrite.
Ricorda che tra pochi giorni sarà la festa dei lavoratori.
Dice che le persone che non hanno più un lavoro sono come pecore smarrite.
Dice che la logica del profitto e del pareggio di bilancio ha dimenticato che vengono prima le persone.
All'ingresso c'è un banchetto per raccogliere fondi. Vestiti usati per bambini, pennarelli, libri. Bastano due euro per comprare tre paia di collant.