15 marzo 2011

TESTE

Dal parrucchiere

È noto: il medico è incapace di curare se stesso. E così un consulente di carriera faticherà — per usare un eufemismo — a definire da solo i suoi obiettivi di crescita professionale. E un parrucchiere porterà i suoi capelli a zero, soprattutto se la sua calvizie sarà precoce. Il mio non fa eccezioni, rispetta in pieno la nemesi.
Osservo le sei persone che mi precedono: a parte un signore sulla settantina, i cui capelli sono completamente bianchi, gli altri sono tutti ragazzi poco più che ventenni. Non capisco: ve ne fosse uno coi capelli lunghi o fuori posto. Macché, hanno tutti capigliature corte, curate, qualcuno ha pure il gel per vincere la gravità. Che ci son venuti a fare qui? Passo la mano sulla mia testa, sembra un cuscino e da almeno una settimana supplica le forbici.
Il negozio è piccolo, saranno in tutto 15 metri quadri. Il titolare è giovane e senza aiutanti. 
Alle pareti, immancabili, fotografie di Valentino Rossi e una sciarpa della Juve. Forse le danno in dotazione con lo shampoo e le lamette da barba. Le vere novità sono un distributore di numeri e un display simile a quello che trovi nella salumerie dei supermercati. La musica no, è sempre quella dei network che pompano, da sempre, la stessa house giorno e notte.
Piove da un giorno ma sono l'unico ad avere scarpe fatte per resistere all'acqua, come solo gli inglesi riescono. Anche il signore coi capelli bianchi porta delle sneakers. Anche le sue arriveranno dritte dritte dalla Cina; ma al mercato di Corso Racconigi non gli avranno chiesto la Visa. Un ragazzo azzarda una scarpa bianca, gli altri puntano tutti sul nero. Se è alta, da basket, pare che il jeans debba stare dentro la scarpa. E pare che il jeans debba essere molto attillato, per mettere in risalto le gambe storte e scheletriche di questi bambini che non crescono.
È il mio turno.
Qui non c'è più il cavalluccio.