31 dicembre 2007

Testa di cazzo

Perché a volte bastano davvero pochi istanti

"Ma come parli! Lo sai che mi da fastidio quando ti sento parlare così...". Se leggesse il titolo mi direbbe queste parole. Ho superato da mo' l'età della ragione, ma per mia madre le parolacce sono sempre da evitare e stanno solo in bocca ai maleducati.

Il controviale è sgombro, l'ultimo sabato dell'anno ha lasciato in città solo chi non ha i soldi per andare altrove. All'incrocio con via Ormea rallento, anche se ho la precedenza. Il semaforo all'angolo con via Madama è verde, il volume dello stereo è altissimo, dobbiamo praticamente urlare per sentirci all'interno dell'abitacolo. Presentimento, prudenza, non lo so; sta di fatto che alzo leggermente il piede dall'acceleratore proprio quando sono in prossimità del semaforo.
Vediamo la macchina schizzare improvvisa da sinistra. Giusto il tempo di frenare e di sterzare per evitarla.
"Ma che cazzo fa quel coglione??! Ci poteva ammazzare!!".
Guardo nello specchietto e, senza pensarci su, faccio inversione. Gli faccio i fari mentre lo sto inseguendo, voglio che si fermi.
"Scusatemi, lo so che è da tamarri ma quella testa di cazzo ora si deve fermare!".
Alla quarta lampeggiata, quando gli sto praticamente al culo, si ferma al bordo della strada.
Accosto al suo fianco e abbasso il finestrino.
Non posso crederci. Sono giovani, hanno le facce da bravi ragazzi. Il guidatore sorride intimidito dietro la sua barbetta.
"Scusa, davvero non l'ho fatto apposta, ho sbagliato...".
Li fissiamo e rimaniamo muti.
"Si, ma fai attenzione... potevamo ammazzarci...".
Alzo il finestrino e riparto.

Forse ho un rapporto malato con il tempo, e non solo con lui.
Forse sono incapace d'aspettare.
Forse certe cose richiedono tempo, soprattutto per capire cosa davvero rappresentino.
Ma troppo spesso ho la sciocca presunzione di credere che il tempo sia una risorsa assai limitata per sprecarla. Soprattutto per sprecarla con la paura di guardare in faccia la realtà.
Pochi secondi e quello che c'era prima non lo riconosci più.
Sull'asfalto di una strada siciliana, in pochi secondi, ho perso l'idea d'essere veramente padrone della mia vita.
Sull'asfalto di un piccolo vicolo francese, per pochi secondi, un calcio in testa mi ha fatto perdere gli occhiali.
Sulle rose di un giardino di montagna, in pochi secondi, ho perso mio padre.
Non sempre il tempo lascia una seconda occasione. "Chi mette tempo, perde tempo", ama ripetermi mia madre.
Forse è anche per questo che sono insofferente verso chi spreca il proprio tempo.
Non bisogna magari aspettare un'altra vita per vivere quello che è a portata di mano. E chi afferma con tono fatale il contrario, in realtà non perde l'occasione di mordere quello che gli piace della vita e sputarlo via quando non piace più.

"Chi siamo noi?".
No, non è l'ovvia domanda di qualche esistenzialista francese. Ma l'incipit che accompagna le tastiere di un brano di musica elettronica. "Un sottofondo che ci fa sentire meno soli".
Non abbiamo perso tempo e siamo andati allo United. La piccola sala era pressochè vuota, pochi gli avventori in questo ultimo sabato dell'anno. Giù le barriere dei nostri pregiudizi, ascoltare e basta. I piedi iniziano a muoversi, via le maglie, si balla. E ce ne freghiamo d'essere gli unici tre a ballare sotto il microscopico palco. Si, ci prendiamo pure il disco, ce lo facciamo firmare e promettiamo ai ragazzi genovesi che torneremo l'11 gennaio all'Hiroshima (grazie TARICK1!).

L'ultima domenica dell'anno porta polenta, salsiccia e barbera. In un cortile a due passi da Corso San Maurizio il padrone di casa ci accoglie nel suo piccolo loft. E' una festa di capodanno anticipata di 24 ore. Il padrone non conosce molte delle persone presenti, ognuno ha portato con se chi voleva. Ma basta uno sguardo per trovare i propri simili. Clash, Rolling Stones, Tosca, Manonegra, Kruder & Dorfmeister. Saccheggiamo tutto quello che ci sembra ballabile.
"Denis, hai trovato il tuo migliore amico! Com'è che si chiamava??". Ah, alla prossima festa devo ricordarmi di portare con me una statuetta di Buddha...

Vedi, brutta testa di cazzo... Se a quel semaforo tu ci avessi centrato in pieno, tutto questo sarebbe andato perso.
Mordi la tua vita ma pensa anche agli altri quando ti muovi.

Basta. E' arrivato anche l'ultimo giorno dell'anno, è un lunedì, ed è tempo di mandare a riposare per sempre questo 2007. Per la prima volta sono curioso, ho proprio voglia di vedere il cambio di data. Lo attendo facendo pulizie in casa e rimuginando un po' tutto quello che è stato.
Ma almeno qualcosa l'avrò imparata quest'anno?
Si.
Quando passi vicino a qualcuno che è di fronte ad uno specchio, ed è con gli occhi chiusi, non puoi dirgli quello che vedi tu. Tira dritto...

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