04 gennaio 2007

Le buche più dure

Sofija Grad o, più semplicemente, Sofia.
Rimarrà, per qualche mese ancora, una meta desiderata e mancata per un soffio.
Tutta colpa della burocrazia e delle bombe, quelle sganciate su Belgrado nella primavera del 1999. Si, perchè se viaggi in macchina e non vuoi prendere un traghetto per la Grecia o passare da Ungheria e Romania, per andare in Bulgaria devi per forza transitare da Belgrado. Ma i serbi, dopo le bombe, non ci hanno ancora molto in simpatia e per entrare nel loro paese chiedono il passaporto.
Niente di così complicato, un semplice passaporto... Peccato che io non lo abbia.
Arrivati a Padova, dopo un giro di telefonate, apprendiamo con certezza che senza passaporto non andremmo da nessuna parte. Si, Gabri ce l'ha e ha anche la macchina. Ma, mosso a compassione dall'idea di lasciarmi ramingo in terra croata o, più prosaicamente, poco allettato dal pensiero di viaggiare per centinaia di chilometri da solo, acconsente a cambiare destinazione per il nostro breve viaggio di Capodanno.
Così, nel brevissimo volgere di una dozzina d'ore abbiamo fatto svanire prima Amsterdam e poi Sofia.
Poco male, l'est dell'Europa è lì a portata di mano, e Budapest sembra ben più che dignitosa.
Sosta a Trieste la sera del 30, San Silvestro e Capodanno a Budapest, il 2 a Vienna.
2500 chilometri ben spesi, godendoci soprattutto i ritmi del viaggio.
Un po' meno l'umidità del Danubio, che s'è conficcata nelle nostre ossa e si fa ancora sentire.
"Fa troppo freddo! Ci vuole una bella birra calda!!".
Mi sa che avevi ragione, Gabri...

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