10 settembre 2006

Curry

Sono quasi le 15, il treno ha lasciato Campiglia in perfetto orario e ci ha portati a Pisa. Torino è ancora distante e lo sembra ancor di più Cala Moresca, che oggi era più suggestiva che mai con la sua acqua fredda. Tengo il libro sulle gambe e cerco di dormire. Non c'è verso. Un ragazzino rumeno sta caricando l'impossibile e fa cenno perché lo aiuti a sollevare un pacco. Che c'è dentro, ghisa? Provo a chiudere gli occhi, non il naso. C'è un profumo di curry molto intenso. Sono i ragazzi indiani al mio fianco che stanno consumando il loro pasto. Guardo invidioso il chapati e la carne con la salsa rossa. Provo a chiudere gli occhi di nuovo. No way... Si rivolgono a me. In inglese, of course. Mi chiedono informazioni su Pisa. Quanto è lontana la torre dalla stazione? C'è un bus? E la torre quanto è alta? Quanti sono gli scalini da fare? C'è un ascensore? No? E quanto si impiega a salire? E alla stazione di Pisa quante uscite ci sono? Non è come Roma, vero? Lui e lei, così teneri, fanno foto di continuo attraverso il finestrino, col treno in movimento. E non smettono di fare domande. Il mio inglese arranca impietoso. Si, loro sono comprensivi. Ma sto iniziando ad appezzare i cenni grezzi che il ragazzino rumeno mi fa col capo quando ha bisogno d'aiuto. Il treno sta lasciando Viareggio. È caotico scrivere col telefono. Assolutamente.

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