31 dicembre 2006

Poche. E pure confuse

Amsterdam! Da settimane una certezza. Partenza prevista per il 30 dicembre. Poi il 30 inizia e, dopo qualche minuto, la folgorazione: Sofia, Bulgaria! Andiamo a dormire convinti. Al pomeriggio, verso Padova, la delusione: non possiamo entrare in Serbia, non ho il passaporto. Niente panico. Serata a Trieste e ora si parte per Budapest. Forse...

30 dicembre 2006

Ci vuole orecchio

Trieste, trattoria "da Giovanni".
Uno di quei posti veri, che sembrano quasi scomparsi in mezzo al plexiglas e al freddo grigio del metallo (che pure mi piacciono). Frequentato soprattutto dai locali, giovani e anziani, ci puoi fare un aperitivo con birra e salumi e poi mangiare trippa, spaghetti con arrosto (come usavasi una volta!) e dolce con una cifra davvero irrisoria.
Non stona, in questo ambiente, un accompagnamento sonoro il più vario possibile.
Ma il mio compagno di viaggio, coetaneo, ha l'udito allenato.
"Chi è questo? Giorgio Moroder o Enzo Persuader?".

29 dicembre 2006

Un bel respiro!

Arroganza e irascibilità.
Due macigni piazzati lì, proprio nel bel mezzo della strada dei miei buoni propositi per l'anno nuovo.
Ce la farò a passare?
Ci mancherebbe altro!
Ah, e questo? Il macigno dell'ostinazione...

26 dicembre 2006

Attesa

L'aria è calda ed resa ancora più pesante dalle ristrette dimensioni della sala. Una vecchia dorme in un angolo, a piedi scalzi. Al suo fianco c'è quello che sembra essere il figlio, un uomo sulla cinquantina, con un colbacco in testa. Qualche sedia più in là un altro uomo fissa il vuoto. E poi ancora altre figure lontane anni luce dallo sfarzo di questi giorni. Le mie due borse, gonfie di pacchi regalo, aumentano la desolazione di quest'angolo reietto nella stazione di Voghera.

18 dicembre 2006

Esperta

Allora, dov'è il libro che cercavo... il titolo, maledizione, non ricordo il titolo... ah si, anime qualcosa... eccolo qua, Anime alla deriva... bene! Ora vado alla cassa, me lo compro. Mi intriga la storia di quest'uomo che uccide la moglie dopo mezzo secolo di felice convivenza, la ricostruzione del suo passato, un amore nascosto e...
"Buongiorno! Posso farle un regalo? E' un segnalibro. Olivia e Marino è il nuovo snack della Barilla e Pavesi, per la pausa di metà mattina".
Grazie, lo proverò...
"Buongiorno! Posso farle un regalo? E' un segnalibro. Olivia e Marino è il nuovo snack della Barilla e Pavesi, per la pausa di metà mattina.
Buongiorno! Posso farle un regalo? E' un segnalibro. Olivia e Marino è il nuovo snack della Barilla e Pavesi, per la pausa di metà mattina.
Buongiorno! Posso farle un regalo? E' un segnalibro. Olivia e Marino è il nuovo snack della Barilla e Pavesi, per la pausa di metà mattina...".
Si, il tramezzinista è un uomo fortunato

Esperto

La Fiat ha ripreso a correre, a Mirafiori gli operai fischiano i sindacati davanti alle telecamere e a Mirafiori verrà prodotto una nuova macchina e assunte forse trecento persone.
E poi la Motorola, e la General Motors, e forse anche Microsoft, pronte ad assorbire ingegneri.
E poi la città della cultura, dei musei che riaprono, dei teatri che si moltiplicano, del cinema prodotto e consumato.
E la città delle infrastrutture, della metro tanto agognata, del passante che forse arriverà, dei parcheggi sotto terra.
Torino in perenne cambiamento.
In via Po, vicino alla Mole, un bar cerca un "tramezzinista esperto".

16 dicembre 2006

Eredità

La cosa più bella che ci ha lasciato l'Olimpiade?
Un gruppo di ragazzini che pattinano con naturalezza a tempo di hip-hop sul ghiacchio.
Li invidio...

11 dicembre 2006

Rockabilly explosion

Sono così stanco, mi addormento davanti al televisore. Troppo soporifera la domanda di Ferrara a Fini, che poi manco è una domanda ma un lunghissimo riassunto di tutte le uscite più rumorose dell'anno scorso (voto agli immigrati, fecondazione assistita, et cetera et cetera). Fini lo guarda prima spaventato, le palpebre dei suoi occhi iniziano a chiudersi con frequenza eccessiva; poi inizia ad annoiarsi pure lui...
Chiudo gli occhi.
Arriva un sms, il mio compagno di danze mi avverte che avrà un quarto d'ora di ritardo. Benedico il suono del telefono, avrei potuto dormire sulla poltrona per tutta la notte.
Ci attende una vecchia scuola nella periferia nord di Torino. Si fa un gran parlare di riconversioni industriali ma la vera riconversione sono le scuole trasformate in centri sociali, locali per concerti e quant'altro.
C'è folla per essere un freddo lunedì sera di dicembre, arriviamo un po' tutti alla spicciolata.
Ci pensa El Bastardo a scaldare un po' il pubblico, con le sue sonorità country blues. Qualche canzone e qualche sfottò, poi inizia l'attesa per il piatto forte.
Eccolo che sale sul palco.
Boato!
E' vivo, eccome, il ricorso dei suoi Blues Explosion.
Ma stasera è tempo di ciuffi!
Jon Spencer, torna quando vuoi...

10 dicembre 2006

Filo d'acqua

La domenica mattina, ai Murazzi, il Po tiene tutti insieme. I canottieri, i ciclisti, i padroni a spasso con i cani, i genitori con i bambini, i ragazzi dell'afterhour techno al Doctor Sax, gli anziani col giornale... Una calda, soleggiata, tranquilla domenica dicembrina. Viva l'effetto serra.

07 dicembre 2006

Alieno

Il palazzo è forse tra i più belli che si possono trovare nel centro di Torino, sulla facciata si intravedono degli affreschi e nell'interno c'è un cortile suggestivo con tanto di portico.
L'ufficio è al primo piano, il giallo delle porte è il colore che salta all'occhio, lo stesso giallo che si trova nella carta intestata e nelle brochure dell'agenzia. Il telefono squilla spesso e assai squillanti sono le voci di chi risponde.
Dalla mia postazione non riesco ad osservare, posso solo ascoltare. Non è origliare, no. E' ascoltare messaggi che arrivano da un mondo lontano, dove si parla una lingua che non sono più sicuro di conoscere così bene.
"Sei amorevolissima! Ti porterò con me quando sarò Imperatrice del Mondo!".
"Uhm... non lo so mica se voglio stare sotto qualcuno...".
Carta, tanta carta. Giornali, rassegne stampa.
Via vai.
"Ciao Ragazze!! Beh, si scusa... ciao anche a te Denis".

04 dicembre 2006

90°

I cent'anni del Toro. Il derby mancato per colpa della Madama. E Castellotti che è uscito dal televisore, ha l'aria pallida quasi fosse ancora in b/n e ora è in tram a dare indicazioni per andare alla Pinna Pintor...

03 dicembre 2006

Innovescion

Firenze, Fortezza da Basso. "Festival della creatività".
Il programma parla di idee, innovazione, talenti. Dai Marlene Kuntz a Pasquale Pistorio. Paura della Cina? Anche del solo Molise: gli espositori sono solo toscani.
Tra questi c'è JOLLYLEG.
Il collant si smaglia? In una comoda bustina Jollyleg fornisce la terza calza, da applicare al corpetto dopo aver tolto quella rotta.
Honi soit qui mal y pense...

23 novembre 2006

Chella là!

"Sa crede ca me faccio 'o sanghe ammaro, sa crede ca impazzisco e poi me sparo... Chella là! Chella là!".
Una decina di persone intorno, tre chitarre, due panchine, un cantante e il repertorio della canzone napoletana. Sono quasi le undici di sera e ci sono 9 gradi. Piazza S.Carlo, come il famoso teatro lirico.
Ma è Torino.

22 novembre 2006

EUROBLOGTOUR

E' un'idea che parte piano piano. Ma a marzo o ad ottobre deve portarci a Roma, per ricordare nel 2007 l'omonimo Trattato.
Partendo da Lisbona, o da Praga, magari Copenaghen.
Si, Bruxelles non può mancare.
Chiara idea che ora campeggia timida tra i link.
A breve su www.euroblogtour.eu

17 novembre 2006

Crescono

Oggi è il suo compleanno. Mi fa vedere i disegni che hanno fatto oggi per lei i suoi amici.
Non le serve guardare i nomi, si ricorda perfettamente chiunque abbia fatto quel particolare disegno.
"Questo l'ha fatto Giulio.... questo l'ha fatto Fabiana... questo l'ha fatto....".
S'interrompe per un attimo, la testa inizia a dondolare.
"Questo l'ha fatto Jacopo... Jacopo mi fa tanto ridere...".
M., 4 anni giusto oggi.
Ma è già una piccola donna.

16 novembre 2006

Volo

"Spaccheremo il culo ai passeri! Ma in volo... che' da fermi son capaci tutti!!".
E bravo Sandro, grande motivatore...

15 novembre 2006

Mutuo

Sul televisore scorrono le immagini di Italia-Turchia. Il vino scorre sugli spaghetti e sui carciofini sott'olio. Le parole, semplici, scorrono a raccontare sogni e confidenze maschili.
L'atmosfera è rilassata, decisamente informale ma mai triviale.
Di botto, l'amico manda giù il suo boccone di formaggio e prova a spiegarti com'è arrivato ad essere quello che è oggi.
"Mutuando dal linguaggio filosofico: da giovane ero più in potenza che in atto".
Si, è il vino...

26 ottobre 2006

Globalizzazione

Torino, coda al semaforo.
Corso Regina è di quelli larghi, a tre corsie, una lama che dalla tangenziale arriva dritta al centro della città senza mai curvare.
Corso Regina, per la precisione Margherita, quella della pizza. Per tutti è solo Corso Regina.
Da una parte il parco della Pellerina, noto un tempo per la lunga processione di schiave nigeriane costrette a prostituirsi, ora luogo di ritrovo per le feste domenicali della comunità peruviana e sede del miglior festival musicale della città; dall'altra parte, l'ultima Fabbrica incastonata a pochi chilometri dalla zona aulica, una fabbrica con la F maiuscola, i cui nomi hanno accompagnato gli ultimi 200 anni di storia industriale europea: la ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, a ricordarci la lenta decadenza italiana.
La macchina è in coda nella corsia centrale.
Due ragazzi, dall'aria indiana o cingalese, si contendono il mercato dell'informazione cartacea.
Uno vende La Stampa, l'altro distribuisce gratis City.
Tutta la globalizzazione, in pochi metri quadri.

18 ottobre 2006

Non lo diresti mai

Con le sue ampie vetrate si affaccia su una delle principali e centrali piazze di Torino.
Il Caffè di Roma. L'italianissima risposta data a Starbucks dal principale produttore di caffè in Italia. Torinesissimo. Lo diresti?
L'atmosfera è informale, tavolini in legno di colore verde scuro, il tratto dominante, e una sorta di rosso pompeiano alle pareti. I camerieri sono tutti giovani e, probabilmente, hanno l'ordine preciso di non stressare i clienti. Puoi entrare a prenderti un semplice caffè, sederti al tavolino, magari leggendo El Pais o Le Monde, e passarci ore senza che alcuno venga a farti capire che è arrivato il momento di sloggiare.
Due donne sono sedute proprio di fronte alla vetrata centrale, chiaccherano allegre. Quella coi capelli corti appoggia il braccio destro al tavolo e si tiene il mento con la mano. Gli occhiali rendono ancora più sognante lo sguardo verso l'amica. Allunga l'altro braccio per sfiorarle leggermente la mano. L'amica si ritrae e sorride timida dopo essersi guardata attorno...
Poco distante c'è un signore dall'aria distinta e molto professionale. Abito grigio scuro, camicia bianca, cravatta blu. Legge il Corriere della Sera. Dopo un po' smette ed estrae dalla sua borsa un altro giornale: Lotta Comunista.

13 ottobre 2006

Point ov viù

Roma, La Sapienza. Sole a picco.
"Ahò! Maddai! È 'n mostro! È basso, pelato e co la panzaaa!".
"Maaa nooò! È beellloo!!".

Marketing

Roma, Torre Argentina, madonnaro in attesa di clienti.
"Vincenzo io ti ucciderooò!! Sei troppo stupido per vivereee!!!".

11 ottobre 2006

Rimozione

Milano, quasi Piazza della Repubblica.
Un sussulto improvviso! Non è possibile, non voglio crederci. Perché mi è tornato in mente?
Stanotte ho sognato Confalonieri...

Senza età (2)

Torino, metropolitana.
Lui ha i capelli a caschetto biondi, lo zaino sulle spalle, una felpa grigia. È timido. Lei ha i capelli raccolti in una coda, parla veloce, occhi vivaci sempre puntati sul ragazzo. 'Il prof durante l'ora di latino ci parla in greco e io non lo capisco! Logos??' urla lei. 'Vuol dire discorso' dice lui sottovoce. Lei scende alla prossima fermata, lo saluta e continua a fissarlo dalla scala mobile.

10 ottobre 2006

Senza età

Torino, metropolitana.
Lui è magro, una
giacca a quadretti nasconde le spalle incurvate dai tanti anni, ha il naso lievemente adunco, gli occhi chiari e sorride gentile. Cammina a fatica, appoggiandosi a un treppiede con rotelle.
Lei è seduta al suo fianco, i capelli bianchi ordinati, la pelle liscia che lascia vedere solo qualche ruga intorno agli occhi, sta dritta, senza appoggiarsi allo schienale e con le mani sulle ginocchia.
L'altoparlante scandisce con regolarità il susseguirsi delle fermate.
"Ma tu non devi scendere a Montegrappa?", chiede lei con voce tenue.
"Oh no no!!", ride lui, "Ti porto fino a destinazione!".
"Allora grazie...".
E, sorridendo appena, osserva i lenti preparativi del suo cavaliere.

07 ottobre 2006

Gramigna

E' come la gramigna, certa fama; ti si attacca addosso e non la levi a piangere. Anzi, quando t'illudi d'averla scampata è di nuovo lì, bella e ricresciuta.
Certo, se poi le dai anche una mano... beh, allora...
Ti piace mangiare, e questo lo sanno tutti, anche chi ti vede per la prima volta.
"Dai ragazzi son solo maniglie dell'amore, eppoi dai si vede che è la maglia stretta a farmi la pancia, no? E se solo riuscissi a tenere dritta 'sta cazzo di schiena che mi fa pure male...".
Ti piace anche cucinare e lo sanno in pochi. Eccoli, sono loro l'humus per la tua gramigna.
Tempo addietro ti piaceva riunire 10/15 persone il sabato sera e le portavi da un amico siciliano, studente fuori sede. Un vero galantuomo. Tu gli spaccavi prepotentemente la minchia con le richieste più assurde e lui, piuttosto che dirti no, si metteva pure in imbarazzo.
Arrivavi a casa sua all'ultimo minuto, di modo da spaccare la minchia magari al suo compagno di casa: un pitecantropo eretto da poco, usciva dalla sua stanza solo per recarsi al cesso e, uscitone, ti salutava con un cenno della mano e si rintanava.
Tu all'epoca pensavi solo a mangiare e a sfidare Toni Dallara.
Un sabato, meschino, ti fai venire la felice idea di cucinare per loro. Ora usi quel verbo con parsimonia, anche perchè qualche amica ci tira su lo stipendio sfamando gli altri. Ma quella sera volevi solo fare una banale pastasciutta, che sarebbe stato mai!
"Carbonara per tutti, ok?". Neanche fossi stato l'animatore d'un villaggio vacanze.
Non hai la pretesa di realizzarne una versione trasteverina filologicamente ineccepibile, per carità. Ma non puoi immaginare cosa avverrà da lì a poco...
Fai due conti: siamo in dieci, nove uova. L'errore è già in agguato, pensi in termini di uova e non di tuorli. Panna? Non scherziamo, quella è tutta colpa di Tognazzi, buonanima, avesse fatto il mestiere suo senza propinarci le ricette.
Qualcuno ti aiuta. "Ci penso io a buttare la pasta".
Sbatti le uova, prepari la pancetta, tieni pronto il formaggio. E il pepe? "Oh, ragazzi! si chiama mica carbonara per un'altra ragione!".
Scolano la pasta.
Tu hai uova per sfamare una squadra di calcio con annesse riserve... e loro ti preparano la pasta per tre persone??
Niente, è colpa tua. E ti si attacca addosso per il resto dei giorni.
C'è gente che ancora si ricorda di quella sera, e ne ha un ricordo vivido come quello dei dolci mangiati da bambini.
E dagli torto! Come si fa a dimenticare una frittata di pasta?
La tua fama di cuoco è seppellita prima di nascere. Ma sei testardo, sai che gli anni ti daranno ragione.
Oggi fai una carbonara da urlo, per i pochi intimi che hanno la fortuna di assaggiarla
Hai smesso di credere di saper cucinare, ti limiti ai tuoi piatti preferiti, il risotto alla zucca o la pizza che ti impasti rigorosamente a mano per minuti e minuti.
Non disdegni le novità, così un giorno cerchi delle ricette svedesi: casa tua è una succursale dell'Ikea e se Kamprad viene a cena vuoi fare bella figura con lui. "Ingvar, vecchio filibustiere! Vieni avanti... no, no Ing... quella è la libreria non la cucina..."
Scopri allora la Tentazione di Jansson.
No, non c'è niente di malizioso, solo patate, aringhe, cipolle, burro e pangrattato. La provi e la riprovi più volte. Sempre buona, sempre più buona, ormai la fai ad occhi chiusi.
La gramigna? Tse, roba del passato...
Ingenuo.
E' il giorno, manca un'ora e a quel tavolo saranno sedute tre donne. Ti conoscono, sarà una semplice cena tra amici, niente per cui andare in ambascia.
Vuoi scherzare? No, no... sono comunque tre donne. Sarà il tuo filamento impazzito di dna siculo, sarà l'imprinting che t'ha davvero lasciato Tognazzi oltre alla panna, ma TU non puoi sbagliare. TU devi stupirle.
E allora ti armi di tutta la forza bruta che possiedi, lasci in un angolo l'intelligenza e il buon senso a farsi compagnia, ed esci tronfio e impettito dalla tua caverna.
Apri il frigo e prendi la vaschetta con le aringhe. Levi il cellophane.... Mmmmhh... cazzo! E' tardissimo e mo'?
Lavi le aringhe e le asciughi; peli le patate e le affetti; fai soffrigere le cipolle e prendi il pangrattato.
Tutto è pronto! A noi due mammuth maledetto!!
Patate, aringhe, cipolle, pangrattato, e via così, strato dopo strato. E per finire, tanto la disdegnavi che ci devi mettere su la panna liquida, che' questo dice la ricetta e non è il caso di fare gli snob proprio adesso.
Forno.
Tre quarti d'ora.
Suona il citofono, le ospiti sono arrivate.
Ti fai i complimenti da solo, bravo, tutto calcolato al minuto, avevi qualche dubbio che potesse finire diversamente? Si, bravo.
Pochi convenevoli, fai accomodare a tavola, stappi il vino che hanno portato.
E' il momento d'aprire il forno. Estrai il tuo tortino.
L'aspetto è bello più che mai, si, gran bel mammuth...
Maledetto mammuth! Non dovevi farmelo... Porti il tortino al naso.
Per un'ora hai voluto credere che quelle aringhe prese la sera prima non potessero farsi beffa delle tua intelligenza. Hanno vinto loro: puzzano come poche. Non puoi portare in tavola quella robaccia...
"Ragazze, sono mortificato... ma... no, non posso servirlo... vi chiedo scusa".
Cercano di confortarti con tutte le parole carine possibili. Niente. Le tue orecchie sono otturate, come prima il condotto del buon senso.
In 20 minuti metti in tavola degli spaghetti col misto pesce congelato. Dignitosi.
Le ragazze tornano a dirti che non devi preoccuparti, che sono buoni, che tu sei...
Niente, devi tornare nella caverna.
Quando ne uscirai?


05 ottobre 2006

Bisinìss

Milano, prestigioso hotel a pochi passi dalla Stazione centrale. Attendi il tuo interlocutore romano. Cerchi di darti un tono, sfogli il Wall Street Journal. Alzi di tanto in tanto lo sguardo... No, Cuffaro no... è troppo anche per la tua ipocrisia.

26 settembre 2006

I will survive

Innumerevoli volte, sempre la stessa scena. Immutabile.
Devo scrivere qualcosa d'importante, pure con urgenza. Mi avvicino al foglio, alla tastiera, a quel che è.
E...
Lo sguardo si alza, mi distraggo. Mi ricordo che qualche settimana fa cercavo un libro... si ma quale?... Ah, avevo detto che dovevo chiamare Ga... si, ho sete, magari prendo un bicchiere d'acqua... cazzo, guarda che ora è, non è tardi ma non ho ancora buttato giù una riga... si, ma tanto lo so quello che devo scrivere, mi basta concentrarmi un po'... certo, forse un po' di musica... oh, si, questa mi piace.... lovely day, lovely day...
Avanti devo concentrarmi!
"La via della felicità, una guida al buonsenso per una vita migliore".
Guardo la copertina azzurra e inizio a sfogliare.
"Certamente tu puoi aiutare i tuoi amici e i tuoi conoscenti".
Ma senti questo! Già io soffro la sindrome della crocerossina in burn out e questo mi viene pure a dire che devo aiutare gli altri!
"Scegli qualcuno le cui azioni influenzino, anche alla lontana, la tua sopravvivenza".
Sopravvivenza?? Stai parlando di rimanere in vita, quale che sia??
Anche alla lontana... mmmhhh...
Osama?
Troppo alla lontana? Si, mica lo conosco. Poi mi sa che deve pensare alla sua di sopravvivenza... Con quella faccia, ma dai! Lombroso mio, forse non sei morto invano.
"Scrivi il suo nome sulla prima riga della pagina di copertina. Scrivi o timbra il tuo nome sulla seconda riga della pagina di copertina".
Osama, Denis... ehi, suona!
"Offrigli il libro".
...si, Ciccio... e dove lo trovo? O dici che sono mica in tanti a cercarlo?
"Chiedigli di leggerlo. Scoprirai che anche lui è minacciato dall'eventuale cattiva condotta di altri".
Osama, Osama... te l'avevo detto, l'amico americano... no, Os..Osam... no, no,... no quello di Wenders.
Vabbè, fammi vedere che c'è scritto dentro.
"La gioia e la felicità autentiche non hanno prezzo".
Prosegui.
"Se non si riesce a sopravvivere non si possono ottenere gioia e felicità".
Ma allora 'sta cosa della sopravvivenza è una fissa! Mi servivi proprio per ricordarmelo, guarda.
"E' difficile sopravvivere in una società caotica, disonesta e, in generale, immorale".
Certo, la malaria e la dissenteria invece...
E poi, senti, a me il caos piace.
Sopravvivere.
Ho capito, sai. E infatti guardo l'orologio del telefono. E' tempo che mi metta a scrivere, seriamente.
La mia felicità passa attraverso le clausole di un contratto?

10 settembre 2006

Curry

Sono quasi le 15, il treno ha lasciato Campiglia in perfetto orario e ci ha portati a Pisa. Torino è ancora distante e lo sembra ancor di più Cala Moresca, che oggi era più suggestiva che mai con la sua acqua fredda. Tengo il libro sulle gambe e cerco di dormire. Non c'è verso. Un ragazzino rumeno sta caricando l'impossibile e fa cenno perché lo aiuti a sollevare un pacco. Che c'è dentro, ghisa? Provo a chiudere gli occhi, non il naso. C'è un profumo di curry molto intenso. Sono i ragazzi indiani al mio fianco che stanno consumando il loro pasto. Guardo invidioso il chapati e la carne con la salsa rossa. Provo a chiudere gli occhi di nuovo. No way... Si rivolgono a me. In inglese, of course. Mi chiedono informazioni su Pisa. Quanto è lontana la torre dalla stazione? C'è un bus? E la torre quanto è alta? Quanti sono gli scalini da fare? C'è un ascensore? No? E quanto si impiega a salire? E alla stazione di Pisa quante uscite ci sono? Non è come Roma, vero? Lui e lei, così teneri, fanno foto di continuo attraverso il finestrino, col treno in movimento. E non smettono di fare domande. Il mio inglese arranca impietoso. Si, loro sono comprensivi. Ma sto iniziando ad appezzare i cenni grezzi che il ragazzino rumeno mi fa col capo quando ha bisogno d'aiuto. Il treno sta lasciando Viareggio. È caotico scrivere col telefono. Assolutamente.

09 settembre 2006

Mao

Mario è l'amico che tutti vogliamo.
Mamma mi dice che sono prepotente, che voglio sempre averla vinta. Una mattina ho anche fatto piangere una bambina mentre eravamo in cortile. Per farci fare la pace mamma ci ha fatto le patatine fritte e ce le ha portate. La bambina ha smesso di piangere e io mi sono sentito meglio.
Mario non piange mai, Mario non parla mai. Neanche io parlo tanto con lui, ci capiamo senza parlare. Con lui non penso a vincere, gioco e basta. E a lui piace giocare con me.
Io e Mario giochiamo quasi sempre sul divano e la radio ci fa compagnia. Spesso ci fa compagnia anche mamma, lei ci guarda dal tavolo mentre prepara pranzo.
Il tavolo e il divano stanno nel retrobottega, si chiama così. Non passo le giornate a casa ma nel negozio dei miei genitori. Papà e mamma fanno materassi, papà carda la lana, si dice così, e mamma cuce le fodere. Quando entrano i clienti in negozio suona un campanello e lei lascia le sue faccende al tavolo e va a parlare con loro. Io e Mario la aspettiamo e giochiamo.
A volte io e Mario restiamo soli, perchè mamma e papà vanno a fare le commissioni. Quando suona il campanello lascio Mario e vado a vedere chi è entrato in negozio e mi faccio lasciare il suo nome e il numero del telefono.
Mario rimane ad ascoltare la radio.
A noi due piace ascoltare la radio. Ci piace la musica che c'è nelle discoteche, è allegra. Dicono che c'è nelle discoteche in America, a New York. Ho letto di una discoteca che si chiama Studio 54, è famosa. Mi piace quella musica, c'è un gruppo, non so scrivere il nome, è americano. Ho sentito che in italiano dentro il nome ci sono la terra, il vento e il fuoco.
Mi piace anche ascoltare Alto Gradimento, si chiama così. Mi fa ridere, c'è uno che dice li pecuri e io rido tanto quando lo ascolto e vado a prendere una pecorella di gomma e la metto davanti alla radio.
Oggi stiamo giocando sul divano con una scavatrice di plastica arancione, quella che mi piace più di tutti gli altri giochi.
La radio è accesa.
Deve essere successo qualcosa d'importante, dicono che interrompono le trasmissioni e c'è il radio giornale.
Un uomo dice la notizia. Si, è successo qualcosa di importante, ho sentito tante volte quel nome.
Mi alzo, apro la porta del retrobottega e corro in cortile per andare da mio papà, nel magazzino pieno di polvere.
"Papà! Papà! E' morto Mao Tse Tung!".
9 settembre 1976

03 settembre 2006

Un euro e settanta

Non ho assistito alla scena, devo fidarmi delle parole della testimone.
Susa, esterno giorno.
Un distributore di preservativi campeggia a fianco dell'ingresso di una farmacia.
Una coppia di anziani si avvicina al distributore, sembrano spaesati, forse non riescono ad inserire le monete.
La testimone li osserva e, tra se, non può fare a meno di notare che, data l'età, sono decisamente vivaci e disinibiti.
I due continuano ad armeggiare con i pulsanti del distributore senza risultato. La testimone si è completamente dimenticata che è li per entrare in farmacia, li osserva morbosamente, vuole vedere tutta la scena.
Il distributore non risponde, i due inseriscono altre monete. Niente.
Sconsolati si rivolgono alla testimone:
"Scusi... sa come si fa per avere il biglietto del parcheggio?".

01 settembre 2006

Playboy

Papaboy? Forse voleva dire Papaboy?
No, no, proprio playboy.
San Francesco «prima era quasi una specie di play boy».
Parola di Papa Ratzinger.
Se lo dice lui...

31 agosto 2006

Muri

Sarà opera delle matite di qualche bambino.
Complimenti bambino, bel lavoro, com'è che t'è venuto così azzurro il cielo oggi? Eh?
Nelle orecchie hai ancora alcune idee deliranti, di quelle che ti mettono adrenalina. Si, le vacanze ti hanno fatto proprio bene, non parleresti così dopo una riunione di lavoro. Ma era un incontro di brain storming a due, quindi vi siete detti tutto quello che albergava nell'angolo delle fantasie.
Aspetti che arrivi l'ora dell'appuntamento pomeridiano e decidi di rimanere in centro per il pranzo.
Sei fortunato, nella tua città c'è un fiume. A dire il vero ce ne sono quattro, solo uno è il Fiume.
"Abbiamo un fiume sporco dove non ti puoi bagnare, così quando fa caldo noi gridiamo qui non c'è il mare!".
Hai il giornale, serve qualcosa da mangiare. Entri nel primo supermercato e chiedi se fanno dei panini. Ti va già bene che non ti rispondano male: alla tua destra c'è un cartello grande e grosso, dove a lettere grandi e grosse c'è scritto che non si fanno panini. Non ti fai scoraggiare, taglierai i panini con le unghie, si vabbè, li strapperai con le dita.
Mortadella, pane, acqua. Penseranno che sei uno di quelli buttati fuori con l'indulto. Ma no, dai, hai Repubblica sotto il braccio e la polo pulita, quella chiara e stretta che ti fa la pancia. No, penseranno che sei solo ragno, che non volevi andare in un bar a buttare i tuoi soldi per due schifidi panini che manco... Ne sanno di cose.
Prendi Via Maria Vittoria. Non ti sei mai domandato chi fosse Maria Vittoria.
Ma pensi al tuo amico romano che non capisce perchè dici Piazza Vittorio, tralasciando che è quello Veneto; o perchè dici Corso Massimo, come se con D'Azeglio ci facevi merenda assieme.
Via Maria Vittoria è attraversata da qualche auto ma non c'è ancora il traffico caotico di una qualunque giornata settembrina. I soliti palazzi austeri, dai colori poco appariscenti, anche quello della Provincia lo noti a malapena. Tutto molto torinese, senza eccessi.
Mentre cammini vedi giù dal marciapiede, a fianco di una macchina parcheggiata, un uomo dalla corporatura robusta. Vedi solo la sua testa bianca ma ti sembra di conoscerlo. E' vestito con un abito chiaro, forse beige. Sei un uomo anche tu, è inutile che fai lo sforzo di notare o ricordare i colori, non rientra proprio nel bagaglio del tuo dna. Neanche nel bagaglio che porteresti per stare via mesi.
E' Enrico Salza.
Si, vabbè, non è Taricone o Alessia Marcuzzi. E tu ti emozioni se vedi De Bortoli nel borgo di Finale Ligure ("Ma dai! Il direttore del Sole!").
Però ha potere mica da ridere. E se ne sta lì a parlare tranquillamente con un ragazzo. Si, magari il ragazzo c'ha almeno quarantacinque anni, e per te è giovane.
Sanpaolo-Intesa, se ne parla da giorni, i giornali sono pieni di notizie e foto. Ora anche il panettiere sa chi è Salza: si, è il Presidente della Sua Banca.
Continui la tua lunga marcia verso il fiume; no, non sei Mao che va allo Yang Tze, vai solo ai Murazzi.
Cerchi una panchina di pietra e consumi il tuo pasto. Forse la mortadella era un po' troppa per due soli panini, forse la sua presenza ti accompagnerà per tutto il resto del pomeriggio, una vera amica. L'acqua della bottiglietta è già calda.
Cerchi un punto vicino al fiume, uno scalino sporco per sederti e vedere il fiume, sporco pure lui.
Forse è la mortadella, forse è di nuovo la valigia del tuo dna, dove hanno dimenticato di mettere dentro la capacità di fare tante cose tutte insieme. Ma non pensi a niente, guardi solo il fiume che si muove, guardi i pesci, piccoli piccoli nell'acqua torbida. Attorno non c'è quasi nessuno.
Al bar due ragazzi si scambiano tenerezze, lontani dagli sguardi della città moderna e bacchettona; sulle scale stazionano già i piccoli pusher maghrebini, è ancora presto per lavorare, giocano a lanciare lattine vuote e squassano il silenzio con le loro risate; una coppia di amanti sceglie lo scalino vicino all'acqua; un ragazzo si stende sulla panchina di pietra; otto turiste giapponesi portano i loro otto cappellini da pescatore e i loro otto zainetti verso il Valentino.
Non è la terra di nessuno.
E' la terra di chi la vuole.

(altre foto dei Murazzi: http://it.pg.photos.yahoo.com/ph/denis.spedalieri/my_photos)


26 agosto 2006

Estetica

Husserl aveva ragione. La conoscenza è intenzione.
Un'agenzia interinale cerca un commerciale,
che sappia parlare il tedesco, per una rivista d'estetica.
Qualcuno potrebbe pensare che trattasi d'una rivista di filosofia?
Qualcuno si. Me lo ha detto lui, dopo aver portato il suo curriculum all'agenzia.
Kierkegaard aveva torto.

24 agosto 2006

Plin Laden

L'arrivo a Mondovì è previsto per le 8.53, siamo in perfetto orario.
Poco prima del nostro ingresso in stazione una ragazza si avvicina. "Mi scusi, è già passato il controllore?".
"No, non credo".
"Sa, nell'altro scompartimento c'è un sacchetto a terra, tutto rovinato, con delle scritte in arabo...".
Ah.

23 agosto 2006

Tutori

Stazione Torino Porta Susa, fine pomeriggio.
Sul muretto adiacente all'ingresso laterale, di fronte al bar, due ragazze.
Il traffico copre le loro voci, che comunque è difficile sentire perchè una delle due copre la visuale dell'altra.
Una è bionda, ha l'aspetto riconoscibile in molte donne che arrivano dall'est dell'Europa; l'altra è bruna, ha tratti più anonimi. Entrambe hanno corpi esili.
Si avvicinano a loro, a passo lento, due poliziotti, uno tiene tra le mani una sorta di grande bloc notes i cui fogli contengono una griglia stampata. Le due ragazze non si scompongono, gambe accavallate e schiena curva in avanti. Alzano leggermente la testa, anche le voci dei poliziotti sono coperte dai rumori della piazza. La bionda estrae il suo permesso di soggiorno da una borsetta; la bruna fa cenno di non avere niente con se.
Qualche parola riesce a superare la barriera di rumore continuo. "Ma ce l'hai vero?", chiede il poliziotto del bloc notes. La bruna fa cenno di si. Segue qualche istante in cui tutti e quattro rimangono immobili, poi i due poliziotti si guardano e quello del bloc notes inizia a ciondolare la testa di lato, come si fa con i bambini che l'hanno combinata grossa.
Se non avessero le divise verrebbe da pensare che è solo la vecchia cara scena in cui due ragazzi avvicinano due ragazze e cercano d'attaccare bottone.
Sorridono. Le ragazze si alzano, il poliziotto mette il bloc notes sotto braccio, l'altro fa il cavaliere e apre la porta del bar.

21 agosto 2006

Ippocrate

"Non ho più voglia di fare il medico".
Pensi stia scherzando. E gli piace scherzare.
Qualche minuto fa' il ragazzo sulla poltrona accanto è appena svenuto. "Non ti preoccupare, sta recitando", dice lui.
Osservi i medici e i neodottori che piombano velocemente sul ragazzo, cercano di svegliarlo, gli danno qualche schiaffo, lo prendono per le braccia. Il ragazzo apre gli occhi, intontito.
E lui, ai colleghi: "Ehi! Dovete sorridere!".
Ti sarai seduto, su poltrone come quelle, decine di volte, non le conti più. Una volta eri anche nella lunga lista dei premiati ma ti sei scordato d'andare a ritirare la tua medaglia, la domenica mattina. Dopo oltre due anni di latitanza, a luglio ti hanno supplicato telefonicamente di tornare da loro. L'estate, si sa, è periodo d'incidenti e il sangue scorre a litri.
Decine di volte. Non lo vuoi ammettere ma l'ago ti fa sempre un po' paura, anche quello minuscolo che una dottoressa, prima di farti stendere sulla poltrona reclinata, ha usato per la puntura al dito. "Qual è il dito che usa di meno?". E tu, come un'idiota: "Non mi faccia diventare malizioso...". Meno male, ha sorriso, forse non solo per educazione.
Ora lui è di nuovo vicino e ti bombarda di domande, ti prende in giro e stai al gioco.
"Fai il consulente, sviluppi le risorse umane, e che vuol dire?? Se non apri e chiudi quella mano, apri, chiudi, apri, chiudi. Ma che schifo di vene hai? Ecco perchè non sei più venuto qui!".
Intanto un'altra giovane dottoressa, assistita da quella del dito, tasta il braccio destro, pare che una vena faccia meno schifo delle altre.
"Hai paura, eh? Girati da questa parte, non guardarla che' lei ti fa male".
Ma non riesci a distogliere lo sguardo. Fai un respiro lungo e vedi l'ago entrare, lentamente.
Non lo hai sentito, sospiri di sollievo senza darlo troppo a vedere e, rivolto alla giovane dottoressa: "No, è stata bravissima. Complimenti... Ma lei non arrossisce, arrossisco io allora".
Continui ad aprire e chiudere con ritmo regolare la mano destra, ti hanno insegnato che è il modo più facile per accorciare i tempi di permanenza dell'ago nel braccio.
"Senti, ho un amico spagnolo che non sa una parola d'italiano e vuole venire a lavorare qui, gli puoi dare una mano?".
Gli dai la tua disponibilità.
"Non ho più voglia di fare il medico, voglio aprire un ristorante in Spagna".
I tuoi occhi si spalancano: "Hai bisogno di un socio, eccomi qua", mentre la tua sacca si è finalmente riempita.
Respiro lungo, anche l'ago è andato. Il ragazzo a fianco si è ripreso ma non può ancora alzarsi, è il protocollo.
"Scambiamoci gli indirizzi", dice allontanandosi verso altre poltrone.
Ti alzi, controlli d'avere ancora in tasca le monetine per la colazione, che ti viene gentilmente offerta.
Scrivi la tua mail e il tuo numero di cellulare. "Ecco il mio numero, aspetto una birra. Signore e signori vi saluto, buona giornata a tutti".
Prendi le tue cose, fai un gesto al ragazzo che vorrebbe alzarsi e te ne vai.
Pensi tra te e te se chiamerà davvero.
Nel pomeriggio il telefono squilla, non compare il numero del chiamante.
"Sono il medico dell'Avis".
La lista delle birre di settembre si allunga.

18 agosto 2006

Parigi val bene...

Posted by Picasa

Una Vespa
2 culi, anche piuttosto pesanti (soprattutto il mio)
5 giorni
1700 km
Un po' di tempo per mettere ordine ai ricordi e alle foto
(presto a questo indirizzo:
http://it.pg.photos.yahoo.com/ph/denis.spedalieri/my_photos)
La tastiera attende...

17 agosto 2006

Bambini dell'82

La canzone originale non è male; una semplice chitarra e una batteria, rock classico, insomma. Ho scoperto che alcuni remix le danno anche maggiore potenza (tipo quello degli Hard-Fi).
Sono milioni d'italiani, dalle piazze ai cessi pubblici, che la fanno odiare.

"Seven Nation Army", questo è il titolo
La metà di noi avrebbe mai sospettato che potesse essere il brano di un onesto duo americano che risponde al nome di White Stripes?
Come noi, anche l'altra metà avrebbe comunque pensato: 'zzo! l'ennesima nenia dell'estate...
Poò-popopopopo-pooò, poò-popopopopo-pooò....
E via così, confidando almeno nell'azzeramento della saliva di chi la canticchia.

Con questo tormentone ancora bello fresco nelle orecchie, io e P. abbiamo deciso di salire a Villar Perosa.
Non in un giorno qualunque. Il giorno dopo la vittoria dell'Italia a Berlino sulla Francia.

Era da almeno un paio d'anni che nelle mie orecchie il vero tormentone era la sua richiesta: andiamo su a Villar.
E perchè proprio Villar Perosa? Perchè il "piccino" ci ha passato l'infanzia.
E dove si trovava quando Nando Martellini ha urlato Campioni del Mondo - Campioni del Mondo - Campioni del Mondo?
Ma a Villar, ovviamente.
Così, complice un pomeriggio di lavoro più breve del solito, ci siamo messi in macchina verso le quattro, con il sole a picco.
L'autostrada fino a Pinerolo rende davvero un'inezia il viaggio.
Ma noi eravamo intenzionati a dargli un minimo di epicità.
Per me e P. questo vuol dire due sole cose: cibo e bevande. Stop.
E così, prima di uscire da Torino, sosta in un supermercato di Borgo Cina per comprare della birra.
Poi, appena usciti dalla tangenziale e varcato il casello di Beinasco, sosta alla stazione di servizio. Caffè e patatine (rectius: polentine).
Finalmente, alle cinque, la sagoma della SKF ci dice che siamo arrivati. Dopo (ben) 50 km.

[Nota per chi non abita o non è di Torino e dintorni:
Villar Perosa è il luogo d'origine di quella che è stata e forse è ancora la Principale Famiglia di torino. E scrivo in minuscolo il nome della città, perchè per lungo tempo è stata un Loro Feudo. Tempo fa ho rivisto un vecchio manifesto del PCI. A sinistra l'Avvocato; chino verso di lui, stringendogli la mano, Valerio Zanone. Sotto la foto, la scritta: "il Sindaco è quello a destra"]

Parcheggiamo la macchina e ci dirigiamo verso il cimitero. Sappiamo che la tomba della Famiglia è sicuramente chiusa, ma il cimitero si appoggia dolcemente alla montagna e vale la passeggiata interna. Certo, quello di Amalfi è un'altra cosa, ma tant'è.
Usciti dal cimitero, attraversiamo la strada e andiamo verso la chiesa. L'ingresso è rivolto verso la vallata.



Giusto il tempo per un paio di scatti e prendiamo le scale nascoste tra l'erba che conducono giù verso una strada.

Lungo questa stretta strada si affacciano, a destra, una casa a due piani la cui facciata color ghiaccio è quasi completamente ricoperta d'edera; a sinistra una casa colonica, in rosso pompeiano. La casa colonica ha il cancello aperto, sul citofono c'è scritto Umberto G. [per privacy ometto il cognome].

Proseguiamo lungo la strada e osserviamo il giardino all'interno della casa con l'edera. Spettacolare. Prato all'inglese e una piccola fontana-laghetto. La guardiamo estasiati. Poi notiamo che, poco più avanti, il cancello d'ingresso è spalancato.

"Ma è la Casa?", chiedo a P. "La casa della Famiglia?".
"Mah, che io sappia si... però.... non si vede nessuno..... il portone è aperto. Forse è diventato un parco; forse ora aprono il giardino al pubblico".
La strada è deserta, ormai da parecchi minuti.
Ci avviciniamo al cancello. Entriamo.
Il vialetto è separato dalla strada solo dalla siepe e dalla cancellata. Lo percorriamo circospetti, anche perchè è ricoperto di ghiaia, che amplifica il rumore dei nostri passi.
Il vialetto si allarga e ci conduce all'ingresso della Villa. La porta è aperta.
P. suona il citofono ma non ottiene risposta. Entra in casa. "C'è nessuno?". Silenzio.
Lo seguo.
"Dai P., non ci posso credere...".
Davanti a noi un ingresso, con un piccolo salottino, suppellettili varie, mi sembra vi sia anche una statua di tigre o qualche altro felino.
Una scala sulla sinistra e, in fondo, una finestra aperta che lascia intravedere un altro giardino.
Ci guardiamo attorno e usciamo.
"Mi fai una foto? Voglio una testimonianza...".
"E vai gattaccio, mettiti in posa!".



Scatto la foto con il cellulare. Mi giro e cerco di scattarne un'altra, che riprenda la fontana e il prato inglese. Non faccio in tempo.
"Scusate... desiderate?"
"Ah, si... buongiorno...". E mentre rispondo all'uomo che ci ha fatto la domanda mi avvicino verso di lui. Affettando indifferenza del tutto fuori luogo.
"....Si... buongiorno.... abbiamo visto il cancello aperto e pensavamo...".
"E voi quando trovate un cancello aperto pensate sia un invito ad entrare?".
E' alto, corporatura robusta, carnagione scura. Sgrana gli occhi ma sotto i baffi si intravede un sorriso indulgente.
E' un signore, non solo nel portamento. Avrebbe potuto urlarci dietro, cacciarci in malo modo, minacciarci di chiamare la polizia. Invece si ferma davanti a noi, in attesa di vedere cosa ci inventiamo.
"No guardi, non siamo della zona; siamo qua solo in vacanza e siamo entrati dal cancello perchè pensavamo avessero aperto al pubblico... e poi abbiamo fatto di tutto per farci vedere... non siamo stati proprio circospetti....".
E , tanto per rafforzare il concetto, P. aggiunge: "Abbiamo anche suonato il campanello e chiesto se c'era qualcuno! Ma questa è la villa....?".
"Si, è questa. Ma voi non potevate entrare".
"Ha ragione, abbiamo un po' esagerato... Vogliamo sperare che lei, guardandoci, capisca... non c'era alcun intento...".
Meno male, capisce.
Da quel momento la chiaccherata assume toni rilassati e piano piano ci avviamo all'uscita.
Ci presentiamo. Lui si chiama Umberto, è il maggiordomo della Famiglia.
Racconta che non è infrequente che il cancello sia aperto e che qualcuno si introduca in casa, con intenzioni peggiori delle nostre. Ci spiega che tenere aperto al pubblico, anche se la Villa è spesso deserta, avrebbe costi enormi.
Gli raccontiamo cosa facciamo noi e che quel giorno siamo in vacanza.
Prima di andarcene cerco di spaventarlo: "Magari un giorno torniamo a trovarla per prendere un caffè!".
Ride. Non lo abbiamo spaventato.
E' tempo di rientrare a Torino.
Anche questo Mondiale è andato.

01 agosto 2006

OPERAZIONE SAPONE MARSIGLIA, Turin-Marseille 1999

Sette giorni, due amici, una Vespa, 1000 km

[Questo diario di viaggio è stato scritto nell'agosto del 1999]

Antecedente: serata di meta' luglio ai Murazzi del Po, tra locali
fumosi da dove esce house a volume urtante e black russian. Io e
Donato siamo in fase di confidenze e scazzi. Lui, ad un certo punto,
mi propone di andare 5 o 6 giorni nello Champagne con la sua Vespa.
In pochi nanosecondi riceve la mia risposta positiva. Torno a casa
con un tarlo nella testa: dove cacchio si trova lo Champagne? Qualche
giorno dopo mi armo di atlante e cerco la pianta della Francia.
Scorgo lo Champagne a nord-est, tanto per capirci, piu' o meno alla
stessa altezza di Parigi. La mia preoccupazione e' che 6 giorni siano
pochi e che rischieremmo di passarli quasi tutti con le chiappe
attaccate alla sella. Raggiungo Donato nello studio dove lavora e gli
faccio una controproposta: Marsiglia e Provenza. Dopo un'estenuante
negoziazione (6 secondi), decidiamo che OSM entra nella fase
preliminare.

Venerdi' 30 luglio, h. 21.30:
dopo pantagruelica cenetta offerta
gentilmente dalla mia mamma, carichi come muli, iniziamo il
trasferimento verso Gravere, dove intendiamo trascorrere la notte. In
Corso Allamano, a Grugliasco, periferia ovest, primo stop. Ahia....
fumo... Possibile che l'OSM sia destinata a finire tanto
meschinamente? Qualche minuto e riprendiamo il viaggio, del fumo non
c'e' piu' traccia (scopriremo poi il giorno dopo che i nostri piccoli
zaini appoggiati sulle pance della Vespa impedivano al motore di
raffreddarsi. Da quel momento abbiamo viaggiato con gli zaini
addosso). Pausa a Susa, dove in un'enoteca aperta recentemente
accompagniamo un caffe' con torcetti a gratis. Gli avventori guardano
curiosi il cartello appeso sul retro della Vespa (Operazione Sapone
Marsiglia. Turin-Marseille '99). Dissimuliamo vanita'. Arriviamo a
Gravere e andiamo a nanna con propositi bellicosi di sveglia
antelucana. Peccato che non solo non abbiamo una sveglia, ma ne' io
ne' Donato abbiamo l'orologio... [tutte le ore che segno da qui in
poi sono solo il frutto di geniali intuizioni o di informazioni
ricevute da terzi. Il telefonino d Donato, in realta', ha l'orologio
e la sveglia: tremendamente borghese usarlo...]

Sabato 31 luglio, h. 9.30: naufragato miseramente il proposito di una
partenza all'alba, puntiamo verso la France. Sulla salita del
Monginevro, secondo momento di panico controllato: possibile che siamo
gia' in riserva? A Claviere e Mont Genevre non ci sono stazioni di
servizio. Riusciremo ad arrivare almeno a Briancon senza lasciare
andare la Vespa in folle? Ci riusciamo. Ma alla stazione di servizio
riusciamo anche a dimenticare la nostra borraccia (peraltro ancora
vuota). Stoicamente ci avviamo verso la disidratazione. Pausa per la
spesa ad Embrun, dove al supermercato suscito l'invidia delle massaie
districandomi abilmente tra i prezzi piu' bassi. A Gap Donato vuol
farmi scendere. Sul lato opposto al nostro c'e' un'autostoppista
bionda che vuole andare ad Embrun. Quasi quasi mi muovo a
compassione... Arriviamo a Sisteron, dove per la modica cifra di
35mila lire acqustiamo una borraccia da poco piu' di mezzo litro (gran
fiuto per il businness...). Occupiamo una panchina e, con il mio
taglierino, confezioniamo panini che sfidano le piu' consolidate
leggi della chimica. Ruttino liberatorio e, dopo quasi un'ora e
mezza, siamo di nuovo in marcia. La pioggia ci accompagna per piu' di
un'ora, cosi' decidiamo di fermarci lungo la strada per un caffe'.
Entrati nel bar subentra l'idea di fare i veri centauri: birra!! A
proposito: lungo la strada siamo stati riconosciuti come tali dai
centauri veri, attraverso il tipico saluto con l'indice e il medio
della mano sinistra aperti a "v" coricata: commozione... Alle 19
facciamo il nostro ingresso al Camping Chantecler di Aix en Provence
(30 km da Marseille). Pensiamo di fermarci un giorno e poi ripartire
per Avignon e Marseille. Entriamo alla reception e un biondo sorriso
accompagnato da un buonasera in italiano da Accademia della Crusca
ci inducono a ritenere piu' utile un prolungamento del nostro
soggiorno presso quella amena struttura ricettiva... (effettivamente,
rimarremo in quel campeggio per 5 notti). Montiamo la tenda in luogo
precario e in cima alla salita perche' le piazzole sono tutte
occupate e, dopo una doccia violenta come le cascate del Niagara, ma
calda come il getto di un gaiser islandese, raggiungiamo il centro di
Aix, dove pasteggiamo con il tipico piatto provenzale: kebab e
patatine fritte. Verso mezzanotte, distrutti, ritorniamo al camping.
Dinanzi alla sbarra dell'ingresso veniamo fermati da un olandese che
ci informa dell'impossibilita' di entrare con la Vespa dopo le 23,
salvo che la si spinga, per non disturbare chi gia' dorme. Ci
accingiamo ad affrontare le salite che conducono alla nostra tenda,
ma non prima d'aver fatto amicizia con l'olandese: Ed, 34 anni,
lavora dalle 19 alle 3 alla reception, laureato in Economia e
Commercio, poliglotta, parla un divertentissimo italiano
("daveeroo?"), avendo vissuto per qualche anno a Bergamo. Diamo un
gancio a Ed per la mattina. La tenda ci accoglie con il suo tepore
equatoriale (ma fuori l'aria e' fresca assai). Fatichiamo a
scambiarci la buona notte, e' tempo di catalessi...

Domenica 1 agosto, h. 10.00: colazione abbondantissima al bar del
campeggio (massi'! crepi la miseria!), dove un giovane cameriere belga
ci fa imboscare due forchette, utili per chi, come noi, ha dietro solo
due bicchieri, un taglierino e una torcia (i duri del camping...). La
mattinata scorre al bordo della piscina, ma anche al suo interno.
Crediamo d'aver trovato una risposta esauriente al senso
dell'esistere. Nel pomeriggio ci trasciniamo a Aix con la macchina di
Ed (Renault Fuego targata BG), per vedere la citta' nella sua luce
naturale. Piu' che la citta' vediamo i luoghi degni di tappe
enogastronomiche. Ma ci fermiamo alla Pizzeria Capri per un trancio
di margherita (dignitoso) e ci carichiamo di birra manco fossimo
crucchi pure noi. Prima delle 19 rientriamo allo Chantecler per una
ripulita generale. Poi ci rituffiamo nella bolgia turistica di Aix,
in pratica dei pendolari. E poi, da tradizionalisti della mensa, il
kebab ci aspetta... Buono il gelato, anche se caro quanto un primo.
Poco prima dell'una le birre di Ed ricoprono il tavolo esterno alla
reception del campeggio. Ma non possiamo fare ore troppo piccine,
perche' al mattino ci attende Cassis. Ci addormentiamo nella nostra
confortevole sauna...

Lunedi' 2 agosto, h. 10.00:
spostiamo la tenda in una piazzola
ufficiale, appena liberatasi. Poi giubbotti di jeans, teli mare,
costumi e borraccia. Pronti e via! Destinazione Cassis (a est di
Marseille). Lungo la strada incrociamo un paesaggio contemporaneamente
verde e arido, con roccia porosa. Arriviamo alla spiaggia libera e
troviamo qualche centimetro quadro per stendere i nostri teli. Ma una
volta entrati in acqua decidiamo di non uscirne e ci disponiamo a
bradipo sul sassoso bagnasciuga: due onesti papponi in vacanza... La
fame incalza e a meta' pomeriggio ci dirigiamo verso il centro citta'
(chiediamo indicazioni e veniamo corretti nel nostro proto-francese da
un simpatico vecchietto stronzone). Acquisto generoso di frutta, che
consumiamo sbrodolandoci come bimbi alle prese con i primi alimenti
post biberon. Giro per il porto e nuovamente in Vespa! Destinazione
Marseille. Finalmente l'OSM sta per raggiungere il suo obiettivo...
Quando la strada inizia a scendere e vediamo la citta' dall'alto siamo
realmente emozionati. Al cartello Marseille alziamo trionfanti le
braccia al cielo (io tutte e due, Donato una sola... e la stabilita'
della Vespa gradisce). Giriamo un po' per la zona del Vecchio Porto,
in parte chiusa al traffico causa riprese cinematografiche. Vogliamo
farci una foto, in cui si veda il Porto sovrastato dalla Cattedrale
che campeggia nella parte alta della citta'. Intravediamo la
fotografa: sta prendendo il sole in costume intero, seduta sulla
panchina di una deserta fermata degli autobus. Il suo corpo e'
costellato di lividi. Forse qualcuno non e' contento di lei... Alla
nostra richiesta sorride e impugna la macchina fotografica. Sentiamo
il clic dello scatto. Ma non solo: a seguire anche il ronzio che sta
a indicare il riavvolgimento del nastro. Fine prematura del rullino.
Non scorgiamo, nell'episodio, alcun criptico segnale d'avvertimento.
Cerchiamo un posto economico dove mangiare e optiamo per un
ristorante cinese, dove fanno bella mostra di se' alcune anatre in
attesa d'essere laccate (decidiamo che assaggeremo la tradizionale
zuppa di pesce alla marsigliese nella prossima tappa in citta',
prevista da li a qualche giorno). Nel ristorante diamo spettacolo e
riusciamo a farci regalare due pezzi di torta alla fragola e panna
(abominevolmente dolce) da una coppia che festeggia il suo
anniversario di matrimonio con 2 amici. Mangio piu' lentamente del
solito (e gia' sono lento...), perche', pur perseverando per tutta la
cena, con le bacchette sono una frana, mentre Donato si destreggia
come un cantonese. Paghiamo il conto, al pelo, e rimontiamo sulla
Vespa, per rientrare nella tranquilla Aix. Da li' a pochissimo daremo
un'accezione diversa al termine "tranquillita'" e proveremo il
secondo momento di commozione... ma questa volta tendente al
cerebrale... Arrivati a Aix parcheggiamo il nostro fedele mezzo di
trasporto nella piazza centrale e decidiamo di spostarci in una zona
non battuta dai turisti. Vicinissima al corso principale, ma spoglia
di quella miriade di locali che popolano il resto del centro citta'.
Camminiamo nel bel mezzo di una via abbastanza stretta. Donato mi
dice che, secondo lui, ci sono due tizi che ci stanno seguendo e che
si sono divisi, disponendosi l'uno sul marciapiede sinistro (quello
vicino a Donato) e l'altro sul destro (quello a me vicino). Non
faccio in tempo a comunicargli la mia incredulita' che vedo il tizio
sulla sinistra saltare addosso a Donato e sferrargli un calcio alla
schiena. Sento anch'io un colpo violento alla schiena e cerco di
scappare urlando aiuto. Mentre cerco di indietreggiare sotto i pugni
di questo simpatico figlio di puttana (a fatica, peraltro, perche'
noi eravamo in sandali mentre i nostri aggressori avevano gli
anfibi), cado a terra e perdo gli occhiali. A differenza di Donato,
che perdendo per qualche attimo conoscenza, espone il suo volto
ai pugni dell'aggressore, io riesco non so come a rimanere lucido. Mi
rannicchio a terra coprendo il volto e le palle. Cio non impedisce al
mio bastardone di prendermi a calci sulla testa, le costole e la
schiena. Ad un certo punto, sento che arriva anche l'altro e inizia a
darmi calci pure lui (ale'!!). Per nostra fortuna (che culo...), non
hanno coltelli e il tutto dura, credo, un minuto o due. Poi i nostri
se ne vanno, camminando tranquillamente, senza fretta, mentre io e
Donato cerchiamo di rialzarci. Da una casa vicina scende una ragazza
con dell'acqua, mentre il suo fidanzato chiama la polizia, che arriva
in pochissimo tempo, ma non sufficiente per inseguire i bastardi.
Racconto che non volevano i nostri soldi e che forse ci hanno
picchiato perche' hanno sentito che eravamo italiani (ancora adesso
non riusciamo a darci un altra spiegazione plausibile; e, anzi,
abbiamo ricevuto conferme sulla dilagante xenofobia della zona,
peraltro roccaforte del Fronte National di Le Pen). Ripeto che
secondo me erano solo "two fascists", anzi, "two bastard fascists".
Arriva l'ambulanza e fanno stendere Donato, che ha il volto
decisamente tumefatto. Io mi seggo e credo di star bene, anche se
sento la parte destra della mia testa gonfia come un melone: ma, in
realta', durante il tragitto, vomito tutta la mia cenetta cinese
(sigh). Arriviamo all'ospedale, dove veniamo visitati dal neurologo e
dove ci fanno un numero impressionante di lastre (io la bellezza di 6
alla testa, fatte in due tornate, perche' la prima volta non riescono
a capire se vi siano fratture). La mia infermiera e' una dolcissima
signora che parla un po' l'italiano perche' ha degli amici torinesi
con casa a Pragelato. Dimentichero' difficilmente il suo sorriso...
Donato viene dimesso e torna in taxi al campeggio, dove lo attende la
roulotte di Ed (meno male, perche' diluvia). Io, invece, vengo
trattenuto in osservazione. Vado in bagno, davanti allo specchio:
nessun segno sulla faccia. Capisco i poliziotti bulgari che
picchiavano con i sacchetti di sabbia per non lasciare tracce
(Amnesty insegna). Osservo la mia testa. Mi sbaglio a credere che sia
gonfia come un melone: ha invece la sagoma di un fungo. Mi accascio
su un comodo lettino, con tanto di coperta, che' ho un freddo cane, e
mi addormento...

Martedi' 3 agosto, h. 4.40:
vengo svegliato per il controllo della
pressione. Tutto regolare, mi riaddormento. Verso le 8.00 mi
controllano nuovamente, poi, dopo un po', entra un'infermiera con in
mano una flebo e mi chiede se ho gia fatto la "toilette". Da vero
macaco credo che voglia chiedermi se sono stato in bagno, perche'
magari e' un'operazione che deve precedere la flebo. Rispondo no
e che ora vado (il tutto a gesti, indicando la porta del cesso).
L'infermiera torna con asciugamano grande e pezzo di sapone,
ovviamente di Marsiglia (finalmente l'oggetto del nostro desiderio!).
Mi lavo, con un pizzico di vergogna per la mia ignoranza... Mi
servono la colazione. Alle 9.20 vengo dimesso dall'ospedale e, a
piedi, mi dirigo verso il centro citta'. Vado alla Banque de France
(che, peraltro, si trova vicino al luogo in cui abbiamo incrociati i
due simpaticoni) per cambiare 120 franchi fuori corso. Poi raggiungo
la piazza centrale, per prendere l'autobus che va nella zona del
campeggio. Alla reception saluto il biondo angelo, che chiede lumi
sul mio stato di salute. La rassicuro ma non posso trattenermi a
lungo con lei. Mi dice che Ed mi cerca. Lo trovo poco piu' in la' con
un tizio italiano sulla quarantina, che mi sembra d'aver gia' visto
da qualche parte... Ed mi saluta e vuole sapere come sto. Chiedo di
Donato e mi risponde che e' nella sua roulotte. Intanto l'italico e'
davanti alla Fuego di Ed e gli dice che gli piacerebbe avere una
macchina cosi'. Chiede come ci hanno aggredito. Mi sembra che sfotta
e mi sento fuori luogo. Vado verso la nostra tenda e incontro mio
"Ammico di Vvespa". Anche lui e' un po' dolorante. Gli dico che ho
incrociato un italico davvero rompiminchia. Vado al bar per fare
colazione e incontro l'italico con i suoi figli. Qualche parola e
cambio giudizio su di lui. E' di Torino, ha una farmacia in P.za
Vittorio, sul lato destro guardando la Gran Madre (ecco dove l'ho
visto!!). Chiaramente di famiglia ricca assai, puo' permettersi il
lusso non solo di vacanze alternative con i figli ma anche di
dissuadere i suoi clienti dall'uso di farmaci se non strettamente
necessario. Sta andando a Tarifa con i figli per fare windsurf.
Arrivano Ed e Donato. Ridiamo tutti insieme. Il farmacista si
allontana per qualche momento e la figlia, ventenne credo, dice che
il padre non lo deve sapere ma lei, arrivata a Tarifa,
dopo qualche giorno proseguira' per Algeciras e poi il Marocco. Mi
chiede indicazioni, avendo prima appreso che ci sono stato qualche
anno fa'. Ritorna il padre, che ci dice di non prendere alcuno dei
farmaci che ci sono stati prescritti in ospedale. Per la gioia
della cassa comune lo seguiamo alla lettera e salutiamo tutta la
famiglia, con minaccia di beccarlo in farmacia... Pranziamo con Ed a
Aix (ottimo il pure', per le nostre boccucce doloranti). Ritorniamo a
prendere la Vespa e andiamo a sporgere denuncia in questura. Ci
addormentiamo sulle poltrone. Dopo 20 minuti ci chiamano (melius, ci
svegliano). Davanti al simpaticissmo signor Bentz iniziamo il nostro
racconto, in inglese con inserti di francese. Si ride parecchio.
Firmiamo i verbali e andiamo da un collega di Bentz per il
riconoscimento fotografico. L'unico che li ha visti in faccia e'
Donato, ma sulla base delle sue indicazioni cerco di individuare
qualcuno che possa rientrare nel tipo. Ci passiamo di mano centinaia
di foto e altrettante scorrono sullo schermo del pc (potenza di
Schengen!). Esito negativo. Ora, pero', conosciamo tutti i tizi alti
1.60-70 e biondi e quelli alti 1.80 e bruni segnalati dalla polizia
in tutta la regione attorno a Marsiglia! Ringraziamo e andiamo nel
centro di Aix, dove ci aggiriamo con gli scarponi e i caschi in mano.
Guardiamo con l'aria sospetta tutte le coppie di uomini che
incrociamo. In un bar siamo convinti di intravedere alcuni dei tizi
delle foto segnaletiche... Andiamo al supermercato, dove acquistiamo
cous-cous gia' pronto in scatola. Torniamo al campeggio e verso le 22
ceniamo con Ed. Arrivano un ragazzo e una ragazza in Vespa,
diciottenni, di Alessandria. Facciamo le tre del mattino bevendo
birra come spugnette. Poi la roulotte di Ed si accinge a ad
ospitarci, non prima d'esserci sparati mezz'ora di KC & The Sunshine
Band ("I'm boogie man..."). Torniamo bimbi e andiamo a nanna
felici...

Mercoledi' 5 agosto, h. 10.00: colazione davanti alla roulotte, che
si trova parcheggiata in uno spazio verde solitario. Latte al cacao
(tipico d'ogni puntata all'estero) e fette di brioscione quadrato che
assorbe meta' tazza ad ogni immersione. Mentre scendiamo verso le
docce, conosciamo quattro ragazze tedesche: Martina, (d'origine
italiana, padovana), Caro'la, Paola, e Christine. Loro vanno ad Aix.
Ci diamo appuntamento per la cena davanti alla loro tenda. Commenti
su quella che ci sembra la loro giovanissima eta' , dopo aver
tacciato Ed, per giorni, d'essere un pedofilo... Saliamo alla
roulotte, Ed ci raggiunge e iniziamo a ciacolare. Donato s'appisola e
al suo risveglio riscendiamo verso la tenda. Prendiamo la Vespa e
torniamo a Marseille. Mangiamo delle quiche al formaggio (era ora,
qualcosa di locale!), in mezzo allo smog. Raggiungiamo il posto piu'
caratteristico della citta', la chiesa di Notre Dame de la Garde,
punto panoramico per eccellenza. Marseille e' finalmente ai nostri
piedi. Siamo al settimo cielo e c'e' pure un po' di tempo per seguire
qualche sogno lontano... Andiamo nel centro citta', molto moderno,
con poche vestigia architettoniche degne di nota, ma l'insieme e'
piacevole. La Galleria Lafayette ci presta i suoi bagni, dopo un
lungo peregrinare alla loro ricerca. Ci rimettiamo in Vespa e diciamo
arrivederci a Marseille (lacrimucce). Ormai l'OSM sta prendendo la
strada del ritorno.... A Aix acquistiamo paella pronta in scatola (la
Maggi ringrazia e lo stomaco bestemmia), nutella, budini al
cioccolato e panna da poco meno di 2 franchi l'uno. Arriviamo al
camping e andiamo a farci belli come pavoni alla prima uscita, non
prima d'aver scaricato le vivande alla tenda delle ragazze. Dopo la
toeletta, le raggiungiamo e iniziamo a preparare la paella. Si fa
buio e la musica jazz che esce dal registratore e le candele dentro
le bottiglie creano un'atmosfera davvero suggestiva. Apprendiamo,
senza particolare sorpresa, che vanno a scuola e sono diciasettenni.
Ma e' ugualmente imbarazzante, ci sentiamo un po' come i loro
fratelli maggiori... e un po' entriamo nella parte. Ci invitano ad
andare in discoteca con loro. Adoriamo ballare, ma l'ultima volta che
siamo stati in una vera discoteca... Accettiamo e, mentre loro
raggiungono Aix in autostop, noi solchiamo per l'ennesima volta la
strada con la Vespa. La discoteca si trova vicino al luogo
dell'incontro con i due stronzoni. Costa un capitale per i maschietti
ed e' gratis per le femminucce. Affettiamo indifferenza. Dentro ci
sono si e no 10 persone, ed e' gia' mezzanotte. Il dj mette della
musica lounge (o easy listening, if you prefer). Iniziamo a ballare,
seguiti a ruota dalle ragazze. Progressivamente la discoteca si
riempe e il dj passa verso l'house, ma godibile. Mi cerco un angolo
dove ballare da solo e inizio a dimenarmi. Sono le 2.30., pensiamo
che ancora mezz'ora e Ed stacca per andare a nanna. Bisogna
salutarlo prima della nostra partenza. Martina e' avvicinata da due
ragazzi, e' il momento giusto per fuggire, tanto le ragazze sono piu'
svice di noi. Le salutiamo augurando loro tutto il bene possibile e
immaginabile. Dieci minuti e siamo alla reception del campeggio.
Saliamo al piano superiore, dove Ed, noncurante della vicina, tiene
la musica a volume degno del Budokan. Prende del vino e non fa in
tempo a stapparlo che suona il citofono. Sono le ragazze tedesche. Oh
madonna... Facciamo le 5 a sparare immani cazzate in italiano,
inglese, tedesco, francese, olandese. Salutiamo fratello Ed ("ci
vediamo a Torino, crucco bergamasco"). Poi la roulotte ci avvolge
materna...

Giovedi' 6 agosto, h. 9.20: KC & The Sunshine Band dividono
nuovamente con noi il momento della colazione, sempre brioscione e
latte cacaoizzato. Stavolta c'e' anche qualche rimasuglio di nutella,
che sono riuscito a farmi restituire dalle ragazze. Lasciamo la
chiave della roulotte sul pneumatico destro della Fuego, come da
espressa richiesta dell'olandese, e scendiamo a smontare la tenda.
Andiamo alla reception, dove salutiamo il biondo angelo, stampandoci
tra gli occhi il suo sorriso. Siamo di nuovo sulla Vespa. Per
velocizzare prendiamo l'autostrada per un tratto. Ne usciamo, per
fare il secondo rifornimento della giornata. Non si scorgono paesi
ne', tantomeno, stazioni di servizio a perdita d'occhio. Entriamo in
riserva e la Vespa ci avverte educatamente spegnendosi. Finalmente,
lungo la strada statale, vediamo le indicazioni per un paese. Dopo un
chilometro lo raggiungiamo. Al bar chiediamo se vi siano distributori
in zona e ci rispondono che il primo e' a una ventina di km. Troppi.
Proviamo a rimetterci in strada. Dopo 500 metri la Vespa si adagia
nuovamente e ci costringe a rispingerla verso il bar. Vedo arrivare
un ragazzino in moto, attorniato da amici in bicicletta. Lo fermo e
gli chiedo se ci puo' dare un po' di benzina. Siamo il loro evento
giornaliero. Dal bar ci portano un tubo di quelli che si usano per la
birra e Donato inizia a spillare la benzina. Due litri, pagati
generosamente in segno di sincero ringraziamento. E via, on the road
again!! Arriviamo a Briancon e accontento Donato, ma riesco a farmi
promettere che mai nessuno sapra' che sono stato in un Mc Donald's.
Raccimolo gli ultimi 23 franchi e riesco ad acquistare 3 gommosi
hamburger. Strano, non siamo tristi. Al Monginevro ci accoglie un
clima invernale, infiliamo maglia e giubbotto di jeans. Giu' verso
Torino, sperando che quel fottuto autotreno in galleria la smetta di
starci al culo... Donato resiste eroicamente allo spostamento d'aria.
Rivoli, siamo praticamente arrivati. Salutiamo il cartello Torino su
Corso Allamano. A casa di Donato lasciamo la sua roba e andiamo a
mangiar qualcosa: kebab, ovviamente! Quello di via Bidone e' chiuso,
allora puntiamo verso il centro e andiamo da Kirkuk (cosi' ci scappa
anche il caffe' turco). Donato si appresta a riportarmi a casa.
Mancano poche centinaia di metri, ma facciamo un giro di poco piu'
lungo. E sotto casa mia raggiungiamo il millesimo chilometro. L'OSM
e' finita!!!
Ci vuol poco per far due bimbi felici...

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